Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

sabato 31 ottobre 2015

Lo stemma del Crocifisso/1

Facciata chiesa del SS. Crocifisso al Monte, XVIII sec.
Stemma sul portale principale della chiesa SS. Crocifisso
Stemma con la scritta in risalto
Ormai quando guardo una strada, una chiesa, un monumento di Piazza, non mi accontento più di ammirare l'insieme, ma l'occhio allenato mi fa osservare anche i minimi particolari che, di solito, non si notano se non quando si opera un restauro ravvicinato. Questo è accaduto l'altro giorno, mentre mi trovavo davanti la chiesa del SS. Crocifisso nel quartiere Monte. Quando lo sguardo si è posato sullo stemma che sovrasta la cornice del portale principale, la prima cosa che mi ha incuriosito è stata la Croce avvolta da un serpente. Ho scattato alcune foto con la fotocamera che porto sempre dietro e, una volta a casa, le ho scaricate sul computer. Inizio la ricerca per comprendere cosa possa significare quell'abbinamento Croce-sepente. Mi faccio qualche idea, ma per essere più sicuro attendo qualche "illuminazione". Intanto nell'ingrandirle scopro che la Croce col serpente è circondata da una scritta, mai notata prima a occhio nudo. Mi fornisco di fotocamera più potente e ritorno al Monte. Dalle nuove foto salta subito agli occhi che intorno allo stemma c'è scolpita questa scritta:

QUI PERCUSSUS ASPEXERIT VIVET N. XXI ¹

Nel frattempo incontro il diacono Mario Zuccarello, al quale pongo qualche domanda in merito. Lui immediatamente mi segnala che già nel suo volume Chiesa Collegiata SS. Crocifisso Piazza Armerina, Ed. Terre Sommerse, Roma, 2011, pp. 32-34, aveva spiegato cosa significasse quella Croce avvolta dal serpente, ma della scritta non ne sapeva l'esistenza. 
Ebbene, la scritta scolpita, che io ho messo in risalto utilizzando il programma di grafica digitale Paint (foto in basso), confermava l'intreressantissima spiegazione di Zuccarello che vi proporrò nel prossimo post, tra qualche giorno. (continua)

¹ Dell'esistenza del puntino scolpito tra la "N" e il numero romano "XXI" non sono sicuro, si dovrebbe salire lassù in alto per constatare da vicino.

Masuzzo Gaetano/cronarmerina

mercoledì 28 ottobre 2015

Nuova Corale Polifonica

Don Enzo Cipriano (1941-2012)*

Nuova Corale Polifonica intitolata a Don Enzo Cipriano

E' stata recentemente costituita in Piazza Armerina, la Corale padre Enzo Cipriano. L'intitolazione vuole essere un omaggio per manifestare l'affetto dei soci fondatori verso l'amico Sacerdote e per raccoglierne l'eredità spirituale ed artistica. La finalità della corale, è quella di crescere professionalmente migliorando l'abilità nel campo della polifonia, musica particolarmente coinvolgente per l'armonico ma indipendente sviluppo delle varie voci (e perciò anche segnatamente indicata per favorire l'aggregazione, la comunicazione e il lavoro di gruppo) oltreché straordinariamente capace di elevare l'animo con le conseguenti implicazioni liturgiche e religiose. I componenti del coro, di cui è presidente la signora Marinella Neri, sono diretti dallo stimato Maestro di musica Giuseppe Sanalitro e accompagnati dal giovane, ma non meno apprezzato, Maestro Gianluca Furnari. Il coro è attualmente formato da oltre 20 componenti, ma ne potranno far parte tutti coloro che, amanti del bel canto, siano dotati di attitudini canore. La nuova Corale farà la sua prima esibizione presso la chiesa parrocchiale di San Pietro in Piazza Armerina in occasione del tradizionale concerto di Natale. Don Enzo rivive nel nome della Corale grazie anche alla generosa disponibilità del Parroco don Ettore Bartolotta, che ha permesso l'utilizzo dei locali della chiesa Maria Santissima delle Grazie in Piazza Armerina.

* Padre Vincenzo Cipriano, sacerdote nel 1965, è stato parroco della parrocchia "San Pietro" di Piazza Armerina dal 1980.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina   

domenica 25 ottobre 2015

Edicola n. 33

Questa è l'Edicola Votiva n. 33 di Piazza Teatini altrimenti chiamata Piazza Martiri d'Ungheria*, già Piazza del Mercato Settimanale. Secondo l'immagine cartacea che si intravede appena, dietro i due sportelli con vetri e rete metallica chiusi da un lucchetto, e le tendine, una volta bianche, sembra dedicata alla Madonna con Bambino. Si trova nel muro Sud della chiesa di San Lorenzo Martire¹ meglio conosciuta come chiesa dei Teatini. Quest'Ordine religioso fa la prima apparizione a Piazza, allora chiamata Platea o Platia, nel 1609 con l'istituzione di una "Casa di Teatini", la quarta in Sicilia, dopo le due di Palermo e quella di Messina. L'arrivo di questi Padri fu fortissimamente voluto dai Giurati della Città per l'impellente bisogno di istruzione della numerosa gioventù (la Città allora contava non meno di 16.000 abitanti) e per dare un freno al rilassamento nei costumi anche fra i religiosi che mostravano, addirittura, simpatia per la dottrina di Lutero che andava diffondendosi in Sicilia. Ai Padri Teatini², che si stabilirono in un antico edificio, venne data la possibilità di svolgere le funzioni religiose nella chiesa di S. Maria del VI secolo presente in questo borgo chiamato "del Patrisanto". Saranno loro a riportare in questa chiesa dopo qualche anno la grande immagine di stile bizantino della Madonna del Gorgo Nero³ del XII secolo.

* In ricordo delle migliaia di ungheresi morti durante la Rivoluzione antisovietica del 1956.
¹ Alla chiesa fu dato questo nome in omaggio all'aidonese Lorenzo I Gioeni marchese di Castiglione che sposando una Branciforte ne assunse il patronato.
² All'arrivo in Città (4 anni prima i Gesuiti avevano eretto una "Casa Professa" ma non un Collegio dove poter studiare) il loro buon esempio convince tanti giovani di antiche e nobili famiglie piazzesi a ricevere l'abito religioso nella Casa Teatina di Palermo. Qualche anno più tardi fatti straordinari e autentici prodigi inducono il Consiglio Cittadino a proclamare nel 1626 II Compatrono della Città il teatino Sant'Andrea Avellino e nel 1642 III Compatrono il teatino San Gaetano di Thiene. 
³ Questa immagine era custodita in una delle due chiese che c'erano in questo borgo abitata da gente greca. La Madonna fu intitolata "del Gorgo Nero" perché poco vicino la chiesetta c'erano alcune sorgenti di acqua termale e sulfurea (quindi nera e puzzolente) che il popolo chiamava per questo "Gorgo Nero". L'acqua di queste sorgenti confluiva nelle vasche della zona sottostante ove veniva utilizzata per bagni termali e terapeutici, soprattutto nella cura della pelle. Per questo motivo la zona venne chiamata di "Altacura" poi trasformatosi anche in "Taccura".  Di questo pozzo e di altri presenti nel nostro territorio ne parla anche il geologo francese Dèodat de Dolomieu di passaggio nella nostra città nel 1781: "A Piazza... su una piccola piazza all'interno della città c'era una cavità da cui usciva un vapore bituminoso e sulfureo... alla ricostruzione... vi si ricostruì sopra un basamento in muratura che porta una croce...".

