Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 30 maggio 2014

Scagghi e risugghi


MONDIGLIE E RIMASUGLI
Eccovi la prima poesia del primo volumetto (nella foto) del poeta Girolamo GIUSTO

Sapèmuni a sèntiri

Li stampu finalmenti sti sunetti,
ch'haju, gilusi, tinuti ammucciati,
com'a ddu patri ca li figghi schetti
mancu di l'ària li voli 'nfruntati.

Patri?! e cumparu sàcciu li difetti
di sti figghiuzzi mei mali 'nzignati;
ma s'un potti rinèscirli perfetti,
di nuddu li vulissi maltrattati.

Figghi, civati cu zùccaru e meli,
spècchiu e cunortu di la vita mia,
boni vi vosi, boni e senza feli.

Ora vi stampu! E si, 'nsamà, la genti,
malafacci vi fa,... turnati a mia:
suli, suliddi unn'èramu cuntenti?

G. Giusto, 1933

Secondo me il bello di questi versi è il ritrovare termini e modi di dire dei nostri genitori, che esprimono in maniera chiara e diretta sentimenti semplici, sinceri, onesti e toccanti. Un vero ritorno tra le mura delle nostre case e dei nostri affetti più cari. 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  

mercoledì 28 maggio 2014

Solo 7 lustri fa



28 Maggio 1979

Gaia e gioconda venisti a me
e in me entrasti,
sicura di come io ti apparvi.

Non so ciò che ti aspetassi da me,
non mi conoscevi neppure
ma ciò che doveva essere fu. 

Ora tu mi ami.


5 Nov. 1981               Sergio Piazza 

Il libro di Pino

 

La presentazione del libro oggi alle 18:30 al Museo Diocesano

martedì 27 maggio 2014

Il poeta Girolamo Giusto

Girolamo (Mimì) Giusto Candrilli, 1868-1941
Solo da pochi giorni ho avuto tra le mani due volumetti¹ di poesie in siciliano di un poeta nato a Villarosa figlio di un piazzese, ma vissuto a Piazza e solo negl'ultimi anni della sua vita a Catania. Si tratta di Girolamo GIUSTO CANDRILLI, nato a Villarosa (o Bellarrosa, come lo chiama il poeta dialettale Vincenzo De Simone, nonché procugino del Giusto) nel 1868 e morto a Catania nel 1941. Insegnante di lettere per lungo tempo al Liceo Classico della nostra Città, a metà degli anni '30 si trasferì a Catania e nell'ultima poesia della sua opera CHIAZZA li so campagni... del 1937 (qui sotto riportata) ci spiega come la lontananza lo abbia portato a raccontare "i luoghi e tipi della nostra cittadina o del contado" dove "si delinea la bonomia del Poeta, venata leggermente talvolta da un'ironia sottile e un po' amara"² con un poco di "quella dolce nostalgia che occupa l'anima degli isolani... e gli accenti di passione per le proprie contrade e per la propria casa, e per i morti e per i vivi, parenti, amici, scolari, vicini e lontani"³.

LITTURI MIU...

Lu cuntu è dittu, lu cuntu è finutu,
ti dicu lu pirchì ti l'haiu cuntatu:
quann'era picciutteddu iu fici un votu
di cilibrarlu stu me Chiazza amatu;
lu tempu chi fui ddà mi stetti mutu,
pirchì a lu cori ci mancò lu sciatu;
luntanu e cca, st'amuri miu crisciutu
la lingua mi sciugghì ed haiu cantatu.

Dimmilu tu, chi finu a cca ha' liggiutu,
si stu me cantu arriniscìu... stunatu.*

Girolamo (Mimì) Giusto Candrilli
Catania, 1937

¹ "Scagghi e risugghi" del 1933 e "Chiazza, li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi" del 1937. La IV di copertina di quest'ultimo, oltre al prezzo di £ 10, ci fa sapere che il primo era già "esaurito" e un terzo (Canta lu vecchiu) era "in preparazione"; 
² Dalla prefazione del prof. Leonardo Gebbia, suo alunno e negli anni '60 preside del Magistrale "F. Crispi";
³ Dalla prefazione del poeta Vincenzo De Sinone in "Scagghi e risugghi" del 1933; 
* Nei prossimi giorni proporrò alcune poesie del suo "cantu", così vi renderete conto personalmente se "arriniscìu" o no (secondo me sì).

Gaetano Masuzzo/cronarmerin.it

venerdì 23 maggio 2014

Sono passati 22 anni

Chiàcch'ri pèrsi !

Sono passati 22 anni dalla morte di Giovanni Falcone, di sua moglie, Francesca Morvillo, e di 3 agenti della scorta. A loro si renderà onore soltanto quando le chiacchiere e i discorsi sulla legalità, lasceranno posto al nostro modo di vivere onesto, soprattutto nelle piccole cose. Senza questo esempio giornaliero di noi adulti, sarà difficile che le nuove generazioni possano assaporare il buon gusto dell'integrità e rettitudine.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 20 maggio 2014

Il "nostro" S. Filippo

La processione di S. Filippo d'Agira all'altezza della croce di S. Pietro
Processione di S. Filippo d'Agira di domenica scorsa 18 maggio 2014
Oggi leggendo le rime in dialetto siciliano del nostro concittadino professore di lettere Girolamo GIUSTO (1868-1941), mi è sembrato opportuno riproporvi una poesia che parla della statua del nostro San Filippo che doveva essere mandata, secoli fa, ad Aidone e quella di Aidone a Piazza*. Per questo a ogni processione, giunta all'altezza della croce di S. Pietro, allora ultima fermata in periferia**, avrebbe voluto tornarsene ad Aidone. Non so se ci sia qualcosa di vero, intanto ve la propongo ugualmente. 

SAN FULIPPU

San Fulippuzzu lu Casaluttaru,
'ntisu lu Lupu*** nni lu tò quarteri,
com'è ca fu ch' a Chiazza ti purtaru
e no a Daduni ? E tu chi fa... nun c'eri ?

Ed anni ed anni e sèculi passaru,
ma tu ristasti sempri forasteri;
e torci e "gioj" ammàtula 'bbunnaru,
sempri a Daduni va lu tò pinseri.

E quannu sì, pi la tò festa, juntu
ddà davanti a la Cruci di San Petru,
chianti li pedi e resti nni ddu puntu.

Poi ti risolvi e cerchi di scappari
Daduni è ddà e nun voi turnari 'ndietru...
L'amuri anticu nun si pò scurdari !

(G. GIUSTO, Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi, Catania 1937, p. 32)

*La statua di S. Filippo di Piazza si riferisce a San Filippo d'Agira (Tracia 405 ca.-Agira 468 ca.) detto anche "u niuru", "u cacciaspiriti" e, a Piazza, "u massèr", il massaro, per essere il protettore dei lavoratori dei campi. Quello venerato ad Aidone è, invece, San Filippo Apostolo, nato a Betsaida e morto a Hierapolis nel I sec. d.C.
**La croce di S. Pietro era anche l'ultima fermata per i cortei funerali che allora si effettuavano esclusivamente a piedi. 
***Secondo me è il diminutivo di Fulippuzzu.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina





lunedì 19 maggio 2014

Fontana c.da Corvo-Uccelli / n. 32

Questa è la fontana n. 32 del mio censimento che si trova in contrada Corvo-Uccelli, prima del santuario di Piazza Vecchia. La foto, che ci è stata inviata gentilmente da Gaetano, un assiduo visitatore del blog, ritrae l'acqua che sgorga da un piccolo cannö che fuoriesce dal petto di una donna scolpita in rilievo. A dx, tra la testa con chioma fluente e il foro rettangolare, se guardate attentamente, potete leggere la scritta SPERANZA, forse il nome dello scultore o di un ottimista. Chissà?  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 17 maggio 2014

I NUOVI 10 COMANDAMENTI

DA FACEBOOK I 10 CONSIGLI PER I GENITORI MODERNI CHE VOGLIONO ESSERE SEMPRE AMATI E RISPETTATI DAI LORO FIGLI

martedì 13 maggio 2014

Cavalieri di Cristo del Portogallo

Scudo dei Cavalieri di Cristo*
Nel 1312 venne sciolto l'Ordine dei Cavalieri Templari e nel 1318 Dinis (Dionigi) re del Portogallo (1261-1325) detto l'Agricoltore e anche il Giusto o il Liberale, istituì il nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo per continuare la lotta contro i Mori e soprattutto per incorporare le proprietà del soppresso Ordine Templare, evitando così che l'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni Battista, erede di quello Templare,  diventasse troppo potente nel suo Regno. L'Ordine che mantenne l'abito bianco e la regola cistercense dei Templari, nello scudo sovrappose alla croce patente rossa dei Soldati del Tempio una croce latina d'argento. Nel 1321 contava 69 Cavalieri, 9 cappellani e 6 sergenti e vi potevano accedere solo i nobili dopo un noviziato di tre anni nelle campagne militari contro gli infedeli e dopo aver pronunciato i voti di povertà, obbedienza e castità. Nel 1420 Enrico d'Aviz detto il Navigatore, principe della casa reale portoghese (1394-1460), divenne Gran Maestro dell'Ordine e questa nomina fu importante in quanto le vaste rendite dell'Ordine aiutarono a finanziare le spedizioni atlantiche che erano per metà missionarie e per metà commerciali. Già nel 1425 l'Ordine aveva colonizzato le Isole Canarie, e nel 1445 venivano stabiliti degli insediamenti nelle Isole delle Azzorre. Nel frattempo veniva portata avanti una sistematica esplorazione della Costa Occidentale dell'Africa. Il grande navigatore portoghese Vasco da** Gama (1469-1524), che nel 1499 aprì la via marittima verso le Indie doppiando il Capo di Buona Speranza, era un membro dell'Ordine dei Cavalieri di Cristo. Tuttavia, all'inizio del XVI sec. l'Ordine era così decaduto che ai suoi membri venne accordato il permesso di sposarsi e nel 1499 vennero sciolti anche dal voto di povertà. Cinquant'anni dopo il Re del Portogallo ottenne dal Pontefice l'annessione dell'Ordine alla Corona col Gran Maestro ereditario, ma i Pontefici continuarono a nominare cavalieri, dando vita a un ramo autonomo che ebbe un carattere prevalentemente onorifico. Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Questo simbolo adornò, tra le altre cose, le navi portoghesi durante il periodo delle scoperte.
**Erroneamente alla spagnola "de Gama".

domenica 11 maggio 2014

La vera Festa della Mamma

 

Mia mamma mi diceva: 

 

"A vera festa p' mia è quànn tu si ub'diént e nan m' fai d'sp'ràr !"

 

Piccoli grandi regali

 

Gaetano

 

 

 

 cronarmerina.it


sabato 10 maggio 2014

Green Day Forever

Ottima iniziativa, però io ne aggiungerei un'altra: senza andare tanto lontano, che ognuno pulisca il proprio marciapiede, ogni tanto! Che dite?

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 8 maggio 2014

200 Anni del Circolo

Piazza Garibaldi anni '60

Domani 9 maggio 2014 alle ore 18:00 si terranno i festeggiamenti dei 200 anni della Fondazione del Circolo di Cultura di Piazza Armerina. 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 6 maggio 2014

Fontana Bivio SP 15 / n. 30


Questa è la fontana che ho fotografato lungo la Strada Provinciale per Barrafranca. Si trova inserita nel muro che delimita un grande bàggh privato. Si vede chiaramente che è di recente costruzione, tranne la vasca. E' molto gradevole da vedere, in quanto nella sua semplicità occupa e risalta molto bene quello spazio del muro recentemente restaurato. Questo dimostra che le cose anche se semplici ma tenute bene, in un ambiente pulito e ordinato, fanno la loro bella figura e la fanno fare anche ai loro decorosi e distinti proprietari.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

venerdì 2 maggio 2014

Fontanella Villa Ciancio / n. 4

Questa fontanella in ghisa è quella della Villa Ciancio, chiamata così perché intitolata al generale della I Guerra Mondiale, il piazzese Giuseppe Ciancio (1858-1932)*. La villa ancora nell'Ottocento non c'era perché al suo posto c'era 'nvaddöngh sulla sommità del quale, secoli prima, erano state costruite le antiche mura della Città (Torre Patrisanto etc.). In questa valle c'era l'antica chiesetta dedicata a S. Maria dell'Udienza che, successivamente, venne demolita per riempirla eliminado così la forte pendenza. Negli anni '20 la villetta chiamata Francesco Crispi risulta ancora senza recinzione, e quando questa viene fatta prende il nome di Giardino delle Rose. Tutti però la conosciamo come Villetta Roma, perché si estende lungo tutto il primo tratto dell'ex via ferreria o f'rraria, chiamata così perché prima c'erano molte officine d' f'rrari (fabbri) e 'nferrascecchi (maniscalchi). Questa via, ormai divenuta solo di passaggio, prima era tra le più frequentate perché piena di botteghe, negozi e attività artigiane. I motivi erano molteplici. Era la via che, per chi proveniva dalle località a sud della provincia, portava subito al centro della Città (allora Piazza Garibaldi) e poi al quartiere Monte, che comprendeva la Cattedrale, l'Ospedale e il Carcere, oltre alle tante scuole e numerosi monasteri. L'esposizione 'nfacci sö era assicurata per gran parte della giornata e risultava molto importante in inverno, tutto ciò consentiva agli artigiani di lavorare all'aperto senza spreco di elettricità (mancante sino ai primi anni del '900). Inoltre, quello che faceva la differenza rispetto alle altre vie, era la larghezza della strada e del marciapiede, molto rilevanti per l'esercizio delle attività e l'esposizione dei manufatti, anche per questo è stata la sede per diversi anni della fiera annuale. La fontanella sino agli anni '60 era molto frequentata da giovani e meno giovani, perché non in tutte le abitazioni c'era l'acqua corrente e specie in estate era comoda p' p'gghiè 'na buccàda d'égua frésca! Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*La sua biografia si trova su questo blog tra le "Ricerche storiche" dal 18 dicembre 2013 in poi.