Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 30 novembre 2014

Edicola n. 4

A pochi passi dall'Edicola Votiva n. 3, quella della Madonna Addolorata, c'è questa molto più conosciuta, anche perché dà il nome alla via in cui si trova, Cappella San Giuseppe, che poi continua a sx per arrivare sino o P'rtùsg da Cast'ddìna, quella a dx è, invece, la piccola via o vicolo Ciancio. L'immagine del Santo è in mattonelle di ceramica mentre in primo piano c'è anche una statuetta della Madonna Immacolata, il tutto circondato da diversi vasi di fiori e chiusa da una semplice grata in ferro senza vetri. E' dedicata al falegname e artigiano per eccellenza e padre di Gesù, è tenuta molto bene e per questo si devono fare i  complimenti ai vicini che vi si dedicano. Anche questa edicola era lungo la strada per raggiungere la parrocchia di Santa Veneranda dalla via Sant'Agostino, sia durante la settimana, per andare a giocare o b'liàrdino, che la domenica per assistere alla Santa Messa per i bambini e giovani delle 10.  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

sabato 29 novembre 2014

Legati di Maritaggio-Monastero S. Anna

Il chiostro del Monastero delle Agostiniane di Sant'Anna
L'altro sito da cui provenivano le orfane, che concorrevano al sorteggio annuale dei Legati di Maritaggio, era il Monastero di Sant'Anna. Questo Monastero sorse come Ritiro di donne nel primo decennio del 1600, quindi nello stesso periodo del Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella. Fu il nobile Pietro Calascibetta dei baroni di Cutomino* a fondare intorno al 1612 un Ritiro gestito dalla Congregazione di S. Brigida ospitandolo nella sua casa, confinante con l'Oratorio di Sant'Anna, nella quale le donne e le ragazze nobili di Piazza potevano ritirarsi a vivere lontane dalle lusinghe del mondo. Le prime ammesse furono quattro delle sue sette figliole, in quanto le prime tre erano già state avviate alla vita religiosa nel vicino Monastero di Sant'Agata. Nel 1616, fattosi sacerdote ed essendo settantenne, il Calascibetta entrò a far parte dei Francescani. Nello stesso anno don Andrea Trigona barone di S. Cono Superiore (uno degli 8 benefattori menzionati nel Libro Maestro del Monte di Pietà) che in quel tempo si era fatto sacerdote anche lui, fornì le somme necessarie ad ampliare e unire la Casa e l'Oratorio e già nel 1605 aveva lasciato delle disposizioni testamentarie (Legati) a favore della Congregazione. Occorsero circa trent'anni per ottenere l'autorizzazione di papa Urbabo VIII alla mutazione nel 1642 del Ritiro in Monastero di Agostiniane. Tredici anni dopo, nel 1655, il monastero contava sei educande, due converse, due servitrici e dodici suore, quest'ultime tutte appartenenti al patriziato piazzese. Le famiglie da cui provenivano le suore erano: Calascibetta, Buonaccolti, Sanfilippo, Trigona, Caldarera, Pirri, Cagno e Rivarola, alla quale apparteneva anche Geronima Rivarola dei baroni di Rafforusso* che sul finire di quel secolo finanziò le opere per trasformare l'Oratorio in Chiesa che, per essere completata nel 1745, dovette avvalersi dei sostanziosi finanziamenti della famiglia Trigona***. Nel 1866 il monastero fu chiuso per le note "leggi eversive" del giovane Regno d'Italia che, per far fronte alla Terza Guerra d'Indipendenza contro l'Austria (almeno questa è la motivazione ufficiale!) incamerò tutti i beni ecclesiatici gran parte dei quali, tramite il Demanio dello Stato, passarono ai Comuni che li utilizzarono come scuole, collegi, uffici, caserme, carceri. (continua)

*Feudo a 20 Km. a Sud di Piazza e a Ovest della strada statale 117bis verso Gela.
**Feudo confinante con quello di Cutomino ma a Est della strada statale 117bis.
***Lo stemma di questa famiglia lo troviamo sia sull'arco dell'antica chiesetta di Sant'Anna, prima segreteria delle scuole elementari oggi sala conferenze, sia sul portone della grande chiesa, da più di 150 chiusa e abbandonata, con la facciata più bella della Città che il Villari ci dice assai assomigliante a quella della chiesa di S. Carlino del Borromini a Roma.      

Gaetano Masuzzo/cronarmerina        

venerdì 28 novembre 2014

Edicola n. 3

Questa è l'Edicola Votiva in ottime condizioni di via Madonna Addolorata che fa da crocevia alle vie Miraglia e Cappella S. Giuseppe. Inoltre si trova a pochi passi dalle vie Mazzini, Crea e Castellina. Dietro i vetri s'intavede un quadro che ricorda il dolore della Madre di Cristo che tiene tra le braccia il figlio appena sceso dalla Croce. Non so se è la via Madonna Addolorata a prendere il nome dall'edicola o viceversa. Forse anticamente nei pressi c'era una chiesetta con questo nome, ma io in tutti i testi consultati per formulare l'elenco delle 100 chiese della Città non ne ho trovato traccia. Come si vede nella foto sembra la finestra dell'abitazione che ha l'entrata dalla porta sottostante, dalla larghezza di quasi un metro, quanto la parete del muro frontale della casa. Questa era una delle vie da me percorse negli anni 60 per andare all'Azione Cattolica che si svolgeva nella chiesa di Santa Veneranda, quando c'era mons. La Verde e, proprio lì vicino l'edicola, l'abitazione della signorina Nicotra, che ci teneva le lezioni di catechismo quando si era fiamma bianca, verde e rossa. Le Azioni Cattoliche, importantissimi luoghi di aggregazione giovanile che ricordo con grande piacere.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

giovedì 27 novembre 2014

Legati di Maritaggio-Secondo Orfanotrofio

Il portone d'ingresso dell'Orfanotrofio al Monte
Ingresso con balcone dell'ex Casa dei Teatini
L'altro Orfanotrofio della Città, chiamato nei primi tempi della fondazione per volontà del barone Marco Trigona Casa per bambine Orfane ma anche Ospizio delle Donzelle Orfane, dopo 5 anni dalla sua morte (1603) si trasformò in Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella.* Era situato nell'attuale via Orfanotrofio al Monte (ecco da dove deriva il nome di questa via). Se imboccate la via, provenendo dalla strata mastra, il primo arcivecchio portone sulla destra (foto in alto) è quello dell'Orfanotrofio che rimase qui per 300 anni, sino a quando si chiamò Opera Collegio di Maria. Infatti, nel 1901 i due Orfanotrofi si fusero trasferendosi nei locali dell'ex Casa dei Teatini (foto in basso) e affidati alle Suore di Sant'Anna della Congregazione della Carità. Nel nuovo edificio presero il nome definitivo di Casa della Fanciulla S. Giovanni di Rodi.** (continua)

*Badiella vuol dire piccola badìa ovvero piccolo convento.
**Ancora oggi qualche anziano ricorda quando le orfanelle dell'ex Casa dei Teatini erano chiamate per accompagnare i defunti nell'ultimo viaggio dalla chiesa dei funerali sino alla Croce di S. Pietro, alla base della quale, ntô bastiöngh, per i cittadini più in vista, gli amici più cari declamavano i pregi dello scomparso. Certe volte, il compito dell'accompagnamento, gli orfanelli lo svolgevano insieme agli anziani ospiti della Casa di Riposo S. Giuseppe ai Cappuccini. L'ultimo loro accompagnamento fu nel 1969, mentre quello in generale, compiuto a piedi sino alla Croce di S. Pietro, avvenne nel 1975.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 25 novembre 2014

Legati di Maritaggio-Primo Orfanotrofio


La sede dell'Orfanotrofio di S. Maria degli Angeli
Largo Ritiro, in fondo la Commenda di S. Giovanni Battista
Per l'assegnazione dei Legati di Maritaggio ogni anno in aprile e per ogni eredità, si effettuava un sorteggio prendendo un nome tra i 10 pizzini su cui c'erano scritti quelli delle donzelle ben viste dagli Officiali del Monte di Pietà. Le orfane provenivano dai due Orfanotrofi presenti in città e dal Monastero delle Agostiniane di Sant'Anna che ospitava molte educande anch'esse orfane. Uno degli orfanotrofi al momento della fondazione, nel 1313 da parte di Pietro Sambuchelli, fu chiamato Ritiro delle Vergini Povere, un secolo dopo fu trasformato in Orfanotrofio di S. Maria degli Angeli, con sede nei pressi del Convento Francescano al Monte (poi Ospedale Chiello, foto in alto). Nel 1568 un ricco piazzese, Antonello Pizzimenti, lo dota di un ricco patrimonio che svanirà nel giro di tre decenni, tanto da dover essere aiutato finanziariamente dal suocero di Marco Trigona, il medico e matematico Giovanni Francesco de Assoro che, alla sua morte nel 1593, lascerà all'Opera Pia un'eredità considerevole, volontà attuata dal genero, dietro sollecitazione della moglie Laura. Nel 1740 l'Orfanotrofio si trasferì nei pressi della Commenda di S. Giovanni Battista prendendo il nome abbinato di Ritiro di S. Giovanni Battista di Rodi-Ritiro di Donato.* Nel 1901 si riunì all'altro Orfanotrofio, in quel periodo chiamato Opera Collegio di Maria, per trasferirsi nell'ex Casa dei Teatini dove vennero affidati alle Suore di Sant'Anna della Congregazione della Carità in cui presero il nome definitivo di Casa della Fanciulla S. Giovanni di Rodi. (continua)

*Infatti, lo spiazzo antistante (foto in basso) la Commenda dei Cavalieri di Malta, che si era chiamata per un periodo "di Gerusalemme" e, successivamente, "di Rodi", ancora oggi si chiama Largo Ritiro. Donato probabilmente è il nome di un altro benefattore di cui non si hanno notizie.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

    

domenica 23 novembre 2014

Ricordate il dilemma Sette Cantoni?

Signori, penso che ormai avrete capito che questo blog semiserio tratta argomenti poliedrici, che spaziano dalla storia alla filosofia, dalla botanica all'architettura, dalla chimica alla matematica.  Ecco, oggi torniamo su un argomento di alta matematica. Vi ricordate del dilemma posto nel gennaio del 2013 dal prof. Tanino Platania che non ha fatto dormire intere generazioni di Piazzesi?!
"Spiegatemi, o meglio, fatemi capire: i cantoni di via Sette Cantoni sono 7? A me i conti non tornano!"
Orbene, il prof. si è fatto vivo con una sua possibile soluzione che vi propongo di seguito


sabato 22 novembre 2014

Ogni tanto può accadere

La fontana da Villa Rànna dove ora si riesce a leggere la scritta
Ogni tanto può accadere, e quando accade occorre darne atto, perché non si sa quando sarà la prossima volta. Da qualche settimana un gruppo di ragazzi piazzesi ha avuto l'idea di riparare lo scempio causato dal malcostume recente e meno recente, di giovani e meno giovani, piazzesi e non, amministratori e non, nel nostro Giardino Garibaldi. Sì, è proprio vero, una "banda" di ragazzi per qualche ora al giorno ha messo da parte gli smartphone e ha preso rastrelli, ramazze e palette, per riempire decine di buste di immondizia più o meno biodegradabile, rendendo più vivibile, visibile e civile a Villa Rànna. Oasi di verde che era il fiore all'occhiello della Città Opulentissima, Spettabile, Deliziosa, con 100 chiese, 26 monasteri e conventi, una magnifica Cattedrale dedicata alla Patrona affiancata da 6 Compatroni, 2 principi, 2 duchi, 2 Marchesi, 24 baroni e, scusate se è poco, un sito UNESCO a 4 Km! Oltre i Cittadini contemporanei educati sarebbero stati contenti anche i frati Francescani di S. Pietro, che qui avevano da quasi mezzo Millennio la loro "selva" per pregare tra l'orto e le piante officinali, l'Eroe dei due Mondi, che l'ultima volta che c'ero stato era irriconoscibile (dalla vergogna?), il Cav. Luigi Trigona dei marchesi di Roccabianca, che aveva donato la fontana nella foto, tutti coloro che negli ultimi 150 anni avevano ascoltato le opere e operette suonate dalle orchestre e bande musicali p' Menzaöst cu a càlia e a m'rcanella 'nböcca, tutti i genitori (anch'io negli anni 80) che qui accompagnavano i loro bimbi ittati liddi e perché no, anche tutti gli studenti che qui venivano a "studiare" prima degli esami o che venivano a "passeggiare" con la morosa/o o semplicemente sa caliav'nu. Grazie ancora una volta ai Volontari della neonata Associazione Giardino Garibaldi, in particolar modo al porta "bandiera", in questo caso ramazza, che mi sembra sia il giovane Emanuele La Porta, al quale al più presto avrò il piacere di fare i miei complimenti di persona, da estendere a tutto il gruppo "armato" di buona volontà. Ogni tanto può accadere, grazie ! Gaetano Masuzzo/cronarmerina     

venerdì 21 novembre 2014

Edicola n. 2


L'EDICOLA di VIA TEATRO

Questa è l'Edicola Votiva n. 2, quella che si trova in via Teatro, proprio attaccata al muro posteriore del Teatro Garibaldi. Dai quadri che ci sono si deduce che è dedicata alla Sacra Famiglia (quello più grande) e a Maria SS. delle Vittorie (quello più piccolo). Peccato per l'alluminio anodizzato degli sportelli: sono un pugno in un occhio!  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

mercoledì 19 novembre 2014

Edicola n. 1


AL PIANO SANT'IPPOLITO

A quasi due anni dalla nascita di questo blog inizia una nuova "rubrica". Dopo quella specie di censimento delle fontane-fontanelle-abbeveratoi incomincia quella delle Edicole Votive sparse per la Città e il suo circondario. Da wikipedia apprendiamo che "l'edicola è una struttura relativamente di piccole dimensioni, con la funzione pratica di ospitare e proteggere l'elemento che vi è collocato. Il tremine deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes (tempio) e dunque con il significato originario di "tempietto". Strutture di protezione per le immagini di culto popolare tramandato nei secoli come ex voto per uno scampato pericolo come una carestia o una pestilenza, comunque strumento di aggregazione della comunità cristiana che presso di essa si può unire in preghiera." Ovviamente nel mio giro di reperimento ne ho fotografate di tutti i generi. Ci sono quelle tenute benissimo e in ordine con fiori e ceri e ci sono quelle chiuse o abbandonate, ci sono quelle aperte e quelle con le grate, tutte dimostrano gli "alti e bassi" che nei secoli ha avuto la fede cristiana nella popolazione. La prima Edicola o Capitello votivo della nostra rilevazione-raccolta-recupero è quella al Piano Sant'Ippolito a pochi metri dalla croce in pietra dei Cappuccini e da quelle in legno del Calvario. La foto mi è venuta bene con la nostra Città sullo sfondo, le altre saranno meno suggestive di questa, ma sempre "nostre".  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

lunedì 17 novembre 2014

I Legati di Maritaggio-1


Come ho già detto in un post dei giorni scorsi, il vecchio Monte di Pietà amministrato dalla Compagnia dei Nobili sotto il titolo dello Spirito Santo detta dei Bianchi, al momento dell'unione col nuovo Monte di Prestami, voluto dal chierico Michele Chiello nel 1771, portò agli Officiali Amministratori anche 8 EREDITA' di altrettanti facoltosi benefattori che avevano redatto i loro testamenti tra gli ultimi anni del Cinquecento e i primi del Seicento. Questi nominativi li conosciamo con certezza leggendo il frontespizio del II Libro Maestro dell'Amministrazione degli Introiti e Rendite del Venerabile Monte della Pietà che racchiude tutte le operazioni di Cassa che vanno dal 1797 al 1823. I nomi ve li trascrivo nell'ordine e come si leggono, mettendo tra parentesi come li conosciamo oggi; delle loro vite e discendenze ne riparleremo un'altra volta:
- D. Mariano RESTAGNO (Ristagno), testamento del 1571;
- Beatrice CREMONA;
- Cl. D. Marcello di MODICA, testamento del 1580;
- Biaggio SUFANTI (Biagio Suffanti);
- D. Pietro GAFFORE;
- D. Ercolo BOCCADIFUOCO (Ercole), testamento del 1595;
- D. Andrea TRIGONA, testamento del 1605;
- Gilberto POLIZZI.
I suddetti benefattori, al momento del rilascio delle loro disposizioni testamentarie per concedere parte dei loro beni a una persona diversa dagli eredi, avevano originato i cosidetti Lasciti o Legati*. Questi, essendo destinati alla creazione di una dote per agevolare i Matrimoni o Maritaggi di Fanciulle o Donzelle Orfane venivano chiamati Legati di Maritaggio intesi anche come Monte dei Maritaggi. (gran parte delle notizie sono tratte da Vania Simonte, Il Monte di Pietà di Piazza Armerina - I Legati di Maritaggio (secoli XVIII e XIX), Tesi di Laurea, Un. St. CT, A.A. 2010/2011, Biblioteca Comunale P. Armerina) (continua)

*Nel diritto romano legata derivava da legare nel senso di dare incarico o mandato, poiché erano veri incarichi affidati all'erede nel testamento.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 13 novembre 2014

L'accesso al credito a Piazza-5

La sede del Monte di Prestami, 1780 ca.
Il Monte di Prestami

La quarta possibilità per accedere al prestito nella nostra Città fu data dal Monte di Prestami o dei Pegni, nato nel 1771 dalla volontà del chierico Michele Chiello per combattere l'usura e venire incontro agli artigiani, operai, braccianti e cittadini bisognosi. La sede fu, sino a una migliore ubicazione, in una parte della casa dove abitava padre Chiello nel quartiere Trinità, alla sommità del vasto e antico quartiere Monte (oggi via Chiello). La dotazione del Monte di Prestami, nel quale confluì, per esplicita volontà del Chiello, anche l'ex Monte di Pietà amministrato dalla Compagnia dei Nobili sotto il titolo dello Spirito Santo detta dei Bianchi, contava su un capitale iniziale di ben 6.000 scudi e, inoltre, venne accresciuta qualche anno dopo dalle sostanziose donazioni di Vespasiano Trigona barone di Gerace e Ciappa (che sarebbe morto nel 1853) agevolando così anche la costruzione, nel retro del Palazzo di Città o Senatorio, del grande edificio (nella foto) che l'ospitò sino alla sua definitiva liquidazione nel 1957. Il vecchio Monte di Pietà al momento dell'unione col nuovo Monte di Prestami portò agli Officiali Amministratori 8 EREDITA' di altrettanti facoltosi benefattori della fine Cinquecento e inizio Seicento, che alimentarono, per secoli, i Legati* di Maritaggio intesi anche come Monte dei Maritaggi, essenziali per le vite coniugali di tantissime giovani donne bisognose od orfane.

*I Legati o Lasciti sono disposizioni testamentarie che conferiscono uno o più beni a una persona diversa dall'erede. Dei Legati di Maritaggio e dei nomi dei benefattori parlerò in post successivi.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

martedì 11 novembre 2014

L'accesso al credito a Piazza-4

Monastero di S. Giovanni Evangelista, 1361

 La Cassa delle Benedettine

La terza possibilità per ottenere un prestito a Piazza, fu quella offerta dalla Cassa delle monache Benedettine del Monastero di S. Giovanni Evangelista. Il motivo principale della sua fondazione nel 1709, fu la possibilità di amministrare gli ingenti capitali provenienti dalle doti (almeno 200 onze a novizia) e dalle eredità delle numerose fanciulle che riuscivano ad entrare per condurre la vita claustrale, esclusivamente di nobile discendenza. Già nel 1450 si contavano 100 professe, oltre alle educande e alle converse. Inoltre, c'erano i proventi derivanti dai feudi di proprietà e dai lavori femminili svolti dalle monache (sartoria, ricamo, dolciumi) oltre alla loro attività scolastica a indirizzo magistrale, professionale e musicale, frequentata unicamente da figlie di famiglie nobili e benestanti. L'interdetto del 1713, che obbligò tutte le monache di Piazza ad abbandonare i loro conventi, rallentò temporaneamente l'attività della Cassa. Poi, nel 1866, le leggi eversive dei Savoia, interruppero le attività redditizie del Monastero con la confisca di tutti i beni, tanto da costringere le suore a vivere di solo elemosine e coi proventi delle loro attività che si sono protratte sino al 2003, quando le poche suore Salesiane si sono trasferite in altri monasteri della Sicilia. Gaetano Masuzzo/cronarmerina    

domenica 9 novembre 2014

L'accesso al credito a Piazza-3

Chiesa di Maria SS. della Catena (1660) già S. Nicola (XIII sec.)
Il Sodalizio degli Artigiani

La seconda possibilità di accedere a un credito a Piazza era rivolgersi al Sodalizio degli Artigiani, già presente nel 1655 sotto il titolo di S. Nicola. Era stato fondato nel 1539 come Compagnia delli maestri della Venerabile Cappella di Maria SS. della Catena. Ebbe una vera e propria attività di istituto di credito, nel senso che aiutò sempre i confrati artigiani e agricoltori, nonché persone di provata onestà, con prestiti in denaro a basso tasso d'interesse presso, appunto, la chiesa sacramentale di S. Nicola, dal 1651* chiamata Chiesa di Maria SS. della Catena, una delle primissime chiese fondate nell'originario borgo del Monte. Da considerare pure che, al rilievo su cui insiste l'antico quartiere è stato dato il nome di Mira molto probabilmente in ricordo e in riguardo della provenienza del Santo a cui è stata dedicata la chiesa del XIII secolo, S. Nicola di Mira.

*Sull'arco del portone d'ingresso principale (nella foto) c'è scolpito l'anno 1660, forse l'anno di conclusione dei lavori di restauro dell'antica chiesa con la nuova intitolazione, che ormai rappresentava un importante punto di aggregazione e riferimento anche creditizio per i Muntèri di allora.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

venerdì 7 novembre 2014

L'accesso al credito a Piazza-2

Convento (1400) e chiesa di S. Francesco (1603), antica sede del Monte di Pietà
 Il Monte di Pietà
La situazione politica ed economica disastrosa del XV secolo in Sicilia aveva portato i frati francescani oltre che a predicare, a escogitare nuove forme di solidarietà verso il popolo bisognoso come i Monti frumentari* e i Monti di pietà. Nella nostra Città il Monte di Pietà, vide la nascita su proposta del Beato francescano Andrea Ronchi da Faenza nel 1486, perciò è da ritenersi tra i primissimi in Sicilia** insieme ai tanti altri sempre istituiti dal Beato francescano morto a Cammarata (AG) nel 1495. La sede del primo istituto per l'accesso al credito a Piazza era quella della Confraternita di S. Maria degli Angeli al Monte, presso quello che era stato il Vecchio Castello, dove l'antica chiesetta di S. Lucia prima e di S. Calogero poi, dal 1392 era stata intitolata dai Francescani a S. Maria degli Angeli. Nei primi anni del Seicento l'amministrazione passò all'Arciconfraternita del SS. Sacramento che, provenendo dalla chiesa del SS. Crocifisso, ereditò quella di S. Maria degli Angeli. Nel 1627 col trasferimento presso il monastero dei Benedettini accanto alla chiesa di S. Rocco, l'Arciconfraternita, composta da nobili, veniva sciolta e sostituita dal Sodalizio della Compagnia dei Nobili detta dei Bianchi dedita all'asistenza ai condannati a morte e alla cura di altre Opere Pie, tra le quali l'Opera degli Esposti o Trovatelli, che avevano sede nei pressi dell'ospedale dal 1603 chiamato Ospedale di Santo Spirito, in  onore dell'Ordine Ospedaliero di S. Spirito di Roma che era subentrato nella gestione. Tra le Opere Pie c'era il Monte di Pietà amministrato dalla suddetta Compagnia Sotto Titolo Dello Spirito Santo, che confluirà dopo quasi due secoli, nel nuovo Monte di Prestami, com'era nelle volontà del fondatore Michele Chiello. Il vecchio Monte di Pietà portò al nuovo Monte di Prestami anche gli introiti e le rendite derivanti da 8 sostanziose EREDITA' dalle quali scaturivano i Legati di Maritaggio***, ovvero i beni che servivano per la dote senza la quale per una fanciulla dell'epoca sarebbe stato impossibile contrarre matrimonio. 
*I Monti frumentari o granatici o di soccorso davano in prestito del grano soprattutto per le nuove semine, poi il contadino lo restituiva aumentato di un tanto per l'interesse, al momento del raccolto.
**Per alcuni il primissimo in Sicilia non fu quello di Castronovo di Sicilia (1481), bensì quello di Messina nel 1493.
***Questa branca dell'Opera Pia era intesa anche come Monte dei Maritaggi.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

giovedì 6 novembre 2014

L'accesso al credito a Piazza-1




Le Bollette del post di giorno 25 ottobre, mi hanno dato lo spunto per parlare dell'accesso al credito nei secoli passati dei Piazzesi indigenti. Questi avevano poche possibilità per sperare in qualche anticipo conveniente per risolvere qualche loro problema contingente. Oltre alle vie normali dei prestiti familiari, degli amici e, purtroppo, degli immancabili usurai, i cittadini avevano altre opportunità potendo contare, nell'arco di 5 secoli, su 4 istituzioni: il Monte di Pietà, il Sodalizio degli Artigiani, la Cassa delle Benedettine e il Monte di Prestami di cui vi parlerò nei prossimi post, mentre oggi parleremo dell'usura, pratica severamente vietata dalla Chiesa e, quindi, svolta dagli ebrei che prestavano denaro un po' a tutti: ai governi per i loro eserciti e le loro funzioni, ai nobili per i loro lussi e alle classi più modeste, artigiani, contadini e perfino alle abbazie e ai conventi.
Era considerata usura ciò che il prestatore riceveva in più dal debitore rispetto al capitale dato. I banchi di prestito dove ci si poteva rivolgere erano gestiti quasi esclusivamente da ebrei a tassi che potevano raggiungere il 20-30%, mentre quelli dei Monti di Pietà raggiungevano al massimo il 5-6%. Il perché questi banchi di prestito erano gestiti esclusivamente da ebrei è riportato qui di seguito, tratto da una tesi di laurea discussa all'Univesità di Napoli: "Per legge, gli ebrei potevano soltanto esercitare taluni mestieri manuali, quali quelli dell'artigiano, alcune occupazioni del settore terziario, ma non potevano svolgere alcuna libera professione, salvo quelle di medico, prestatore di denaro, coniatore di monete e importatore di spezie... Anche se il mestiere di usuraio non era scevro da gravi pericoli, sia per l'incerto status sociale dei giudei, sia perché i debitori spesso tendevano a sottrarsi ai loro impegni contrattuali fomentando l'antisemitismo e le persecuzioni razziali, gli ebrei avevano buoni motivi per farsi usurai. Anzitutto, non essendo cristiani e non potendo sperare nella salvazione, non erano toccati dal divieto della Chiesa e non avevano nulla da perdere; in secondo luogo, soggetti com'erano a persecuzioni, sopraffazione e soprusi d'ogni genere, erano naturalmente portati a scegliere un mestiere i cui profitti fossero facili a nascondersi e a trasferirsi... Gli ebrei, esercitando l'usura, soddisfacevano un bisogno reale della società, in un'Europa che stava passando da un'economia di mera assistenza a un'economia che richiedeva un maggiore uso di denaro, bene che allora era assai scarso." Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Di tutte le 4 possibilità dell'accesso al credito ve ne parlerò nei prossimi giorni*

martedì 4 novembre 2014

Fontana c/da Furma / n. 35

Sino a qualche mese fa questa fontana/abbeveratoio era completamente sconosciuta. Adesso che sono stati tagliati tutti gli alberi e la boscaglia che la circondavano e la ricoprivano, è sotto gli occhi di tutti. Venendo da Valguarnera la vediamo sulla dx poco prima del bivio di c/da Furma, quello che precede la famosa curva a sx andando verso Piazza, che ha visto tanti incidenti anche recenti. La costruzione è molto semplice, ma doveva essere molto frequentata perché si trova lungo la strada per andare alle miniere di Grottacalda, Floristella e Gallizzi, per poi proseguire o per Valguarnera o per Enna. Era un ottimo punto di ristoro per tutti i viandanti a due e a quattro zampe, in sepecialmodo per chi proveniva dalla lunga salita di Valguarnera Caropepe e doveva proseguire verso la Ronza, ancora più in alto. Oltre la bevuta di acqua fresca il Pit Stop, adesso si chiama così, se andava bene, avrebbe compreso un tozzo di pane (pangh) con una cippolla (zz'vödda) o un'acciuga (angiòva), e se proprio si voleva strafare, un pezzo di formaggio (tumazz) stagionato da qualche semestre.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

domenica 2 novembre 2014

Adesso, poi troppo tardi


 Questo giorno dedicato alla memoria di chi non c'è più, dovrebbe farci voler bene adesso, senza scuse, chi ancora c'è e non ci sarà più! Poi, sarà sempre troppo tardi!

PERDONAMI MAMMA


Perdonami mamma
per quelle parole mai ascoltate
Perdonami mamma
per quando non ti sono stato accanto
Perdonami mamma
per quel fiore che mai t'ho portato.

L'angoscia mi pesa sul petto
e un groppo mi stringe la gola
mentre una lacrima diventa pianto.

Che senso ha adesso
questo fiore in un vaso di marmo
questo minuto adesso con te.

Perdonami mamma
per l'impotenza in quell'ultimo atto
Perdonami mamma
per quelle preghiere non più ricordate
Perdonami mamma.

Sergio Piazza
8 giugno 2014

sabato 1 novembre 2014

Halloween? No, grazie!




LA FESTA NOSTRA

Talìa, cumpa’, o la cucuzza ntesta
o maschiri scantusi e scacazzari.
Pirchì? Pi quali cucca? Ma chi festa
po’ ssiri mai, chidda ca fa scantari?
Chidda ca t’assicuta lazzariatu
e cchiù vistutu sì, cchiù sì sminnatu?

Ma sta pinzata, ma di cu n’agghica!
Stu geniu di finizza e d’eleganza
ca a tutti ormai ci sfurnicìa la dica!
Chi sbùmmica, di qualchi nordicanza
ca essennu sulu tunna furastera
pari stratuni allocu di trazzera?

Ma pèrsimu lu sensu e la ragiuni,
caru cumpari, ca la nostra storia,
comu la storia di d’ognautru agnuni,
è soprattuttu fatta di memoria
e s’un si sapi sèntiri cu fummu
chiossà n’arzìa lu savujardu chiummu.

Pirchì la nostra festa fu de’ morti
ca pi tant’anni e tanta picciuttanza,
quannu pi zita c’era a Diu la sorti,
n’affuddava d’antica amurusanza
e ni cuntava d’animi purganti
ogni turnata festa d’Ognissanti.

E pari festa, na ddu campusantu,
cu na caterva di genti e di sciuri
di vuci assicutati ormai di chiantu
di chiantu assicutatu di duluri.
"Poi ricambianu, i morti, e tali e quali
stanotti poi ti portanu rijali."

E ammenzu a qualchi vesti e iucareddu
nuci e nuciddi, mennuli, azzalori
ficu, pupi di zuccaru, a punzeddu
la frutta marturana. Eh, scattacori
era l'arrusbigghiata dda jurnata
pi la ricerca di la ncannistrata.

E ma' ca ni cuntava poi lu cuntu
di visiti notturni e d'armi santi
ca si compuru ormai di contrappuntu
turnavanu a cuprinchiri vacanti.
Chista, la nostra. La festa de' morti,
quannu pi zita c'era a Diu la sorti.
Giòmetrico