Convento francescano di S. Maria di Gesù, lato Est |
Vita del Beato frat'Innocenzo Milazzo
4° Capitolo
(Piazza, Catania e Palermo 2^ metà del 1500)
(dal Cap. 3°) Un'altra volta ordinò ad un Frate per difetto commesso, che mangiasse in terra pane, ed acqua, ma poi compassionandolo, e ripreso se stesso interiormente, fè assentar quello alla mensa, ed esso inginocchiatosi in terra fece la detta penitenza. Era sì continuo nell'orazione, e contemplazione, che vi spendeva le notti intiere, ed anco il giorno, quando non era dall'Ubbidienza, o dalla Carità occupato, ricevendo in essa grazie particolari dal Signore: ebbe il dono dell'estasi, conforme fu più volte osservato da Frati. Trovandosi infermo nel Convento di Santa Maria di Giesù di Piazza, andò una notte a visitarlo Fra Girolamo da Piazza, ed aperta la cella lo vidde inginocchione colle mani in Croce, e colla faccia alzata al Cielo davanti un Crocifisso alienato da sensi tutto risplendente, del che fu stupito, mirato che l'ebbe un poco, si partì. Quando dimorava nell'Oratorio della Montagna di Palermo, e vi andava quel Frate, che aveva cura di portarli il pane, e l'acqua per reficiarsi, era d'uopo bussasse più volte la porta, ed aspettasse buon pezzo, trovandosi nelle contemplazioni astratto da sensi. Essendo Confessore delle Monache di Santa Chiara in Catania fu veduto da alcune di esse nell'orazione in estasi. Ogni giorno oltre l'officio d'obligo diceva i sette Salmi Penitenziali, l'Officio della Beata Vergine, de' Morti, e molte altre divozioni quasi tutte inginocchione. In ogni tempo di giorno, o di notte, solo, ed accompagnato camminando per il Convento, o fuora, senpre recitava Salmi, o Inni, o latre divozioni. Celebrava la Messa con indicibile fervore di spirito, onde e Frati, e Secolari andavano apposta per udirla, sentendosi tutti accalorare nella divozione per vederlo come estatico, tremare, e spargere copiosissime lagrime. Celebrando una volta nella festa di S. Maria di Giesù nel nostro Convento di Palermo l'ultima Messa, mentre tutti i Frati erano alla mensa, quello, che lo serviva, era un giovanetto secolare, che poi fu nostro Frate, vidde che fatta la consegrazione divenne tutto risplendente nella faccia, ma l'Ostia consegrata, ed il Calice assai più risplenti senza paragone, avendo prima sparso gran copia di lagrime. Continuò detto splendore finche il Padre si comunicò, non sapendo il Giovanetto che cosa fosse; ma rientrato in Sagrestia, terminato il Sagrifizio, gli disse F. Innocenzo, figlio dello splendore che hai veduto non dire niente a nessuno; onde comprese essere stata cosa sopranaturale, e ne resto consolatissimo. Essendo in orazione nella Chiesa del Monistero delle Monache sudetto in Catania, ed esse Monache parimenti in orazione ne' loro Oratori, entrò una Rondine, e cominciò col suo strepitoso garrire a disturbarlo, ma comandandoli egli, che tacesse, subito ubbidì, e così stette finche fosse finita l'orazione. Passando un giorno per un luogo, ove erano alcuni ferocissimi cani, ed andando davanti a lui certi secolari, li cani latrando terribilmente gli uscirono incontro; in arrivando il P. Frat'Innocenzo s'acchetarono, e divenuti mansueti se gli accostarono con allegrezza careggiandolo. (continua nel Cap. 5°) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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