Gaetano Masuzzo/cronarmerina  
       

mercoledì 21 ottobre 2015

L'EPIGRAFE del Vespro piazzese scomparsa

Nello stesso volumetto, ristampa dell'edizione "Sicilia-Vespro" redatta in occasione del VI centenario celebrato nel 1882, a pag. 35 viene riportata una Epigrafe che ricorda i tragici momenti di cui Vi ho parlato nei post precedenti (1283 - I 101 militi di Placea; Il VESPRO di Roccella; Fra Bartolomeo da Piazza). L'epigrafe commemorativa fu voluta e realizzata dal nostro Comune nel 1882¹, in ricordo del coraggioso frate francescano Bartolomeo da Piazza che andò in Calabria da re Carlo d'Angiò nel giugno del 1282, e dei cavalieri e degli abitanti della nostra Città che resistettero all'assedio dei Francesi-Angioini nel 1299. Ma dell'epigrafe non si conosce né il luogo dove fu posta, né la fine che ha fatto successivamente. Inoltre, non si riesce a decifrare esattamente, tranne forse la seconda parte che sembra indicare "Bruno", la firma del concittadino piazzese che, orgogliosamente, ne inviò copia al curatore della raccolta Giuseppe Pitrè, scrittore e letterato palermitano (1841-1916).

¹ Quell'anno a Piazza ci furono due Sindaci. Finiva il mandato (1879-1882) il sindaco Benedetto La Vaccara con la sua Giunta composta da Vincenzo Di Carlo, dr. Enrico De Pietra, Oreste Azzolina, Giovanni Rizzo e Giuseppe Giunta. Iniziava il mandato (1882-1889) il sindaco Antonio Crescimanno. Salta subito agli occhi come a tanti amministratori dell'epoca furono intitolate le nostre strade odierne. Ciò dimostra che prima dell'Unità d'Italia le vie non avevano dei nomi ben precisi (odonimi); solo nel 1871 con la legge relativa al censimento della popolazione italiana si dispose di procedere alla nominazione delle vie e delle piazze e alla numerazione dei fabbricati.            

Gaetano Masuzzo/cronarmerina  

sabato 17 ottobre 2015

1282 - Fra Bartolomeo da Piazza

Frate francescano del pittore olandese Rembrandt
  
Storia di un Piazzese di 7 secoli fa

Michele Amari, storico e politico palermitano (1806-1889), nel suo I volume de La guerra del Vespro Siciliano o Un periodo delle istorie siciliane del secolo XIII, II Edizione, Baudry Libreria Europea, Parigi, 1843, frutto di ricerca tra gli archivi e biblioteche di mezza Europa, ci fa sapere a pag. 154¹ che, mentre re Carlo d'Angiò giunto a Catona (Reggio Calabria) nel giugno del 1282, era in procinto di sferrare duri attacchi alla città di Messina, difesa dai suoi eroici cittadini sotto la guida del capitano Alaimo di Lentini, il frate minore Bartolomeo da Piazza fu d'esempio e di conforto agli eroici cittadini di Messina. Il frate francescano piazzese, avendo appreso che i Messinesi strugeansi di saperne a punto le forze e i disegni... a' preghi del consiglio della città... prese a esplorarli. Insomma, il frate uom litterato, di specchiati costumi, e di gran nome, prese a esplorarli; non vile spiatore d'eserciti, ma cittadino, ch' all'uopo della patria affronti la mannaia, com'altri la spada. Quindi si prende di coraggio e nè furtivo, nè dimesso va dunque in Calabria dove incontra re Carlo che appena lo vede lo apostrofa: "A che da' miei traditori ne vieni?" brusco domandavalo il re. Ed ei più fermo: "Non io traditor, disse, nè terra di tradimento lasciai. Mosso da religione e coscienza vengo ad ammonir qui i frati minori, che non seguano queste tue ingiustissime armi. La Provvidenza ti commise un'innocente popolo, e tu lo lasciavi a dilaniare a lupi e mastini: tu indurasti il cuore alle querele, a' pianti: e allor ci volgemmo al Cielo; e il Cielo ne ascoltò, e ci fe' vendicare santissimi dritti. Ma se speri oggi vincendo chiamar ciò fellonia, sappi, o re, che indarno tant'armi a' danni de' Messinesi aduni. Torri hanno e mura, e forti petti rinfocati dal divin raggio di libertà; onde maggiori che uomini, ti aspettan pronti a morire. A Faraone tu pensa!" Per terrore di lassù, o istinto d'accarezzar Messina, il re si ritenne dall'offendere il frate. Die' sfogo all'ira con ordinare una prima fazione: e Bartolomeo tornandosi a' suoi, narrava la potenza dell'oste, e le truci voglie di Carlo." Il rimprovero e l'ammonizione del nostro frate a nulla valse, perché il Re iniziò comunque l'assalto alla città dello stretto. Ma il suo eroico esempio spinse ancor più i Messinesi alla resistenza. Pochi mesi dopo, nel mese di agosto, il re spagnolo Pietro d'Aragona sbarcò a Trapani per venire in "aiuto" del popolo siciliano in rivolta contro i Franco-Angioini. Iniziava così un'altra dominazione, quella Spagnola-Aragonese che si concluderà due secoli dopo, nel 1516, con l'inizio di quella Spagnola-Asburgica che, sempre per la felicità dei Siciliani, sarebbe durata anch'essa due secoli, sino al 1713. Etc. etc.    
¹Anche il Villari ce ne parla riportandolo a p. 136 nel suo Storia della Città di P. Armerina, 1981, con un paio di errori di stampa.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 


