Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

mercoledì 31 dicembre 2014

Fine anno imbiancato

Non potevo non farvi partecipi della novità di stamattina. 
Approfitto di una bella foto di Daniele Papa messa su facebook per mostrarvi la visita che ci ha fatto la neve. Senza dubbio è molto suggestiva Piazza imbiancata, ma altrettanto senza dubbio ci provocherà molti disagi, considerando l'inadeguatezza dei mezzi antineve comunali nel rendere percorribili le strade, specie quelle molto ripide: via Mons. Sturzo, via Libertà, via Cavour, via Vitt. Emanuele, via Monte. Speriamo bene e Buona Fine 2014.

Dimenticavo: Aöi tutti a sciar' o Munt' !

Gaetano Masuzzo/cronarmerina  

martedì 30 dicembre 2014

Il D'Artagnan piazzese/2

Eccovi la foto di Giovanni Santangelo con gli attori de "La Centona" di Nino Martoglio* andata in scena al "Teatro Musco" di Catania dal 15 al 18 dicembre 2014. La produzione "Teatro Stabile di Catania" dopo il grandissimo successo riscosso in oltre trecento repliche realizzate nelle ultime stagioni teatrali, è stata riproposta in un nuovo e più funzionale allestimento. Tra interventi satirici, momenti di alta poesia, "pezzi" famosissimi tratti dal repertorio delle migliori commedie del Belpassese, interventi giornalistici presi di peso dal "D'Artagnan", il giornale satirico a cui Martoglio dedicò tanti sacrifici e tanto tempo, momenti di poesia popolare rappresentati dai "Curtugghiarissimi", lo spettacolo procede senza intoppi per oltre 90 minuti ed è diviso in due parti, alternando momenti di grande spessore storico e culturale ad altri di puro divertimento e di gioioso gioco scenico. (tratto da Gianni SCUTO, Scheda dello Spettacolo, www.teatrostabilecatania.it, pagina riportata nella foto in alto)

*Nino Martoglio (Belpasso 1870 - Catania 1921) fu a cavallo dell'800 e del 900 l'arguto cantore della "Civiltà" di Catania: l'antico cuore della città, ricco di palazzi storici, edifici religiosi, stradine e piazze, dense di motti e detti e testimonianze che fanno parte del proprio patrimonio antropologico. Uomo colto, curioso, intelligente, Martoglio fu regista, sceneggiatore, scrittore e poeta italiano molto stimato dallo stesso Pirandello che alla sua morte... ebbe a scrivere che "Nino Martoglio è per la Sicilia quello ch'è il Di Giacomo e il Russo per Napoli, il Pascarella e il Trilussa per Roma; il Fucini per la Toscana; il Selvatico e il Barbarani per il Veneto: voci native che dicono le cose della loro terra...". Una terra che Gianni Scuto adesso ha messo in scena al Teatro Musco di Catania con lo spettacolo La Centona, lo stesso titolo dell'opera di poesie di Martoglio che conoscono tutti i siciliani e non solo, innestandovi schegge dei suoi lavori più significativi... e veste i personaggi con abiti dei tempi andati, spiccando tra loro un doppio D'Artagnan (Carlo Ferreri e Giovanni Santangelo) titolo pure del settimanale "serio-umoristico" fondato e diffuso a Catania dal 1889 al 1904 dallo stesso Martoglio, fustigatore dei costumi e difensore dei poveri, quasi che il duo dovesse ripetere le gesta di giustizia e di amore per il prossimo che si favoleggiavano compiute dal più celebre dei quattro moschettieri di Luigi XIV. (tratto da Gigi GIACOBBE, www.Sipario.it, 13 dicembre 2014)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 29 dicembre 2014

Il D'Artagnan piazzese/1

Il D'Artagnan Giovanni Santangelo
Giovanni Santangelo è nato nel luglio del 1980 a Piazza Armerina. Dopo il Liceo Linguistico, partecipa a vari corsi e laboratori con gli attori Antonio Cascio e Lucia Sardo, diplomandosi alla Scuola d'Arte Drammatica "Umberto Spadaro" del Teatro Stabile di Catania diretta da Lamberto Puggelli. Questi lo dirige, ancora allievo, nell'"Antonio e Cleopatra" di William Shakespeare con Massimo Foschi e Mariella Lo Giudice e nel recital "Scenari brechtiani" con Umberto Ceriani. All'interno della scuola di recitazione ha modo di studiare con Vincenzo Pirrotta, Ferruccio Soleri, Marise Flach, Massimo Foschi, Renzo Musumeci Greco, Gilles Coullet e Kalamandalam Karunakaran. Collabora più volte in teatro nelle commedie con l'attore siciliano Tuccio Musumeci, e viene diretto da registi come Nino Mangano, Angelo Tosto, Antonello Capodici. Oltre il teatro ha esperienze di cortometraggi, una partecipazione in TV in un episodio della Fiction RAI "Il Commissario Montalbano" per la regia di Alberto Sironi e nel film "Biagio" per la regia di Pasquale Scimeca. Dal 12 al 18 dicembre u.s. ha recitato ne "La Centona" di Nino Martoglio al "Teatro Musco" di Catania nel ruolo di D'Artagnan con la regia di Gianni Scuto insieme a Nellina Laganà, Vitalba Andrea, Raniela Ragonese e altri.
(domani la II parte)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

domenica 28 dicembre 2014

Fontanella Torre di Renda / n. 11


 Quella nella foto in alto è una delle due fontanelle presenti presso l'Azienda Turistica Torre di Renda gestita dai fratelli Filippo e Ignazio Golino*. L'edificio principale dell'Azienda, che oltre a diverse camere e a un gran bosco naturale comprende una piscina e un ampio parcheggio, è un'antica costruzione del Seicento, divenuta in seguito residenza estiva del VI vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, mons. Mariano Palermo (1825-1903), di cui riporto lo stemma (foto in basso) che si può ammirare sulla porta principale.  

*Mi preme ricordare che con Ignazio molto spesso giochiamo a trennis partite all'ultimo sangue, con alterne vittorie e sconfitte, ma sempre all'insegna della sportività e della correttezza più estreme.
I còsi giùsti su giùsti! 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 27 dicembre 2014

Fontana "I due canali" a Mirabella / n. 36

Fontana/abbeveratoio "I due canali"
La fontana a pochi metri dalla Stazione Ferroviaria di Mirabella Imbaccari, anni '70
Questa è la fontana/abbeveratoio che per la sua particolarità era chiamata comunemente I DUE CANALI. Come ci documenta inequivocabilmente la foto in basso, la fontana sorgeva a pochi metri dalla Stazione Ferroviaria di Mirabella Imbaccari, lungo la tratta a scartamento ridotto Dittaino - Piazza Armerina - Caltagirone. Purtroppo non esiste più, come non esiste più la stazione che ha lasciato il posto oggi alla grande piazza Aldo Moro ma che tutti i Mirabellesi chiamano Rotonda. Tutta quella zona era conosciuta col nome Acquanova, forse perché c'era, appunto, questa rigogliosissima fontana che dissetava copiosamente tutti i passanti che vi si fermavano, specie per le loro cavalcature. 


Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 25 dicembre 2014

Edicola n. 10


La n. 10 è la tipica Edicola Votiva, dedicata a Maria SS. delle Vittorie. La troviamo sempre in ordine con ceri e vasetti di fiori sulla mensola con balza natalizia. Si trova nel Cortile Aleotta, una rientranza quasi a metà della via Garibaldi, la famosa strata ô Princ'p in onore di Vincenzo Starrabba barone di Scibinasi principe di Giardinelli nel 1711, che costruì il suo palazzo qualche decina di metri oltre, sulla sinistra. Al cortile si accede passando sötta l'arch che si trova a pochi passi da una gioielleria, negli anni 30 sede del cinema muto Olimpia e, prima ancora, chiesa di S. Girolamo punto d'incontro del Sodalizio degli Studenti. In questo cortile mio padre Gino aveva u depòs'tu, il magazzino per il materiale di ferramenta che vendeva in via Garibaldi 33, di fronte al negozio di abbigliamento Élite di Franco Palermo. La via Garibaldi sino agli anni 70/80 era il centro del commercio piazzese. Non c'era una porta libera, non esistevano cartelli VENDESI o AFFITTASI, dal mattino alla sera era un continuo pullulare di persone, avere un'attività in questa via era molto esclusivo e redditizio. Dagli anni 90 il fuggi fuggi. Il trasferimento di centinaia di famiglie nelle zone periferiche alla ricerca di comodità abitative, la crisi economica e la mancanza di parcheggio nelle immediate vicinanze, hanno costretto decine di attività a chiudere o a trasferirsi nei nuovi quartieri comprendenti diverse migliaia di cittadini. Moltissimi i negozi chiusi definitivamente (Élite, Catalano, Germanà, Ferrigno, Lalletta, Scucchia, Piana e ci metterei anche il cinema Plutia) mentre tra le tante attività trasferitesi c'è la secolare farmacia Giusto, il negozio Falcone, quello di ferramenta Masuzzo.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina   

mercoledì 24 dicembre 2014

A v'gìlia d' Tanìnu

 

A v'gìlia dî Natàli d' st' témp smarrù


                                                      D' mattìngh',
                                                      siddu u sö m' döna a casiöngh' d'annè pâ via
                                                      a scuntrè cu passìa:
                                                                ggh'è cu ciàng,
                                                                ggh'è cu rìd,
                                                                cu s' sciarrìa
                                                                e cu purmunìa...
                                                            ... e nudd ch' pénza a Déu.
                                                      Siddu u témp p'cchiulia
                                                      m' n' stöia 'ncasa mia:
                                                                ggh'è cu ciàng,
                                                                ggh'è cu rìd
                                                                cu s' sciarrìa
                                                                e cu purmunìa...
                                                            ... e nudd ch' pénza a Déu.

                                                      Ô dop'mangè,
                                                      tra 'na zz'cch'nètta e 'na scöva cu a pr'mera,
                                                      vài griànn ad â carr'ttéra
                                                      p'rchì d' 'ncàv u tavulingh'
                                                      m' vonu ddèvè a cannatèdda û vìngh'.

                                                      Ad â séra,
                                                      'na v'ccétta r'nsavù,
                                                      voggh' savèr u fàit com fu
                                                      d' Cö ch' ciamöma Gesù
                                                      e, accuscì, prima ch' a campana sona
                                                      - d' già, höia dàit basta ad â cona -
                                                      m' vì föra p' annèr ad â méssa d' menzanöit,
                                                      ma, nauseà e tönn cöit
                                                      zèrch, prima, d' smurtè i vampi ch' ggh' höia d'ncòdd
                                                      ma, ciù stöi föra, ciù r'mòdd.
                                                      Ô scur ô scur e cu l'öggi a pampanèdda,
                                                      nan r'nèsc a scarì mànch' 'na stèdda
                                                      - m' sent còm n'asgéu cadù dû nì -
                                                      abéstra, scöntr u parrìngh' ch' m' disg ch a méssa f'nì
                                                      e menu mau ch' u Bambìngh' ch' nascì
                                                      pénza sèmpr p' mì e p' tì,
                                                      senza véd siddu ggh'è u sö o siddu scurì.
                                                                                                          Sabanadìca, Gesù!

                                                                       Tanino Platania





martedì 23 dicembre 2014

Locanda Trinacria di via Mazzini

Se ricordate, nel post del 26 settembre u.s. "Due Hotel a Piazza nel 1903", avevamo parlato dell'Hòtel et Restaurant Trinacria che c'era in via Roma al n. 61 nel lontano 1903. Ebbene, circa vent'anni dopo ritroviamo lo stesso nome Trinacria dato alla Locanda che c'era in via Mazzini al n. 58 (nella foto). La Locanda Trinacria era stata aperta in via Mazzini, una delle vie più importanti e trafficate di Piazza, nel 1922 dal proprietario terriero caltagironese Pietro Di Benedetto (1873-1943). Era composta da alcune camere su due piani per complessivi 11 posti letto e preparava anche da mangiare, specie per i camionisti che vi pernottavano nelle loro soste che potevano usufruire anche dello scoperto restrostante. Il nome era stato ereditato dall'Hotel di via Roma, forse perché anche di proprietà del signor Di Benedetto. Pertanto si presuppone che l'Hotel di via Roma sia rimasto in funzione sino all'anno dell'apertura della Locanda. Quest'ultima fu gestita all'inizio dal signor Pietro, successivamente dal figlio Antonino e dal cognato di questo della provincia di Benevento, Giuseppe Delli Veneri. La Locanda di via Mazzini chiuse l'attività nel 1968 e adesso l'edificio è l'abitazione della famiglia del nipote di Pietro e del figlio di Antonino, Maurizio che cronarmerina ringrazia per le preziose notizie concesse.


Gaetano Masuzzo/cronarmerina         

lunedì 22 dicembre 2014

Edicola n. 9

La n. 9 è l'Edicola Votiva che ricordo sin da piccolo, quando mio padre Gino aveva la falegnameria di fronte, sutta a canc'llàta, in via Roma. Intesa come a cap'llèdda, è stata sempre dedicata alla nostra Patrona Maria SS. delle Vittorie e proprio in questo sito c'era una delle porte della Città, la Porta dell'Ospedale. Questa era chiamata così perché in questa strada chiamata a f'rrèria per la presenza di tanti fabbri e, prima ancora, stràta d' fönn'chi per le case magazzino a un piano una accanto all'altra, sorsero i primi edifici, che dovevano essere delle semplici grandi camere, adibiti a ospedali e affidati ai frati appartenenti all'Ordine Ospedaliero di S. Giacomo d'Altopascio, prima di essere dislocati in altri luoghi. Quasi ogni anno ospitava una delle tante novene natalizie ora, nonostante si sia mantenuta bene perché inglobata nel restauro dell'abitazione* accanto, non viene presa più in considerazione o, quanto meno, trascurata. Subito dopo c'è l'impalcatura che da tanti anni ci testimonia il completo stato di abbandono del palazzo che rischia di crollare da un giorno all'altro. Però, quanti ricordi d'infanzia!

*Era l'abitazione del mio indimenticabile e insuperabile maestro elementare Salvatore Giammusso (1927-1993).

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

domenica 21 dicembre 2014

2 anni, 180mila visite!


Urca, urca! 
Chi l'avrebbe mai previsto questo traguardo per un blog orfano di politica e curticchiu
I numeri: 1100 i post pubblicati, 25 le tematiche, oltre 2000 i commenti. 
Scusate se sono pochi! 
Ma però stabbiamo lavorando per migliorarci più meglio assai nel 2015.
A chi ci ha seguito, ci segue e ci inseguirà prossimamente su questi schermi 
tanti auguri di Buone Feste 
e
con 24.000 BACI
 
180.000 GRAZIE !

Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

sabato 20 dicembre 2014

Edicola n. 8

La n. 8 è l'Edicola Votiva dedicata alla Madonna delle Lacrime di Siracusa, poco visibile nella foto per la controluce nei vetri, che si trova in piazza Garibaldi, proprio in mezzo agli ingressi di due indimenticabili esercizi commerciali degli anni 40, 50 e 60. Infatti, a sx c'era il negozio di giocattoli dei nostri sogni Valentino magazzino per tutti di Valentino Alessandro (quest'ultimo il cognome), a dx c'era il Caffè Bifera* il cui titolare era conosciuto per le simpatie monarchiche. Il primo era frequentatissimo per i profumi, per le auto in miniatura e per gli scherzi di carnevale, mentre nel secondo mio nonno 'Ngiuliddu comprava il vermout e io andavo a prendere il cono gelato da 10 Lire allungando all'inverosimile il braccio e in punta di piedi per poggiare la moneta sul banco altissimo per noi ragazzi.

*Una chicca da una fonte affidabilissima: prima nel locale del Caffè Bifera c'era un negozio di "cappelli per donna" gestito da una signorina, il cui padre lo chiamavano don Giuan u catanis, molto bella e assomigliante all'attrice Sofia Loren. 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

venerdì 19 dicembre 2014

Famiglia Polizzi

D'azzurro alla fascia d'oro al capo due stelle d'oro ad otto raggi in punta un giglio d'oro
FAMIGLIA POLIZZI

Il cognome della famiglia Polizzi (in origine da Polizzi) deriverebbe dal piccolo comune di Polizzi Generosa quasi a metà strada tra Palermo ed Enna lungo la direttice Sud-Est. Il toponimo del comune, a sua volta, ha origini greche (almeno bizantine) nel termine polis (città). Nella nostra Città il primo ad appartenere a questa famiglia potrebbe essere stato al tempo del Vespro (1282) Bartolomeo de Pollicio, elencato in un documento dell'epoca tra i 101 nominativi di militi o nobili presenti nel vasto territorio di Plasia. Quasi nello stesso periodo, 1272, si registra un Simone da Polizzi nominato da re Carlo I d'Angiò castellano di Castrogiovanni (Enna). Dai componenti della famiglia da Polizzi stabilitisi inizialmente ad Agrigento, ebbero origine i rami di Messina e Castrogiovanni, poi diffusi in Palermo, in Randazzo e in altre città dell'Isola, nonché in Calabria e Napoli. Da Castrogiovanni, nel Cinquecento, la famiglia si diffuse a Plaza. Infatti, nel 1579 si registra un Don Gilberto Polizzi di Castrogiovanni che acquista parte delle rendite del Marchesato di Geraci, feudo a 30 Km. ca. da Polizzi Generosa. Si tratta dello stesso Gilberto Polizzi che è riportato nell'epigrafe di uno dei sarcofagi (quello di sx) nella II cappella entrando sulla dx nella chiesa di S. Pietro di Piazza. La cappella, detta dell'Annunciazione, ha sia sull'arco principale, sia sulla cornice del dipinto frontale (nella foto) e sia sui due sarcofagi lo stemma della famiglia Polizzi, in quello di dx è rappresentato assieme a quello dei Trigona. Nell'epigrafe di sx, Gilberto Polizzi risulta sposato con Silvia (Trigona) mentre seppelliscono il loro figlio Giovanni Tommaso Polizzi morto 16enne. Nell'altro sarcofago Don Alberico Trigona dedica il monumento di pietà alla moglie Apollonia Polizzi morta nel 1615 all'età di 26 anni. Inoltre, Gilberto è lo stesso Gilberto Polizzi che troviamo nell'elenco degli otto benefattori che nel loro testamento lasciano parte dei loro beni per formare i Legati di Maritaggio a favore delle fanciulle orfane degli orfanotrofi di Piazza, e per questo si servono dell'amministrazione del Monte di Pietà. Nel 1603 nacque a Platea Giuseppe Polizzi, padre gesuita nel 1618, divenne professore di grammatica nel Collegio della Città e di filosofia e di teologia scolastica e morale in quello di Palermo. Di queste discipline pubblicò voluminose opere prima di morire a Palermo nel 1691. Nel 1637 troviamo Andrea Polizzi Consulente (Consigliere) popolare nel Consiglio degli Ottanta e nel 1714 un altro Andrea Polizzi, canonico che fu tra i sacerdoti che fuggirono da Piazza per osservare l'interdetto del Vescovo durante la "Controversia Liparitana". Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 18 dicembre 2014

Edicola n. 7

La n. 7 è l'Edicola Votiva che si trova sotto l'arco che collega la piazza Garibaldi all'ex chiostro dei Benedettini, oggi sede del Municipio. Dentro una semplice ma bella cornice in pietra arenaria, su 112 mattonelle di ceramica è ben rappresentata Maria SS. delle Vittorie patrona della Città. A destra in basso c'è la firma dell'autore dell'opera, Maurizio Romano, con accanto l'anno, il 1991. Inoltre, alla base dell'immagine della Madonna col Bambino ci sono dei versi, parte in italiano e parte in siciliano. Quelli in siciliano sono del poeta Girolamo Giusto (1868-1941)*, in mezzo ai versi c'è la dedica dei Lions di Piazza Armerina.
I versi in italiano

Vampe di fascine    
e marcette di ottoni
elevano alle sacre icone
un turbinio di faville
frammisto a suoni 
e clamori di bimbi
nel rinnovato rito
delle "novene".

I versi in siciliano

A Chiazzavecchia
nni la sò chisuzza,
'ntutti li chiesi 
e 'ntutti li palazza,
ni li cappelli
la Bedda Matruzza,
è la difisa 
a sta divota Chiazza!
G. Giusto

La dedica in mezzo
I Lions di Piazza Armerina, nel venticinquennale di attività del club, offrono alla città e alla sua Patrona quest'opera dell'arte ceramica calatina, a memoria di mai sopite tradizioni popolari di fratellanza e di fede. 8 dicembre 1991.

*La parte in siciliano è la seconda strofa di quattro della poesia che ricorda la preghiera dei contadini Piazzesi per un buon raccolto di nocciole ritenute l'oro della Città. E' rivolta alla Madonna dell'Eremo di Piazza Vecchia dal titolo Lu rimitu di Chiazzavecchia che si trova a pag. 125 dell'opera di Girolamo Giusto "CHIAZZA li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi" del 1937. Prossimamente ve la proporrò integralmente.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

mercoledì 17 dicembre 2014

Contatti per il Mandala


Dal Settentrione arriva una proposta al nostro Comune per lo svolgimento di un'Attività Socio-culturale

A nuvèna nâ ciàzza


Ieri sera sono iniziate le novene. 
Quella che vediamo nelle foto si è svolta in piazza Garibaldi davanti la chiesa di San Rocco o Fundrò. La banda musicale è del maestro Luigi Ferrigno, le foto sono del bravo fotografo piazzese Giuseppe Di Vita.

Nella foto in basso

Li pompi pi l'aria
la bella 'ngunia,
evviva Maria
e Chi La creò...

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 15 dicembre 2014

Come farfalla

Un giovane poeta originario di Mirabella Imbaccari ha pubblicato un libro di poesie molto belle e profonde e io vi voglio proporre questa dal titolo enigmatico

I. S.


Un attimo mi sfiori casuale
con le tue dita sottili;
fragile mi avvolge la tua voce
che finisco per distrarmi
in te, così profonda di dolore.
Come farfalla ammaliata ti posi
sui miei tentennamenti,
note zoppe nei nostri dialoghi.
I tuoi esotici sorrisi si librano nell'aria
innescando bagliori di sensualità;
poi silenzi,
a sgonfiare l'emozione che mi pervade.
Ecco, forse ti scorgo:
sei quella stella scura 
che brucia di pathos.

Marco Nicastro
(tratta da Trasparenze, Oèdipus ed. Salerno/Milano, 2013)

Marco Nicastro (Caltagirone 1979) vive e lavora a Padova. E' psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Ha pubblicato la raccolta di versi Kronos Eros (Kimerik edizioni 2008) e Pensieri psicoanalitici (Arpanet 2013).

domenica 14 dicembre 2014

Edicola n. 6

Questa è l'edicola di via Marconi (come si vede dalla targa sulla dx), anche se è quasi al centro della piazza Garibaldi. E' dirimpetto la chiesa di San Rocco, da tanti conosciuta come chiesa di Fundrò. Su un dipinto anonino di fine Settecento non di eccelsa fattura e in brutte condizioni, nonostante un restauro alla bell'e meglio del 1997, secondo me vi è rappresentata, in mezzo a due Santi,  la Madonna che si trova nella chiesa di fronte. Si tratta della statua di Maria SS. del Bosco portata nel 1622 dai monaci Benedettini Cassinesi dalla chiesetta della loro Abbazia nel Borgo Fundrò. E non è tutto. Si ritiene che la statua in chiesa sia opera di un Gagini. Lo stesso che ha scolpito la Madonna del Carmine (Antonello 1478-1536), oppure quello del balcone del complesso di S. Francesco in via Cavour (Vincenzo 1527-1595, figlio di Antonello) o Giandomenico (1503 ca.-1567 ca.) o Antonuzzo (figlio di quest'ultimo, operante nelle nostre Chiesa Madre e Chiesa di S. Pietro e morto a Caltagirone nel 1602)?
Dimenticavo che questa è sempre stata l'edicola più affollata durante le novene natalizie.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina      

venerdì 12 dicembre 2014

Prima di Majorana

L'On.le Avv. Calogero Cascino
Comandante Capitano aviatore Bruno Mussolini
Fisico nucleare catanese Ettore Majorana
L'Istituto Tecnico Industriale di Piazza, prima di essere intitolato al fisico catanese Ettore Majorana (Catania 1902 - ? 1938), aveva avuto altre due intitolazioni. Nel 1864 si chiamava soltanto Regia Scuola Tecnica. Senza alcun titolo rimase anche quando, nel 1908, alla Regia Scuola Tecnica fu annessa la Regia Scuola di Avviamento Professionale a Tipo Industriale e Agrario con Arti e Mestieri. In un diploma del 1924 la Regia Scuola è chiamata Regia Scuola Industriale, dove è già consuetudine al mattino entrare al suono della sirena. Nel 1927 si ha la prima intitolazione al piazzese deputato al Parlamento e sottosegretario di Stato avv. Calogero Cascino (1864-1932?), fratello minore del gen.le Antonino. Nel 1942 la Regia Scuola, chiamata Regio Istituto Tecnico Industriale-Regia Scuola Professionale, riceve la seconda intitolazione al comandante capitano Aviatore Bruno Mussolini (Milano 1918 - Pisa 1941) figlio terzogenito di Benito Mussolini. Probabilmente questo nome dura sino al 1945, fine del II Conflitto Mondiale nonché del governo fascista. Dopo il 1945 il Regio Istituto Tecnico Industriale è chiamato Istituto Tecnico Industriale Calogero Cascino, ma nel 1982 cambia nome ricevendo la terza intitolazione al fisico nucleare, nato a Catania nel 1906 e scomparso misteriosamente nel marzo del 1938, Ettore Majorana. Le indagini sulla scomparsa¹ del professore ordinario di fisica teorica all'Università di Napoli durarono per oltre tre mesi. La famiglia seguì anche una pista che portava al Convento di S. Pasquale di Portici (NA), ma alle domande rivoltegli il padre guardiano rispose con un enigmatico: "Perché volete sapere dov'è? L'importante è che egli sia felice".

¹ Per saperne di più sulle ultime supposizioni della scomparsa del Majorana leggetevi http://www.calabriaonweb.it/2014/02/03/vi-dico-io-dove-si-rifugio-ettore-majorana-e-di-che-malattia-mori-nel-1939-in-attesa-che-la-famiglia-rompa-gli-indugi-parla-un-medico-catanzarese/ 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

giovedì 11 dicembre 2014

Via del tubo

 

Chi vìa è cössa? 

'Ncà basta ddézz a tàrga nâ cantunèra! 

Nan s' ddez bön!

Vìa du tùb o du tub'ttöngh?!

Boh? 

Cussà d' cu ggh disg'nu?

E vöi u savé?


Per gli stranieri d'Oltremanica
Che via è questa? Dunque basta leggere la targa sul cantone! Non si legge bene! Via del tubo o del bacchettone?! Boh! Chissà come la chiamano? E voi lo sapete?

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

mercoledì 10 dicembre 2014

Legati di Maritaggio-Conclusioni

Donzelle orfane in un'aula pel disegno, fine Ottocento
Dopo tutte queste notizie, possiamo fare quattro conti. Ogni anno, quasi sempre nel mese di aprile, 8 ragazze orfane*, che dovevano essere rigorosamente oriunde di Piazza, beneficiavano di questa generosità sulla quale, tra l'altro, non avevano alcuna voce in capitolo né al momento della prima assegnazione, né l'avrebbero avuta in seguito. Anzi dovevano considerarsi fortunate per la grazia ricevuta, dal momento che la mancanza di dote avrebbe comportato per molte come alternativa a una vita coniugale, un'esitenza fatta di clausura e di rinunce all'interno di un convento. Le 8 ragazze moltiplicate per almeno trecento anni, raggiungono il numero ragguardevole di 2.400. Ma l'eredità del sacerdote don Andrea Trigona ne prevedeva non una ma quattro da sorteggiare, pertanto ci sono da aggiungerne altre 900, per un totale di 3.300 donzelle maritate. Queste con i rispettivi mariti e prole raggiungevano oltre la metà della popolazione del paese, ovviamente spalmata su tre secoli. Nelle pagine da cui ho tratto queste interessantissime notizie sul Monte di Pietà ci sono elencati anche i nominativi delle orfane con accanto l'anno del sorteggio. Di questi, tra i quali si riscontrano molti cognomi attuali, riporto i più particolari presi a caso: Scolastica Rausa 1797, Veneranda La Praja 1800, Anna Maria Matrascia 1803, Angiola Legnoverde 1799, Maria Stuppino 1811. Voglio concludere con le parole della laureanda quando dice: Questo fu il risultato di un modo diverso di gestire la ricchezza proveniente dalla generosità di alcuni benestanti che dimostravano, con i loro nomi sulle carte dei lasciti, che il "vero" nobile è colui che riesce a distinguersi per la sua nobiltà d'animo, meglio se ricordata attraverso opere di carità e solidarietà nei confronti di persone meno abbienti. (tratto da Vania SIMONTE, Il Monte di Pietà di Piazza Armerina - I Legati di Maritaggio (secoli XVIII e XIX), Tesi di Laurea, U.S.CT, A.A. 2010/2011, Biblioteca Comunale)

*Si riscontano anche lasciti di 10 Onze all'anno extra provenienti direttamente dall'amministrazione del Monte di Pietà, aumentando ulteriormente il numero di donzelle maritate. 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

martedì 9 dicembre 2014

Anche aeroplani a Piazza

Dall'1 ottobre 1941 a Piazza iniziò l'attività scolastica del Regio Istituto Tecnico Industriale per Meccanici ed Elettricisti, con annessa Regia Scuola di Avviamento Professionale, ancora intitolato al piazzese Avv. On.le Calogero Cascino (1862-1932). L'Istituto, che già ospitava oltre 700 alunni, tra i tanti laboratori aveva i reparti di fucina, di fonderia e, fiore all'occhiello, quello di aeronautica. Quest'ultimo è quello nella foto dove si vede, oltre all'insegnante responsabile insieme ai suoi assistenti, un aeroplano, di cui non conosco il modello, perfettamente funzionante oggi in mostra, come ci fa sapere sul suo video su You Tube l'ing. Aldo Lombardo, tra i quasi duecento aerei al Museo Storico dell'Aeronautica Militare presso l'Aeroporto Vigna di Valle di Bracciano (Roma). 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina       

lunedì 8 dicembre 2014

Legati di Maritaggio-Benefattore Polizzi

Lo stemma fam. Polizzi sull'arco della II cappella chiesa S. Pietro
Lo stemma fam. Polizzi-Trigona sul sarcofago di dx della cappella
8 - Gilberto Polizzi, l'ultimo nominativo nell'elenco dei benefattori sul frontespizio del II Libro Maestro del Monte di Pietà, apparteneva a una illustre famiglia piazzese proveniente nel Cinquecento da Castrogiovanni e in quest'ultima, prima ancora, da Agrigento. Proprietario nel 1579 di parte delle rendite del Marchesato di Geraci (PA), lo troviamo nel 1581 sposato con Silvia Trigona. Ciò lo veniamo a sapere dalla scritta su un sarcofago esistente nella II cappella a dx (quella dell'Annunciazione) nella chiesa di S. Pietro. L'epigrafe ci ricorda che in quel monumento i due genitori avevano seppellito in lacrime il loro figlio Giovanni Tommaso morto all'età di 16 anni. Inoltre, nel sarcofago di dx un'altra componente della famiglia Polizzi, Apollonia morta nel 1615, risulta essere stata moglie di Don Alberigo Trigona. Sia la parentela con una tra le più influenti e nobili famiglie della Città, sia la costruzione e l'uso esclusivo di una cappella in questa importante chiesa, ci dimostrano il peso rilevante che aveva la famiglia Polizzi e il nostro benefattore in particolare, nella nostra comunità. Senza contare della familiarità con il padre gesuita Giuseppe Polizzi (1603-1691), per diversi anni professore di filosofia nel collegio dei Gesuiti di Piazza e poi in quello di Palermo, autore di voluminose opere anche di teologia. Purtroppo non conosciamo l'anno del testamento e la quantità di Onze messe a disposizione per i Legati di maritaggio amministrati nei secoli dal Monte di Pietà di Santo Spirito. Gaetano Masuzzo/cronarmerina

domenica 7 dicembre 2014

Edicola n. 5


Edicola Votiva Piazzetta Fundrò

Ve l'avevo detto che non tutte le edicole di questo, diciamo, censimento sarebbero state in ottimo stato, e questa ne è un esempio. Pur essendo in una zona centralissima, si può dire nel cuore della città, quello di Santa Rosalia che veramente "pulsava" sino a qualche decennio fa, è ridotta così male che non la volevo neanche fotografare. Invece, mi è sembrato onesto proporvela come esempio di scelleratezza e superficialità come tanti nella nostra comunità. Ne cito qualcuno tanto per "assaggiare": l'ex Istituto Magistrale nonché ex Convento di S. Chiara, il complesso dei Teatini con chiesa e Casa, la chiesa di Sant'Anna, quella di S. Vincenzo, il Cinema Ariston e, per finire in bellezza, il complesso di S. Maria di Gesù, visto che al Chiostro di S. Pietro proprio in questi giorni ci si sta mettendo mano (speriamo bene!). Ritornando alla nostra edicola, si trova dietro la chiesa di S. Rocco dal 1622 chiamata anche di Fundrò*. Situata nella parte alta di una sorta di semi-cilindro col tetto in ciaramìtte (tegole in terracotta) nella Piazzetta Fundrò, doveva essere dedicata alla Madonna, ma non è sicuro se non si trova qualche foto precedente. Prima di diventare ricettacolo per cassonetti dell'immondizia, sino agli anni 40/50 sulla dx esiteva un vespasiano, a Piazza meglio conosciuto come p'sciarö (orinatoio). Infatti, non era raro sentir dire: "s' t' scànti t' n' poi anné darrèra Fun'rò!". Un'idea: tra le tante novene che verranno installate per Natale prossimo di qua e di là, se ne potrebbe fare una piccola, basta il pensiero, anche qui, per ridarle una sembianza di "Edicola Votiva" per rispetto e in ricordo degli abitanti che transitavano e abitavano lì vicino, che vi assicuro erano migliaia. Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Per leggere altre notizie su Fundrò cliccare sulla foto delle "Ricerche Storiche" e cercare gli 8 post dal 9 ottobre al 26 ottobre 2013. 

sabato 6 dicembre 2014

Legati di Maritaggio-Benefattore Trigona

Lo stemma dell'Ordine a cui apparteneva Don Andrea Trigona
7 - D. Andrea Trigona nacque nel 1584 dal matrimonio tra Giovanni Paolo Trigona I barone di S. Cono Superiore e Miccichè Melchiorra. Educato dai Gesuiti, già a Plaza dal 1540, decise di trascorrere la sua vita nell'eremo in contrada Palermi (ex c/da Rambaldo) coi frati Cappuccini. Quando questi si trasferirono al piano Sant'Ippolito, nel 1606, fattosi sacerdote optò per l'appartenenza all'Ordine Ospedaliero di Santo Spirito nel quale, oltre a seguire la regola di Sant'Agostino, si impegnava a servire i poveri e gli infermi dell'Ospedale di Platea, in quel periodo spostatosi al Monte. Sollecitato dai Padri Gesuiti, nel 1605 sovvenzionò l'ampliamento della casa del nobile Pietro Calascibetta unendolo, altresì, all'Oratorio di Sant'Anna per farne un Ritiro (poi Monastero) per fanciulle della Congregazione di S. Brigida. Nello stesso anno dispose i lasciti testamentari di 6 Onze annue per 4 orfane come Legati di Maritaggio. Nel complesso edilizio al Monte fu priore-amministratore delle Opere Pie (Monte di Pietà e Opera dei Trovatelli) e dell'Ospedale allora chiamato Ospedale di Santo Spirito, facendone un ospedale modello conosciuto, oltre che in tutta la Diocesi (allora di Catania), anche in tutta l'Isola. Nel 1610 ricevette in dono una reliquia, consistente in un ciuffo di barba, del Beato Teatino Padre Andrea Avellino, poi nel 1626 proclamato II Compatrono della Città di Piazza, che divenne mezzo di guarigioni prodigiose. Morì in fama di santità nel 1629 e venne seppellito nella chiesa francescana di S. Maria di Gesù. (continua) Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 4 dicembre 2014

La famosa frase all'ingresso dell'ex ITIS

 
Tutti ormai conosciamo, più di tutti gli studenti poi diventati periti, l'iscrizione scolpita sul marmo nell'ingresso di quello che fu l'Istituto Tecnico Industriale di Piazza Armerina, oggi Uffici Comunali. Solo che c'è un errore nella firma che sta alla base sulla destra. Se guardate attentamente c'è scritto "GIORDANO" mentre deve essere "GIORDANI". Capisco che potrebbe sembrare una quisquiglia, ma a 150 anni dalla fondazione dell'Istituto (proprio in questi giorni ci sarà la celebrazione) bisogna dare a GIORDANI quel che è di GIORDANI. Infatti, dopo una ricerca ho constatato, dopo oltre settant'anni dall'apposizione, che l'autore è lo scrittore piacentino Pietro GIORDANI (Piacenza 1774-Parma 1848)*. Famoso per le sue innumerevoli iscrizioni pubbliche, private, monumentali e sepolcrali, oltreché per le orazioni, elogi, prefazioni, lettere. Questa iscrizione è la copia di quella posta per la prima volta nel 1829, su una porta d'una scuola chiamata di mutuo insegnamento nella villa Puccini a ca. 2 Km. a Nord dal centro di Pistoia.
Colgo l'occasione per fare le mie congratulazioni a tutti i Presidi, Insegnanti**, Assistenti tecnici, Segretari, Applicati di segreteria, Collaboratori scolastici e Studenti che hanno frequentato, frequentano e frequenteranno questo prestigioso Istituto che è sempre stato un fiore all'occhiello della scuola di Piazza.

*Giacomo Leopardi, che tenne col Giordani rapporti epistolari prima, numerose frequentazioni poi,  lo definì cara e buona immagine paterna. Luciano Scarabelli (1806-1878), scrittore, storico, politico, nonché prefetto di Caltanissetta nel 1862, seguendo gli insegnamenti del suo maestro Pietro Giordani, che lo salvò dall'ignoranza e lo plasmò come studioso grazie al dono che questi gli fece dei propri libri, a patto che egli una volta letti e studiati li avesse a sua volta donati, mantenne la parola donando, tra il 1862 e il 1875, oltre 2500 volumi alla costruenda Biblioteca Comunale di Caltanissetta che prese il suo nome.
**Anch'io ci ho insegnato Ed. Fisica nel mio primo anno scolastico, il lontano 1974-75.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina    

martedì 2 dicembre 2014

Legati di Maritaggio-Altri 3 Benefattori


Lo stemma della famiglia Boccadifuoco nel chiostro del Carmine
Altri 3 benefattori

4 - Biaggio Sufanti (Biagio Suffanti) di cui non abbiamo informazioni e non risulta iscritto alla Mastra Nobile della Città. Esiste una cortile con questo nome nel quartiere Casalotto a poche decine di metri dalla via Carmine, probabilmente in suo ricordo.
5 - D. Pietro Gaffore faceva parte di una antica e importante famiglia di origini lombarde (Gafforo, Gaffori, Gaffuri, Gaffurri). Tra il Cinquecento e il Seicento alcuni componenti erano possessori dei feudi del Toscano, Imbaccari Inferiore, Fargiuni, Gatta e Ganigazzeni. Nel 1580 un suo parente, il barone Francesco Gaffori, mise a disposizione parte dei suoi beni per l'erezione di un Collegio dei Gesuiti a Platia. Poi, come si sa, fu eretta, nel 1605, una "Casa Professa" che divenne "Collegio di Studi" dieci anni dopo.
6 - D. Ercolo Boccadifuoco (Ercole) faceva parte di una nobile famiglia proveniente in Sicilia da Piacenza a metà del Trecento. Nel Cinquecento la famiglia era iscritta alla Mastra Nobile. In seguito si registrano padri Gesuiti e Teatini di cui uno Vescovo di Mazara. La famiglia Boccadifuoco era una delle pochissime famiglie ad avere una cappella nel Pantheon della Città, la chiesa di S. Pietro. Infatti, la I cappella entrando sulla dx fu costruita dalla famiglia Boccadifuoco nella II metà del Cinquecento, come si può vedere dallo stemma in alto sull'arcata: il serpente alato (o drago) che butta fuoco dalla bocca, oppure quello che si trova su una colonna del chiostro del Carmine (nella foto). (continua)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 1 dicembre 2014

Legati di Maritaggio-I primi tre benefattori

Platia nel 1600, particolare del dipinto di S. Andrea Avellino, Pinacoteca Comunale
Per quanto riguarda gli 8 benefattori, che donarono parte dei loro beni trasformati in Legati di Maritaggio amministrati dal Monte di Pietà, dei primi 3 in elenco nel Libro Maestro sappiamo che:

1 - Don Mariano Restagno fu il primo a fare testamento pro-legati nel 1571 lasciando 10 Onze* all'anno.  Un membro della sua famiglia, di origini lombarde venute in Sicilia nel XIII secolo, Giacomo de Ristagno, era iscritto alla Mastra Nobile della nostra Città a metà Cinquecento. Il titolo di "don" ci fa supporre che sia stato o un nobile o un religioso, comunque una persona facoltosa degna di rispetto.
2 - Beatrice Cremona lasciò 11 Onze all'anno e apparteneva a una famiglia nobile originaria di Messina. Gli appartenenti a questa famiglia nella nostra Città sono ricordati per le volontà testamentarie che arricchirono il patrimonio della Chiesa Madre nel 1600 (migliaia di Onze da Vincenzo Cremona** seconda metà del secolo) e per le badesse nell'ambito delle Benedettine nei monasteri piazzesi di Sant'Agata e di S. Giovanni Evangelista, pertanto è plausibile che Beatrice provenisse da quest'ambiente.
3 - Cl. Don Marcello di Modica lasciò nel 1580 10 Onze all'anno come Legati di Maritaggio per le fanciulle orfane. Anche lui apparteneva a una nobile famiglia, venuta in Sicilia col Conte Ruggero il Normanno dalla Francia settentrionale, che ottenne l'investitura della contea di Modica dalla quale trassero il nome (anche Moac dall'arabo Mohàc). Nella trattazione delle famiglie nobili di Piazza troviamo diversi nomi di questa famiglia nel Cinquecento, per esempio nel 1520 Giovanni Antonio de Modica-Villardita barone di Bessima e il fratello Pietro barone dei Salti dei Mulini. Il titolo di don viene preceduto dall'altro di clarissimo probabilmente perché si trattava o di un professore universitario o semplicemente di una persona molto illustre. (continua)

*Un'Onza al cambio odierno varrebbe intorno alle 150 €.
**Forse è lo stesso Dott. Cremona riportato dal Villari nel suo volume Storia della Città..., 1981, a p. 367, quando parla di un fatto accaduto nel 1638.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

domenica 30 novembre 2014

Edicola n. 4

A pochi passi dall'Edicola Votiva n. 3, quella della Madonna Addolorata, c'è questa molto più conosciuta, anche perché dà il nome alla via in cui si trova, Cappella San Giuseppe, che poi continua a sx per arrivare sino o P'rtùsg da Cast'ddìna, quella a dx è, invece, la piccola via o vicolo Ciancio. L'immagine del Santo è in mattonelle di ceramica mentre in primo piano c'è anche una statuetta della Madonna Immacolata, il tutto circondato da diversi vasi di fiori e chiusa da una semplice grata in ferro senza vetri. E' dedicata al falegname e artigiano per eccellenza e padre di Gesù, è tenuta molto bene e per questo si devono fare i  complimenti ai vicini che vi si dedicano. Anche questa edicola era lungo la strada per raggiungere la parrocchia di Santa Veneranda dalla via Sant'Agostino, sia durante la settimana, per andare a giocare o b'liàrdino, che la domenica per assistere alla Santa Messa per i bambini e giovani delle 10.  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 29 novembre 2014

Legati di Maritaggio-Monastero S. Anna

Il chiostro del Monastero delle Agostiniane di Sant'Anna
L'altro sito da cui provenivano le orfane, che concorrevano al sorteggio annuale dei Legati di Maritaggio, era il Monastero di Sant'Anna. Questo Monastero sorse come Ritiro di donne nel primo decennio del 1600, quindi nello stesso periodo del Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella. Fu il nobile Pietro Calascibetta dei baroni di Cutomino* a fondare intorno al 1612 un Ritiro gestito dalla Congregazione di S. Brigida ospitandolo nella sua casa, confinante con l'Oratorio di Sant'Anna, nella quale le donne e le ragazze nobili di Piazza potevano ritirarsi a vivere lontane dalle lusinghe del mondo. Le prime ammesse furono quattro delle sue sette figliole, in quanto le prime tre erano già state avviate alla vita religiosa nel vicino Monastero di Sant'Agata. Nel 1616, fattosi sacerdote ed essendo settantenne, il Calascibetta entrò a far parte dei Francescani. Nello stesso anno don Andrea Trigona barone di S. Cono Superiore (uno degli 8 benefattori menzionati nel Libro Maestro del Monte di Pietà) che in quel tempo si era fatto sacerdote anche lui, fornì le somme necessarie ad ampliare e unire la Casa e l'Oratorio e già nel 1605 aveva lasciato delle disposizioni testamentarie (Legati) a favore della Congregazione. Occorsero circa trent'anni per ottenere l'autorizzazione di papa Urbabo VIII alla mutazione nel 1642 del Ritiro in Monastero di Agostiniane. Tredici anni dopo, nel 1655, il monastero contava sei educande, due converse, due servitrici e dodici suore, quest'ultime tutte appartenenti al patriziato piazzese. Le famiglie da cui provenivano le suore erano: Calascibetta, Buonaccolti, Sanfilippo, Trigona, Caldarera, Pirri, Cagno e Rivarola, alla quale apparteneva anche Geronima Rivarola dei baroni di Rafforusso* che sul finire di quel secolo finanziò le opere per trasformare l'Oratorio in Chiesa che, per essere completata nel 1745, dovette avvalersi dei sostanziosi finanziamenti della famiglia Trigona***. Nel 1866 il monastero fu chiuso per le note "leggi eversive" del giovane Regno d'Italia che, per far fronte alla Terza Guerra d'Indipendenza contro l'Austria (almeno questa è la motivazione ufficiale!) incamerò tutti i beni ecclesiatici gran parte dei quali, tramite il Demanio dello Stato, passarono ai Comuni che li utilizzarono come scuole, collegi, uffici, caserme, carceri. (continua)

*Feudo a 20 Km. a Sud di Piazza e a Ovest della strada statale 117bis verso Gela.
**Feudo confinante con quello di Cutomino ma a Est della strada statale 117bis.
***Lo stemma di questa famiglia lo troviamo sia sull'arco dell'antica chiesetta di Sant'Anna, prima segreteria delle scuole elementari oggi sala conferenze, sia sul portone della grande chiesa, da più di 150 chiusa e abbandonata, con la facciata più bella della Città che il Villari ci dice assai assomigliante a quella della chiesa di S. Carlino del Borromini a Roma.      

Gaetano Masuzzo/cronarmerina        

venerdì 28 novembre 2014

Edicola n. 3

Questa è l'Edicola Votiva in ottime condizioni di via Madonna Addolorata che fa da crocevia alle vie Miraglia e Cappella S. Giuseppe. Inoltre si trova a pochi passi dalle vie Mazzini, Crea e Castellina. Dietro i vetri s'intavede un quadro che ricorda il dolore della Madre di Cristo che tiene tra le braccia il figlio appena sceso dalla Croce. Non so se è la via Madonna Addolorata a prendere il nome dall'edicola o viceversa. Forse anticamente nei pressi c'era una chiesetta con questo nome, ma io in tutti i testi consultati per formulare l'elenco delle 100 chiese della Città non ne ho trovato traccia. Come si vede nella foto sembra la finestra dell'abitazione che ha l'entrata dalla porta sottostante, dalla larghezza di quasi un metro, quanto la parete del muro frontale della casa. Questa era una delle vie da me percorse negli anni 60 per andare all'Azione Cattolica che si svolgeva nella chiesa di Santa Veneranda, quando c'era mons. La Verde e, proprio lì vicino l'edicola, l'abitazione della signorina Nicotra, che ci teneva le lezioni di catechismo quando si era fiamma bianca, verde e rossa. Le Azioni Cattoliche, importantissimi luoghi di aggregazione giovanile che ricordo con grande piacere.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

giovedì 27 novembre 2014

Legati di Maritaggio-Secondo Orfanotrofio

Il portone d'ingresso dell'Orfanotrofio al Monte
Ingresso con balcone dell'ex Casa dei Teatini
L'altro Orfanotrofio della Città, chiamato nei primi tempi della fondazione per volontà del barone Marco Trigona Casa per bambine Orfane ma anche Ospizio delle Donzelle Orfane, dopo 5 anni dalla sua morte (1603) si trasformò in Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella.* Era situato nell'attuale via Orfanotrofio al Monte (ecco da dove deriva il nome di questa via). Se imboccate la via, provenendo dalla strata mastra, il primo arcivecchio portone sulla destra (foto in alto) è quello dell'Orfanotrofio che rimase qui per 300 anni, sino a quando si chiamò Opera Collegio di Maria. Infatti, nel 1901 i due Orfanotrofi si fusero trasferendosi nei locali dell'ex Casa dei Teatini (foto in basso) e affidati alle Suore di Sant'Anna della Congregazione della Carità. Nel nuovo edificio presero il nome definitivo di Casa della Fanciulla S. Giovanni di Rodi.** (continua)

*Badiella vuol dire piccola badìa ovvero piccolo convento.
**Ancora oggi qualche anziano ricorda quando le orfanelle dell'ex Casa dei Teatini erano chiamate per accompagnare i defunti nell'ultimo viaggio dalla chiesa dei funerali sino alla Croce di S. Pietro, alla base della quale, ntô bastiöngh, per i cittadini più in vista, gli amici più cari declamavano i pregi dello scomparso. Certe volte, il compito dell'accompagnamento, gli orfanelli lo svolgevano insieme agli anziani ospiti della Casa di Riposo S. Giuseppe ai Cappuccini. L'ultimo loro accompagnamento fu nel 1969, mentre quello in generale, compiuto a piedi sino alla Croce di S. Pietro, avvenne nel 1975.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina