Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 31 marzo 2013

L' UFO di Creta

L'UFO che si è aggirato in questi giorni su questo blog è il Disco di Festo. Il disco in terracotta di 16 cm. di diametro e 16 mm. di spessore, è stato trovato nella città di Festo sull'isola di Creta nel 1908 da una spedizione italiana guidata dall'archeologo romano L. Pernier e dal roveretano F. Halbherr. Datato intorno al 1700 a.C. è ricoperto di simboli impressi in ambo i lati con stampini quando l'argilla era ancora fresca. I simboli, che in totale sono 241, sono rimasti anora indecifrati. 

Famiglia Crapanzano

D'oro alla banda di rosso caricata dal leone d'oro
Famiglia originaria della Catalogna, nel 1270 ca. Antonio Crapanzano è governatore di Terranova (Gela). A Plaza nel 1396 Ruggero è uno dei capi del partito Catalano contro il partito Latino e nel 1401 ricopre la carica di Capitano esercitando continui abusi di potere, verrà destituito soltanto nel 1448. 1411 Minotta di Crapanzano è ambasciatore della città presso la regina vicaria Bianca di Navarra.

Buona Pasqua 2013

 

Gli auguri vanno in modo particolare al mio amico Enzo che sta poco bene.

sabato 30 marzo 2013

Bonsai per prevenzione AIDS

Oggi invece del solito uovo pasquale ho preferito l'alberello bonsai dell'Anlaids onlus, nata nel 1985 per volere di medici, ricercatori e persone impegnati nella ricerca, nell'informazione, nella prevenzione e assistenza nella battaglia contro l'epidemia di Hiv. Mi sembra utile comunicare che questa Associazione risponde al n. verde gratuito 800 589 088, tutti i lunedì e giovedì dalle 16 alle 20, per chiarire ogni dubbio sull'Hiv/Aids anche in lingua inglese e francese. 

Domani più luce

 

Stanotte non dimentichiamoci di portare avanti le lancette di un'ora.

Dicono che risparmieremo 90.000.000 di Euro.

  Ma allora perché non farlo tutto l'anno ?!

Ospedale di Piazza/4^ sede - 4° nome

Chiostro S. Francesco ex Ospedale Chiello

4^ Sede e 4° nome

Nel 1648 la gestione dell'Ospedale di S. Spirito, oltre all'Opera dei Trovatelli e al Monte di Pietà, passa all'Ordine Fatebenefratelli, a Platia chiamati anche Benefratelli. Questo cambio di gestione è dovuto al peggioramento della situazione economica dell'ospedale da quando è morto nel 1629 don Andrea Trigona dei baroni di San Cono Superiore che, da priore dell'Ordine Ospedaliero di S. Spirito, ne aveva fatto un ospedale modello famoso in tutta l'Isola. I passivi dell'ospedale sono stati tali da indurre già nel 1640 l'economo-governatore Baldassare Cappello, barone di Bonfalura, per risanare il deficit, a vendere la chiesa di S. Spirito ormai fatiscente, ai Francescani Conventuali vicini. Questi, appena acquistata, l'anno abbattuta per ingrandire il piano antistante la loro chiesa di S. Francesco, in costruzione dai primi anni di questo secolo. L'ospedale con la nuova gestione, viene ristrutturato e ingrandito con una nuova costruzione, destinata a cenobio per i frati ospedalieri e una nuova piccola chiesa con oratorio per il sodalizio dei Bianchi. L'ospedale e la chiesetta prendono il nuovo nome di S. Tommaso Apostolo. 

venerdì 29 marzo 2013

Chissà ?

 


Chissà come doveva essere in origine questo palazzo e/o cortile di via Monte ?

Quante trasformazioni nei secoli !

La montagna di questo mese


MONTAGNA DI MARZO

A circa 7 Km. in linea d'area a Nord-Ovest da Piazza esiste un monte a 670 sul livello del mare. Questo monte è conosciuto come Montagna di Marzo, e non può finire il mese con questo nome, che non se ne parli un po'. Il nome deriverebbe dal Dio Marte o Mamerte protettore dei Mamertini, mercenari di origine campana scesi in Sicilia perché chiamati alcuni decenni prima da Agatocle, tiranno di Siracusa,  che vi si stabiliscono intorno al 260 a.C. I Mamertini chiamano la loro città Mamerco in latino Oppidum Mamertium da cui Montagna di Marzo. Nel 212 a.C. i Romani la radono al suolo e oltre otto secoli dopo, tra il 600 e il 700 d.C., in seguito alle incursioni Saracene, la popolazione che abbandona i villaggi aperti vi si rifugia alla ricerca di luoghi fortificati (castra). Al tempo della conquista del conte Ruggero I d'Altavilla la Montagna è popolata da Arabi ed è chiamata Naurcium forma errata di Maurcium, da cui Morcio, Marcio e Marzo. Nel 1296 la ritroviamo come nome di un feudo di proprietà di un certo Rainaldo de Gabriele che ottiene la licenza di costruirvi un fortilizio. Nel 1394 è di proprietà della famiglia de Aidone sino a quando Elisabetta de Aidone, vedova de Gaffori, non si sposa nel 1516 in seconde nozze con Giovanni Matteo Trigona, capostipite dei Trigona di Piazza. Concludo con alcune parole tratte da "Notizie sul sito" di Sebi Arena: La popolazione di Piazza Armerina, a memoria d'uomo, ha sempre favoleggiato sulle ricchezze di Montagna di Marzo, che denomina volgarmente "a muntagna a cucca". In dialetto piazzese la cucca è la civetta, intendendo così ricordare che su quella montagna nidificano le civette e dove venivano rinvenute monete su cui è riprodotto un rapace che azzanna una serpe.  

Visita a 2 Altari della Reposizione

Chiesa SS. Crocifisso, 2013

Chiesa S. Giovanni Evangelista, 2013

Mi hanno fatto notare che quelli nella foto non sono Sepolcri, luoghi che ospitano i morti, bensì Altari della Reposizione. In questi Altari viene accolta l'Eucarestia attraverso la quale vive Cristo, pane di vita. C'è sempre da imparare.

Soluz. Aguzzate la vista n. 17

Ecco dove si trova la figura di cavallo scolpita. Sull'arco di questo portone, probabilmente un'antica scuderia (stàdda), in via Alessandro, a pochi passi dalla via Mazzini.

giovedì 28 marzo 2013

CAPITAN MIKI, l'eroe number THREE

 

USCITO PER LA PRIMA VOLTA NEL 1951 ARRIVO' A SUPERARE LE 500.000 COPIE A SETTIMANA !

(senza dimenticare i suoi fedeli "collaboratori": Dottor Salasso e Doppio Rum) 

Oggi i Sepolcri

Il Sepolcro della Chiesa del Crocifisso - Pasqua 2011

Ogni anno per la sera del Giovedì Santo le chiese preparano gli Altari della Reposizione del Santissimo Sacramento. I fedeli per devozione e tradizione ne visitano almeno tre. Tra i più suggestivi c'è sempre quello della chiesa del Crocifisso, dove si possono ascoltare anche i "lamentatori" che si preparano per la processione del Venerdì Santo.

1843 - Turista Bourquelot - Verso Caltagirone

Verso Caltagirone

Dopodiché ho ripreso la strada di Caltagirone, strada meno piacevole rispetto a quella nei pressi di Piazza, ma piena di vigne, di alberi e di verde. Le montagne vicine essendo trafitte da grotte sepolcrali ne volli visitare qualcuna. Sceso dalla mia mula mi diressi verso i punti neri che da lontano avevano attirato la mia attenzione. In una zona rocciosa, trovai quattro grotte di diversa forma e dimensione. All'ingresso di una si trovava una vasca, simile a un'acquasantiera e che sembrava essere destinata a contenere l'acqua santa. All'interno c'era una vasca sepolcrale. Le successive due camere erano più piccole della prima e si distinguevano dei resti di tombe. La quarta era la più grande ma fatiscente. Il tetto er acrollato nella parte anteriore e posteriore, rimanendone che delle rovine.

mercoledì 27 marzo 2013

Burt, che attore !

Burt Lancaster  cazzaör ne "Il Gattopardo"

Quando si leggeva sul manifesto che nel film ci sarebbe stato Burton Stephen Lancaster (1913 - 1994) era spettacolo assicurato. Cinquant'anni fa veniva proiettato per la prima volta "Il Gattopardo" e non si può non ricordare questo attore "coi baffi". 

Tanto per mettere qualche titolo di  film degli 80 dove lui fu protagonista: "Trapezio" 1956, "Da qui all'eternità" 1953, "L'ultimo Apache" 1954, "Ardenne '44, un inferno" 1969, "Novecento" 1976 e "L'uomo di Alcatraz" del 1962.     

1843 - Turista Bourquelot - Per i Maccari

Mirabella Imbaccari (Maccari) primi '900

Passando per i Maccari 

A quattro o cinque leghe a sud-ovest di Piazza sorge Mazzarino, una piccola città col titolo di contea, da cui ha preso origine la famiglia del famoso cardinale Mazzarino. Le campagne vicino alla città (di Piazza), in particolare verso Caltagirone, meritano ancora oggi l'epiteto di opulentissime che avevano ricevuto dagli antichi. Si intravedono alberi del Nord e quelli del Sud, le querce, gli olivi, le aloe, i noci, le roverelle, i noccioletti, i cipressi e i canneti che arrivano sino a dieci metri. La strada si percorre deliziosamente, le querce formano un arco che difende dal caldo sole, l'edera circonda con le sue foglie lucenti i tronchi tondi come colonne, i rovi fitti e allineati ai lati della strada sembrano il pavimento di un tempio di verde. Una miriade di fiori spuntano dai ciuffi d'erba che tappezzano il suolo, dei piccoli ruscelli scendono dalle colline e attraversano la strada. Si è sempre sulle montagne, ma queste non sono rocciose. L'erba, le viti, gli alberi di tutti i tipi coprono i loro fianchi come un ricco tappeto, e a loro fanno da corona dei pini a ombrello. Infine, l'aspetto della campagna da Piazza per il villaggio delle Maccare, è uno dei più affascinanti che abbia mai visto. Nessuno potrebbe dipingere dei simili paesaggi e nemmeno potrebbe avvicinarsi alla realtà. Loro fanno riposare gli occhi e lo spirito per la semplicità, la calma e la freschezza.
La sala in comune del fondaco dove ho pranzato ai Maccari aveva un aspetto dei più pittoreschi. Era una grande sala con grandi archi a volta, illuminata da finestre circolari, che serviva anche da cantina, da ufficio, da osteria, da bottega e da albergo. Un tavolo e una panca di legno e un paio di boccali in peltro erano sufficienti alle esigenze dei frequentatori. In una nicchia, separata dal resto della stanza da una parete di tavole, a circa tre metri dialtezza, troneggiavano un letto enorme e una grande botte di vino, su cui penzolavano delle salsicce e dei prosciutti. Una porta, quasi sempre aperta, comunicava il locale degli uomini con quello delle scuderie dei cavalli, che, come ho già detto, sono molto curati in Sicilia. E' stato un bene trovare nel fondaco delle Maccare un po' di fuoco e un fornello per cucinare delle braciole.

* Domani l'ultima parte: 1843 - Bourquelot - Infine verso Caltagirone   


martedì 26 marzo 2013

BLEK l'eroe number TWO


CON BLEK MACIGNO CI SI

RITROVAVA NELL'AMERICA SETTENTRIONALE DEL 1770

POCO PRIMA DELLA GUERRA DI INDIPENDENZA

TRA COLONI AMERICANI E INGLESI

CHE STORIE AVVINCENTI !


1544 - 4° titolo, riconferma di Opulentissima

Campanile della Cattedrale di Piazza

1544 - IV Titolo: riconfermata Opulentissima

La città di Plaza o Pulice col prestito di 800 onze (ca. € 150.000 di oggi) alla Regia Corte, ottiene la riconferma da re Carlo V d'Asburgo del titolo di Opulentissima (Ricchissima) ricevuto 27 anni prima. E' stata messa la foto del Campanile della Cattedrale perché è proprio in quel periodo che vengono ripresi i lavori per il completamento tanto del Campanile quanto della Chiesa. I lavori, finanziati dal lascito di 60.000 scudi (ca. € 4.300.000 di oggi) della baronessa Panfilia Spinelli-Calascibetta nel 1517, erano stati interrotti due anni prima per un terremoto nella Val di Noto, che aveva causato danni non gravi. 

lunedì 25 marzo 2013

50 anni fa IL GATTOPARDO

 

Il sito "Amo Palermo" ci ricorda che il 27 marzo 1963, io avevo 10 anni, fu proiettato per la prima volta a Roma, al cinema Barberini, il film "IL GATTOPARDO". Monumentale, unico ed eccezionale film che ci fece fare un salto indietro di 150 anni nella vita che si conduceva, tra chiari e scuri, nella nostra Isola.


1843 - Turista Bourquelot - Piazza o Chiazza

Piazza in una stampa inglese dei primi dell'800

Piazza altrimenti Chiazza

"Riprendemmo la strada di montagna. Un boschetto ricco di ombra e frescura e una fontana di acqua si offrirono a noi, sia uomini che bestie. Mi fermai lì e mi servii, tra gli alberi, un pasto solitario che mi piacque così tanto. Avvicinandosi a Piazza, la vegetazione cambiò aspetto e sembrava di stare più a nord rispetto a prima. Oltre ai pini d'Italia ci apparsero olmi e castagni della Francia. Arrivammo in città da un viale alberato con garbo. Da molto lontano si scorgeva la cupola della chiesa principale che occupava un punto in alto.
Piazza, che gli abitanti chiamano Chiazza era stata, se dobbiamo credere ad alcuni scrittori, fondata da una colonia di Eoliani; altri sostengono che deve la sua origine agli abitanti di Gelentium, che vi si insediarono dopo la distruzione della loro città. Il suo nome era in origine Plutea o Plutia, dicono per la ricchezza del suo territorio. Piazza fu ridotta in cenere dai soldati di Guglielmo il Malo nel 1163; Guglielmo il Buono la fece riscotruire a tre miglia dalla sua posizione originale e difesa da un forte castello, di cui il signor Borch* nelle sue Lettere sulla Sicilia, ci ha detto che ha trovato alcune rovine. Le strade della città attuale, considerata tra le città ricche dell'interno della Sicilia, le ho trovate molto ben asfaltate e abbastanza regolari. Il palazzo della Sopraintendenza si affaccia su una larga piazza, tre lati della quale occupati da botteghe di macellai. Piazza ha dato i natali (1625) al gesuita Prospero Intorietta**, missionario in Cina, che ha pubblicato con Rougemont e Couplet una traduzione della morale di Confucio (gli abitanti di Piazza si reputano discendenti dai Francesi che hanno soggiornato nella loro città durante la dominazione angioina; la loro lingua, diversa da quella siciliana, sarebbe un'alterazione del francese). La chiesa principale di Piazza è a tre navate a croce latina, le pareti e le colonne sono intonacate; la cupola s'innalza sopra il coro. Sulla destra si vede una cappella ben decorata, che sembra risalire al XVI Secolo. Nella parte esterna che corrisponde a questa cappella esiste una doppia fila di finestre chiuse su dei pilastri coi capitelli enormi teminanti a fiamma."

*Viaggiatore e naturalista polacco, 1753-1811.
**Si riferisce al gesuita Intorcetta.  

domenica 24 marzo 2013

Aguzzate la vista n. 17

 

Spesso ci passiamo accanto. Dove si trova ?

1843 - Turista Bourquelot "Incontri al lago"

1843 - Lago di Pergusa

Incontri al lago

Nel 1843 lo storico e docente di paleografia francese Fèlix Bourquelot (Provins 1815 - Parigi 1868) intraprende un viaggio in Sicilia e pubblica le sue impressioni nel 1848 nel suo volume Voyage en Sicile nel quale, a pagina 178, riporta questo episodio accadutogli prima di arrivare a Piazza, passando dal Lago di Pergusa.
"Un piccolo ma strano episodio è accaduto lungo il mio viaggio nei pressi del Lago di Pergusa. Mentre ero sulla strada per Piazza, intento a guidare il mio mulo carico di bagagli, seguendo la riva in silenzio, guardando l'acqua e i fiori, e cercando tra i miei ricordi i personaggi divini che una volta avevano frequentato questi luoghi, vedo, mezzo nascosto tra i cespugli, un uomo sinistro, che tiene in mano un fucile che sembra pronto allo sparo. Quando gli passo accanto, parlando in siciliano mi fa una domanda che non capisco e alla quale sto molto attento a non rispondere. Premendo sui fianchi del mulo, in poco tempo perdo di vista il mio intelocutore pericoloso. Luigi mi raggiuge ben presto, il suo volto è pallido e spaventato e batte persino i denti. Mi dice a bassa voce che aveva temuto per noi, mostrandomi in lontananza un altro fucile tra le canne. Confesso che non sono stato senza qualche apprensione, e il mio primo impulso, non avendo armi, era stato quello di allontanarmi dal nemico. Continuammo ad avanzare senza nuovi incontri e quando raggiungemmo la fine del lago, piuttosto che seguire la riva, seguimmo le creste delle colline e finalmente arrivammo ai nostri bagagli. L'altro accompagnatore, che avevamo creduto in pericolo, era salito più in alto per vedere cosa sarebbe successo e se avessimo avuto bisogno di aiuto. Riacquistato il sangue freddo, riflettei sulle diverse circostanze della mia avventura e senza essere accecato dal desiderio di raccontare dopo una storia di briganti, mi domandai se le persone che avevo incontrato appartenevano veramente a quella gente poco raccomandabile. Nonostante il pallore di Luigi, nonostante le precauzioni di Salvatore, nonostante la mia impressione, sono arrivato a questa conclusione disperata per la mia vanità, che raccomando ai futuri viaggiatori in Sicilia: gli uomini armati che si incontrano sulle rive del lago di Pergusa non sono dei briganti, ma cacciatori di anatre !"

► Domani la seconda puntata:  1843 - Turista Bourquelot "Piazza o Chiazza".

Famiglia Coniglio

D'azzurro alla fascia d'oro, sormontata da un sole nascente di rosso e con un coniglio aggruppato d'argento in punta
Della famiglia Coniglio a Plaza, il primo membro lo troviamo nel 1416 con Stefano de Cuniglio notaio. Nel 1445 Filippo Cuniglio è giurato, 1482 Ximenio de Coniglio è nobile iscritto alla Mastra Nobile. Alla fine del '400 il sacerdote padre domenicano Vincenzo Coniglio opera nella nostra Città dando chiaro esempio di santità, dimora per molti anni nel piccolo convento di Aidone ove fonda un monastero di suore domenicane nel 1537 e muore a Plaza nel 1551. Dal 1711 al 1756 Giovanni Battista è giudice, 1714 Stefano Cuniglio è sacerdote e fugge da Platia con altri sacerdoti per non ubbidire al Re nella Controversia Liparitana. 1731 Ignazio è padre gesuita docente nel Collegio di Platia. 1777 Francesco Coniglio-Rosselli è tra i primi 5 Senatori Urbani previsti dal nuovo privilegio di Senato concesso alla Città ed è, inoltre, proprietario insieme al fratello Stefano, di terre nelle contrade di Torre di Pietro, Aliano, Bellia e Costantino. Nel 1787 Francesco è costretto, per il suo coinvolgimento nello scandalo dell'ammanco nell'amministrazione comunale di oltre 4.000 onze, a candidarsi nelle liste elettorali delle giudicature evitando quelle delle caniche urbane. 1789 Filippo Neri Coniglio è giudice del Tribunale del Concistoro dal 1789 al 1791 e giudice della Gran Corte Civile nel 1796. Egli posandosi, diventa proprietario del feudo Picciana o Scarpa (c/o Monreale) e dal 1803 è a Palermo.

sabato 23 marzo 2013

Soluzione oggetto misterioso n. 4

La mannèra

Si tratta della mannèra a due manici che, prima dell'avvento del tritacarne elettrico, veniva usato dai macellai (perché per le casalinghe sarebbe stato un po' "scomodo") per tagliare la carne sul ceppo in legno detto capuliaöur e ottenere u capulià o tritato anche pa sauzzìzza ! L'ho fotografata accanto a una vecchia ciàv p' tòppa per rendere meglio le dimensioni. Sebi e Antonino hanno indovinato su facebook, complimenti e al prossimo.

Eccovi l'originale

Invece di arrivarne un'altra inedita, come tutti speravamo, è arrivata la poesia originale, datata 1877, direttamente da Remigio Roccella. Mi dispiace per la "poetessa" ma i versi che aveva "portato alla luce" l'avevano già vista oltre un secolo fa. Eccovi qui sotto soltanto 4 delle 15 quartine complessive.

 

A végghia ch' s marìa

 

Canzöna

Darrèra Santa Vènn'ra
tuttöra ggh'è ncurtìcch,
unna ggh' sta na föm'na
cu a facci com u picch'.

Oh! S'a v'dè! Chi giöv'na...
ch'è bedda, ch'è mpuppàda!
A pedd ha com ô còir 
a böcca l'ha sfunnàda.

Davvèru ggh'è s'mpàt'ca,
nû nas ggh'av u rögg,
nâ frönt ggh'ha f'lìni
mantècca ggh'ha nt n ögg.

S' ciàma S'gnà 'Ntònia
e cönta trëi v'ntìni.
Ch'è bedda! E tutti a vant'nu
d' zza e d' ddà i v'sgìni! 

.......

Da "Poesie e Prose nella Lingua Parlata Piazzese" di Remigio Roccella

1843 - Turista Félix Bourquelot

Il turista Félix Bourquelot

Sono riuscito a trovare il volume originale che vedete nella foto, dove l'autore francese Félix Bourquelot in alcune pagine, ci parla del suo viaggio in Sicilia fatto nel 1843. La mia traduzione, da pag. 178 alla 183, riguarda il passaggio dalle nostre parti, dal Lago di Pergusa sino all'arrivo a Caltagirone, passando per i Maccari. Domani la prima parte del reportage alla quale ho dato il titolo "Incontri al lago". Poi seguiranno "Piazza o Chiazza", "Passando per i Maccari" e infine "Verso Caltagirone". 

venerdì 22 marzo 2013

'Ndo curtìcch

Darrèra Santa Vèn'ra

Ho appena ricevuto questo commento-poetico anonimo al post "Angoli e nomi dimenticati" che riporto integralmente, compresa la traduzione. Io ho aggiunto soltanto la foto e il titolo. Mi è sembrato doveroso premiare l'entusiasmo e la passione di questa piazzese proponendovelo così com'è. Sarò sempre disponibile a pubblicare simili slanci culturali.

 

"Fermo restando il fascino della foto (sono grande nostalgica del passato!) ho portato alla luce questi piccoli versi"

 

'Ndo curtìcch


Darrera Santa Ven'ra, tutt'ora gn'è ncurticch,
onna gn stà na fommna ca facci com u mpicch!
Ah s'avvdè che bedda! 
Ch'è sciacquada, ch'è mpuppada!
A faccia l'ha com' u coiru
ndò nas ngnav u rogg!


Traduzione: Dietro la chiesa di santa Veneranda, tutt'ora c'è un cortile / dove vi abita una donna con il viso lungo come il picchio! / Ah se vedeste com'è bella! / Com'è formosa! Com'è ricercata nel vestire! / Però il suo viso è verde come il cavolo / e il suo naso è sempre con il moccolo!
P.S. Ho sempre saputo questa filastrocca in dialetto, e non ho avuto mai lo spazio per collocarla, adesso che ho visto Cortile Pulici mi è sembrato che la donna di cui conosco così poco, possa aver avuto dimora proprio lì. Ciao

Che ne dite? Io ne aspetto un'altra da pubblicare con piacere.



Oggetto misterioso n. 4

Io ho già mezza idea di cosa sia, ma vorrei la conferma da qualcuno di voi.

Cos'è ?

1536 - Mungibeddu p'r'culös

Eruzione dell'Etna del 1669 - Dipinto dal pittore testimone oculare Giacinto Platania
Il 22 marzo del 1536 muore, colpito da un lapillo precipitando nel magma incandescente, il piazzese Francesco Negro, medico e scienziato di gran fama, il quale si portava sull'Etna, spinto dallo studio della vulcanologia, per controllare un'imponente eruzione del vulcano. Il Villari riporta nella sua Storia di Piazza Armerina l'anno 1528 facendo riferimento all'opera del Chiarandà del 1654 e questi al Fazello. Invece si tratta dell'eruzione del 1536, una di quelle che produssero disastri locali notevoli con la fase cruciale il 22 marzo, della quale ci riferisce l'abate Vito Maria Amico (1697-1762) nel suo Catana illustrata del 1741 con queste parole: Crollò quel giorno il tempio di S. Leone eretto nel bosco, e crollato, fu dai torrenti di fuoco ingombro. Il tempio era un cenobio nei pressi di Nicolosi. In quella circostanza occorse un'orribile disavventura a un valoroso medico, di nome Francesco Negro, il quale per indagare sulle voragini apertesi nei pressi, che mandavano al cielo sassi infuocati, sconsigliatamente avvicinatosi alla fornace, crollatogli sul capo un'eruttato sasso, morì.
Non essendoci alcuna stampa dell'eruzione del 1536, ho messo un quadro del pittore di Acireale Giacinto Platania (1612-1691) che fu un testimone oculare di quella del 1669, considerata la più devastante in epoca storica. Se lo guardate attentamente, potete notare come in quella eruzione la lava raggiunse Catania, circondando anche il Castello Ursino. Da allora, il castello dista ca. 500 mentri dal mare, mentre prima era situato proprio sulla riva, tanto da prendere il nome di Castrum Sinus ovvero castello del golfo. Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 

giovedì 21 marzo 2013

La Freccia si è fermata

Il cuore della Freccia del Sud che per noi atleti, alunni, insegnanti di ed. fisica e amatori meridionali degli anni '70 è stato sempre un esempio da seguire, si è fermato a 61 anni 

 Addio Pietro  

TEMPI D' CIAZZA 2013

In questi giorni è uscito il nuovo calendario ad â ciaccësa 2013 di Lucia Todaro alla quale vanno i miei complimenti. 

Il mio eroe Number ONE

  Una settimana fa, rispondendo a un commento, mi è venuto di parlare dei miei eroi preferiti.

Ebbene sì. Il mio eroe N. 1 era e resta NEMBO KID.

Non la versione moderna, Supermen, ma la versione anni '50 e '60. 

Che viaggi nel futuro ! Che viaggi frantasiosi ! Troppo forte !

Prossimamente gli eroi Numeri TWO, THREE and FOUR.

☺ Prego notare il prezzo di copertina del fumetto (£. 120) 

... e i vostri ?

mercoledì 20 marzo 2013

Le cose essenziali

Ieri mi spiegavano che nella tavolata di S. Giuseppe le cose essenziali sono: il quadro della Sacra Famiglia e le forme del pane che la rappresentano. La forma tonda a sx è quella della Madonna, quella centrale, con le mani incrociate, Gesù Bambino, quella a destra, il bastone di San Giuseppe.

Angoli e nomi dimenticati


L'anno scolpito sul pilastro dx del portone nella foto il alto
A pochi passi dalla centralissima piazza Garibaldi e ancora meno dal Municipio, esiste un angolo della nostra Città che si è fermato al 1653, la data scolpita sul pilastro del portone a pianoterra. A Sètt Cantunèri esiste un cortile che se fosse stato fatto apposta per un film, avremmo dovuto assegnare all'autore l'oscar per la miglior scenografia, e all'amministrazione comunale quello per i migliori "effetti speciali". Il cortile in questione ancora "incontaminato" dalla civiltà moderna, è quello intitolato a Pietro Pulici. Per tanti, a cominciare da me, era un nome come un altro. Invece, se andiamo a "spulciare" tra i libri di stroria, ci accorgiamo che si tratta del nome di un gran benefattore piazzese dell'Ottocento. Fu grazie alle volontà testamentarie del cav. Pietro Pulici e del canonico Giuseppe Castagna, e altri cittadini, che nacque la "Casa di ospitalità per indigenti S. Giuseppe" per persone sole e anziane. La Casa è annessa alla chiesa della Madonna delle Grazie (Cappuccini) e viene gestita dalle Suore della Sacra Famiglia. Altre notizie sul benefattore non sono riuscito a trovarne, ma a me basta sapere che dietro quel nome non c'è uno qualsiasi. Ogni tanto sarebbe bene non solo sapere i nomi dei premi Nobel australiani o finlandesi, ma anche conoscere qualcuno dei nostri illustri compaesani e rendere le vie che portano il loro nome, più decenti. Per concludere, il cognome Pulici molto probabilmente deriva dal nome della nostra Città nel 1540, quando veniva chiamata anche Pulice e contava 13.800 abitanti. Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 19 marzo 2013

Visitando 6 Tavolate

Scala S. Anna - Caritas
S. Rocco - Fundrò
Asilo Nido
Giovani Orizzonti - S. Maria della Neve
Istituto Comprensivo L. Capuana
Chiesa di S. Giuseppe

Tavolata anche alla Capuana

Oggi anche nella palestra che per tanti anni è stato il mio posto di lavoro, c'è la tavolata per San Giuseppe. Auguri di Buon Onomastico a tutti i Pèppi, P'ppìngh, P'nùzzu, P'nù, P'nèddu, Pepè, Pinu, P'ppùzzu, P'pp'nèddu e Pippu.

E complimenti al Comitato Quartiere Monte.

Tradizione per S. Giuseppe

♥ L'autore la dedica ai genitori, che hanno promesso di imbandire la tavola di S. Giuseppe ogni anno e fino alla fine dei loro giorni, per ringraziare il Santo di aver concesso loro, finalmente, la gioia di avere quell'unico figlio dopo due vani tentativi. Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 18 marzo 2013

3^ veduta della Città

La formella d'oro con la mappa della Città - 1632
Negli stessi anni in cui è realizzato il quadro raffigurante S. Andrea Avellino, 2° Compatrono della Città, dove viene riportata la seconda veduta di Platia, all'orafo sacerdote don Camillo Barbavara è chiesta la realizzazione di tre formelle in oro, argento e smalti, da porre come pettorale sull'immagine della Madonna delle Vittorie. Il Vessillo della Madonna già si trova nella custodia in argento eseguita nel 1627 dall'artigiano Giuseppe Capra nella sua bottega di Caltagirone. Le tre opere preziose che realizza l'orafo, sono il frutto della riconoscenza del popolo piazzese e dei Comuni vicini, per le grazie ricevute nei decenni passati. A metà del secolo scorso, nel 1545 e nel 1558, la siccità ha creato gravissime carestie nei paesi della valle del Gela e del Braemi. In quella del '45 a Pulice viene in abito di penitenza il presidente del Regno, il marchese Ambrogio Santapau, accompagnato da molti nobili palermitani. Il quella del '58 vengono penitenti molti cittadini dei Comuni di Aidone, Mazzarino, Barrafranca, Pietraperzia e Butera, per pregare la Madonna del Vessillo e ottengono la grazia di un'abbondante pioggia. Quarant'anni dopo, nel 1591, la fame, la peste e la siccità colpiscono nuovamente il territorio, tanto che il barone Marco Trigona offre in prestito 15.000 scudi alla città di Caltagirone per affrontare la carestia. Nella primavera del 1595 per la grande siccità, il raccolto del grano sta per essere perduto, ma il Clero chiama i fedeli a una generale penitenza. Fra questi ci sono i giurati Amore, Ligambi, Lagnuso e Zebedeo che fanno voto di realizzare una custodia d'argento per il Vessillo (quella del 1627), nonché la piastra di protezione (quella con la veduta del 1632). A grazia ricevuta erogano la somma totale di 3932 onze. Nella pianta in oro, non più grande di cm. 16 x 12 ca., si può dire che è riportata precisamente la veduta già riprodotta nelle prime due, solo che qui è in rilievo. In basso si distinguono benissimo le mura della città ai lati della porta di S. Giovanni Battista, alla cui destra c'è la Commenda, e alla sinistra, poco fuori le mura, la chiesa di S. Stefano. Continuando a sinistra, fuori le mura, c'è il Convento con la Torre del Carmine, poi in verde gli orti, al centro il Palazzo della Corte Capitanale, in alto a sx il Castello Aragonese, a dx la Chiesa Madre in trasformazione (*), senza ancora la cupola. Sempre a dx in senso orario, il complesso del Convento dei Francescani al Monte, scendendo, si nota una chiesa, probabilmente quella di S. Caterina, poi abbattuta, nella curva di via Cavour, e in verde altri orti fuori le mura. Per concludere una nota dolente: tutto il pettorale è rubato nel 1997 da un pregiudicato con la complicità del sagrestano che fa da basista, ma nel 2003, parte della refurtiva con alcuni pezzi del pettorale, sono ritrovati e consegnati da un cittadino inglese.
(*) Secondo il prof. Ignazio Nigrelli questa veduta, pur essendo stata consegnata nel 1632, sarebbe antecedente a quella del dipinto di S. Andrea Avellino "... in quanto essa mostra la parte posteriore triabsidata della vecchia Chiesa Madre, allora intitolata S. Maria Maggiore, mentre è certamente posteriore la veduta del quadro, dove si nota che il muro posteriore della nuova Chiesa Madre, cominciato a costruire nel 1627, copre già le tre absidi della vecchia..." (I. NIGRELLI, Progetto Ed. Permanente, Ass. Reg. Dis. Scol. 27, Tip. Bologna, P. ARM., 1997, p. 12)   

domenica 17 marzo 2013

Par condicio



Oggi giornata Nazionale dell'Unità, della Costituzione, dell'Inno e della Bandiera Italiana.

Questa invece è la Bandiera Siciliana che venne utilizzata per la prima volta nel 1282 nella Rivoluzione del Vespro dai Siciliani per simbolizzare l'unità della Sicilia nello sacciare gli Angioini (Francesi). I colori sono quelli di Palermo (giallo) e di Corleone (rosso) uniti per primi nella rivoluzione siciliana. Quello al centro è lo storico simbolo della Sicilia, un essere con tre gambe, chiamato triscele o trinacria o triquetra. Questa bandiera ha qualche annetto in più di quella italiana eppure la conoscevo poco. Io ho imparato a rispettarla in ugual modo, da qualche tempo a questa parte, dopo aver conosciuto un po' di più, quello che accadde 152 anni fa, quando ci vennero a "liberare" !  

Lancia in resta per la Soluzione n. 16

Ancora una volta Filippo Rausa, qui mentre ieri si allenava già per il prossimo Palio, na calata o cullègiu a cavallo di un'Ape, ha indovinato l'Aguzzate la Vista n. 16. Vi dò la soluzione con le sue parole abbastanza esaurienti: "Si trova nell'atrio Fundrò (il cortile del Municipio). La fontana fu realizzata dal compianto scalpellino Salvatore Martello. Il rubinetto, invece, è l'invenzione dei tecnici comunali. Serve solo a non fare uscire l'acqua. Infatti, in estate, dissetarsi è un'ardua impresa!". Filippo ha vinto insieme a Sergio Piazza che ha indovinato rispondendo su facebook. In tal caso il regolamento è molto rigido: all'art. 2551 comma 3 bis, prevede la divisione del premio in palio... dei Normanni