martedì 13 ottobre 2015

Il VESPRO di Roccella

La copertina della ristampa con lo stemma di Piazza, in basso il II da sx 
Dopo aver elencato il 101 militi/nobili di Placea mobilitati da re Pietro d'Aragona nel gennaio del 1283, per combattere contro i Francesi-Angioini, durante la sollevazione popolare conosciuta come Vespro Siciliano, mi sembra opportuno riportare una poesia in gallo-italico, composta da un nostro concittadino in ricordo di quei tragici e difficili anni. La poesia è tratta da una Ristampa anastatica dell'edizione "Sicilia-Vespro" del 1882 per commemorarne il VI centenario (1282-1882). Il volumetto¹, infatti, racchiude una vera e propria antologia di scritti degli uomini di cultura di quel tempo che, pur essendo di discipline differenti e di convizioni politiche diverse, vollero rendere più solenne la celebrazione. Fra questi ci fu anche il nostro notaio Remigio Roccella (1829-1916) che prese spunto dall'assedio che gli Angioini effettuarono alla nostra città non nel 1282, bensì 17 anni dopo, nel 1299. L'assedio del duca Roberto I d'Angiò, che già aveva causato la breccia (u pr'tusg') nelle mura a protezione del borgo della Castellina, fu tolto grazie alla resistenza dei Piazzesi che reagirono aiutati da circa 60 Cavalieri Templari e Ospedalieri di guarnigione in città guidati dal trapanese Palmerio Abate e  dal catalano Guglielmo Calcerando. La battaglia decisiva avvenne sul piano del Patrisanto (piano Teatini) allora fuori le mura, infliggendo al Duca una dura e sanguinosa sconfitta che lo costrinse a ritirarsi verso Paternò. L'eroica resistenza di Piazza fu l'unica vittoria registrata dai Siciliani in quell'amara stagione del 1299. Tre anni dopo fu firmato il trattato di pace di Caltabellotta che riconobbe a Federico I d'Aragona (1272-1337) il regno di Sicilia², re che sette anni dopo, nel 1309, avrebbe approvato le Consuetudini di Piazza, il nostro codice civile. Eccovi la poesia del nostro concittadino che troviamo a pag. 30 del volumetto:
PER L'EROICO ASSEDIO
SOSTENUTO DAI PIAZZESI
PER LA GUERRA DEL VESPRO
Ottava in dialetto piazzese

Ombra di t'rr'nanni ! m' paress,
Ch ' v' ve' sövra i muri e u turriöng,
Armadi cui d' rönca, e cui d' fess,
Cui d' spe' cui d' spata e d' p'ccöngh;
E m' par davveru ch' s'ntess
I vostri vösg' ch' ing'nu u vaddöngh:
Non ggh'è patt ch' tengh ! Aum, Ciaccesi,
Meggh' murì, ch' dèv'n ai Francesi !!

Remigio Roccella

Traduzione 
Ombra dei proavi ! mi sembra,
Vedervi sulle mura e sul torrione
Armati chi di roncone, chi di accetta,
Chi di spiedo, chi di spada e di piccone;
E mi sembra che veramente udissi 
Le vostre voci che rimbombano nella vallata:
Rigettiamo ogni patto ! Coraggio, Piazzesi,
Meglio morir, che arrenderci ai Francesi !!
_______________________________________________ 
¹Segnalatomi dall'assiduo lettore e visitatore del blog, Vtr.
²E' lo stesso regnante che nel 1296 era venuto a Placia per convocare, in un caseggiato al nunero civico 25 dell'odierna via Crocifisso, il Parlamento con i baroni e i nobili delle città demaniali e decidere la guerra contro i d'Angiò. Nell'occasione la nostra città offrì al re un donativo di 12.000 fiorini per ricevere privilegi ed esenzioni e, qualche anno più tardi, le nostre Consuetudini.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina               

sabato 10 ottobre 2015

1283 - I 101 militi di Placea/3

Cavalieri angioini XIII sec.
Ultimi 41 nominativi dei 101 militi o nobili residenti a Piazza nel gennaio del 1283, quando il re spagnolo Pietro d'Aragona chiamava alle armi i militi nobili siciliani per dar battaglia ai Francesi-Angioini, subito dopo la ribellione agli abusi e al fiscalismo scellerato dei Francesi dell'anno prima chiamata Vespro:
de Roffino Raynaldo (o de Rofino, Roffino, origine lombardo-piemontese)
de Sagio G. (poi Saggio, origine lombardo-piemontese)¹
de Sagio G. (poi Saggio, origine lombardo-piemontese)¹
de Salerno G.
de Salerno P.
de Sancto Pastorerio Thomasio
de Sancto Philippo Bonsignorio (poi Sanfilippo, orig. spagnola-valenziana, in famiglie piazzesi)
de Sancto Philippo Oberto (poi Sanfilippo, orig. spagnola-valenziana, in famiglie piazzesi)
de Savina G.
de Sinibardo G. (70)

de Sparverio G. (o Sparverio, origine lombardo-piemontese)
de Sparverio Johanni (origine lombardo-piemontese)
de Spraveria G.
de Vicino Jacobo (origine lombardo-piemontese)
Ferrario Leonardo
Garollo P. (origine lombardo-piemontese)
Gavono G. (origine lombardo-piemontese)
Gistelle Johanni
Lombardo Jacopo (origine lomabrdo-piemontese)
Magistro Bonaventure (80)

Mammane G. (forse poi Mammano)
Nobili G.
Petrella Henrico (poi Pitrella, origine lombardo-piemontese)²
Petrella Henricuccio (poi Pitrella, origine lombardo-piemontese)²
Phedelupo Johanni notario (anche de Phidilupi)³
Philippo genero de Rufina Raynaldi (o de Roffino)
Rabufa G. (origine lombardo-piemontese)
Riccio G. (anche Ricio, Rizio, Ritio, Rizzo, origine napoletana, in elenco famiglie piazzesi)
Ricco Johanni (90)

Ricloco Bonsigerio
Risio Leonardo
Russetto Simoni (forse poi Rossetto)
Scacillo Jacobo
Scurasacco Henrico 
Sparverio Bartolomeo (o de Sparverio, origine lombardo-piemontese)
Tabernario G.
Tabernario Nicholao
Tusco Tano (ribelle a re Pietro d'Aragona, origine toscana)
Venelli Bartholomeo (100)
Viscoso Simone (101)

¹ Ho trovato due loro discendenti nella "Scheda dell'affresco della Madonna col Bambino in trono" della chiesa di Santa Maria di Gesù  in
http://www.piazza-grande.it/news/archivio/2007/radazionale/20071216_scheda_madonna.htm
² Antenato della famiglia Petrella o Pitrella proprietaria del borgo Casalotto nel XIV secolo.
³ In quel periodo in città c'era anche il notaio Guglielmo de Pedelupo o Phedelupo sicuramente parente di Johanni. 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 8 ottobre 2015

1283 - I 101 militi di Placea/2

Cavalieri aragonesi del XIII secolo
Eccovi altri 40 nominativi dei 101 militi/nobili registrati a Piazza (allora chiamata Placea) nel 1283, ovvero quando re Pietro d'Aragona venne in "aiuto" dei Siciliani dopo che si erano ribellati ai Francesi-Angioini al tempo del Vespro:
de Condrono Simoni notario (o Fundrò, borgo a metà strada tra Piazza e Castrogiovanni)
de Castellana P.
de Campobaxo Mattheo (o Campobasso)
de Damiata Ade (origine lombardo-piemontese)
de Frascirolo Argumento
de Favara Riccardo
de Florencia Galterio (origine toscana)
de Florencia Jacobo (origine toscana)
de Gabriele Johanni (origine lombardo-piemontese)
de Ganga Lorenzo (30) (in gallo-italico: molare, dente)

de Gatta Conrado (feudo nei pressi di Mirabella Imbaccari)
de Hugacio Sinibaldo (poi Ugacio, origine toscana)
de Hugacio Uberto (poi Ugacio, origine toscana)
de Johanne Baldono portario
de Lantalino Bartolomeo
de Lantalino G.
de Magistro Bartolomeo G.
de Magistro Philippo Anselmo
de Magistro Rogerio Raynaldo
de Magistro Simone Rogerio (40)

de Magistro Simoni Rogerio
de Mammane Jacobo
de Margone Johanni
de Mayniaci Porrono (forse da Maniace paesino sui Nebrodi, origine bizantina)
de Mayniaci Raynaldo (forse da Maniace paesino sui Nebrodi, origine bizantina)
de Mazzarino Johanni (signore di Mongiolino e ribelle a re Pietro d'Aragona)¹
de Manenti Bellomo G.
de Medico Leonardo (origine toscana)
de Milite Andrea (origine lombardo-piemontese)
de Nichosia Donadeo (50) (da Nicosia, prov. EN)

de Nichosia Jacobo (da Nicosia, prov. EN)
de Nichosia Risio Johanni (da Nicosia, prov. EN)
de Palmerio Johanni
de Phidilupi Henrico (anche Phedelupo, Fedelupo, Fidilupo)
de Placea Gilberto
de Pollicio Bartolomeo (da Polizzi, prov. PA)
de Provero Jacobo (origine lombardo-piemontese)
de Prune Jacobo (da prugna)
de Rimano Henrico (forse da Rimini)
de Rofino Azumbardo (60) (o Roffino, origine lombardo-piemontese) 
(continua)

¹ Mongiolino era un castello nei pressi dell'odierna Mineo. Nel 1285 il piazzese Mazzarino verrà arrestato e inviato in Catalogna per essere rinchiuso nel castello di Segurana. Due anni dopo, per ordine del nuovo re Giacomo d'Aragona, verrà annegato in mare in vista della Sicilia insieme a tutti i principali nemici siciliani che erano stati prigionieri in Catalogna.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  

martedì 6 ottobre 2015

1283 - I 101 militi di Placea/1

Cavaliere del XIII sec.
Quasi alla fine del XIII secolo e precisamente al tempo del Vespro Siciliano la città di Piazza, che allora era demaniale¹ e si chiamava Placea o Plasia o Terra Placie, aveva nel suo vasto territorio molti militi o nobili, dei quali un documento dell'epoca² ci conserva ben 101 nominativi a cui il re Pietro d'Aragona fa recapitare nel gennaio del 1283, le lettere di mobilitazione (di cui non erano tanto entusiasti e perciò pronti a disobbedire per confermare lo spirito di libertà e di autonomia che li aveva animati durante il Vespro) contro il nemico re Carlo I d'Angiò (1226-1285). Ve li trascrivo qui sotto traendoli dall'incommensurabile volume dello storico Litterio Villari, Storia della Città di Piazza Armerina, 1981, pp. 153, 154. 
Eccovi i primi 20 dei 101 in ordine alfabetico, chissà che qualcuno non vi riconosca un antico antenato:
Anfusii P.  
Belingerio Bernardo
Cacalario G.
Cacerio Jacobo 
Caldarario G. (poi Caldarera, origine lombarda, in elenco famiglie piazzesi )
Caldarario Mannono (poi Caldarera, origine lombarda)
Catajode Gratiano 
de Acavellis Johanni
de Acio G. (paesino della Spagna Settentrionale)
de Aydona P. (10) (poi de Aidone, Aidone, in elenco famiglie piazzesi)

de Amure Leonardo (poi de Amore, Amore, in elenco famiglie piazzesi)
de Antietxa Riccardo 
de Ascherio Simoni
de Augusta Johanni
de Bella Bon Johanni  (origine toscana)
de Burgo Johanni Ferrario
de Caltagirone Ugolino (parente di Gualtiero, ribelle a re Pietro d'Aragona)
de Cammarata Anastasio (in elenco famiglie piazzesi)
de Cavellario G.
de Chondore Gerardo (20) (da Condrono poi Fundrò)
(continua)

¹ Demaniale o Università era la città che rispondeva direttamente al sovrano ed era retta dal Regio Baiulo, i nobili e i castellani erano esclusi dall'elezioni di cariche municipali; quella feudale era la città sottoposta al controllo dei baroni e dei nobili feudatari.
² Pubblicati dal Sovrintendente agli Archivi della Sicilia Giuseppe Silvestri, De rebus regni Siciliae, PA, 1882, docc. dal 388 al 392.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

 

domenica 4 ottobre 2015

Soluz. Aguzzate la vista n. 24

Rosso via Ferrante, nero via Monte, verde via S. Nicolò, giallo via Barbera
Già qualcuno il giorno stesso della pubblicazione del quesito aveva indovinato di che via si trattasse. Nonostante le varie sovrapposizioni nella scrittura del nome avvenuta lungo i decenni, dopo qualche ricerca sullo stradario può benissimo essere decifrato. E' la via Ferrante che collega la via Monte a via Giarrizzo Michelangelo (e non Carmelo, che invece si trova al Casalotto) nel labirinto di viuzze dell'antico quartiere Monte. Se ci si affida a Google Maps è la fine. Infatti, cercando e zoomando su Google Maps la via Ferrante incrocia la via Catena, invece in realtà incrocia la via Monte (perchè questa arriva sin dove inizia la via S. Nicolò, retrostante la chiesa della Madonna della Catena ex chiesa di S. Nicolò) e, dopo averla percorsa, non incontra la via C. Giarrizzo ma il vico Patrì e poi la via Michelangelo Giarrizzo. Risalendo quest'ultima s'incontra la via Tudisco che continua per la via Crescimanno (ex via Madonna della Stella), scendendola s'incontra la via Vallone di Riso. 
La via Ferrante la troviamo scendendo la via Monte a sx, mentre di fronte a dx c'è la via Barbera (la foto con i riquadri colorati chiarisce tutto) e, per concludere, non sono riuscito a sapere a chi fosse intitolata.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina