Il chiostro del Monastero delle Agostiniane di Sant'Anna |
L'altro sito da cui provenivano le orfane, che concorrevano al sorteggio annuale dei Legati di Maritaggio, era il Monastero di Sant'Anna. Questo Monastero sorse come Ritiro di donne nel primo decennio del 1600, quindi nello stesso periodo del Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella. Fu il nobile Pietro Calascibetta dei baroni di Cutomino* a fondare intorno al 1612 un Ritiro gestito dalla Congregazione di S. Brigida ospitandolo nella sua casa, confinante con l'Oratorio di Sant'Anna, nella quale le donne e le ragazze nobili di Piazza potevano ritirarsi a vivere lontane dalle lusinghe del mondo. Le prime ammesse furono quattro delle sue sette figliole, in quanto le prime tre erano già state avviate alla vita religiosa nel vicino Monastero di Sant'Agata. Nel 1616, fattosi sacerdote ed essendo settantenne, il Calascibetta entrò a far parte dei Francescani. Nello stesso anno don Andrea Trigona barone di S. Cono Superiore (uno degli 8 benefattori menzionati nel Libro Maestro del Monte di Pietà) che in quel tempo si era fatto sacerdote anche lui, fornì le somme necessarie ad ampliare e unire la Casa e l'Oratorio e già nel 1605 aveva lasciato delle disposizioni testamentarie (Legati) a favore della Congregazione. Occorsero circa trent'anni per ottenere l'autorizzazione di papa Urbabo VIII alla mutazione nel 1642 del Ritiro in Monastero di Agostiniane. Tredici anni dopo, nel 1655, il monastero contava sei educande, due converse, due servitrici e dodici suore, quest'ultime tutte appartenenti al patriziato piazzese. Le famiglie da cui provenivano le suore erano: Calascibetta, Buonaccolti, Sanfilippo, Trigona, Caldarera, Pirri, Cagno e Rivarola, alla quale apparteneva anche Geronima Rivarola dei baroni di Rafforusso* che sul finire di quel secolo finanziò le opere per trasformare l'Oratorio in Chiesa che, per essere completata nel 1745, dovette avvalersi dei sostanziosi finanziamenti della famiglia Trigona***. Nel 1866 il monastero fu chiuso per le note "leggi eversive" del giovane Regno d'Italia che, per far fronte alla Terza Guerra d'Indipendenza contro l'Austria (almeno questa è la motivazione ufficiale!) incamerò tutti i beni ecclesiatici gran parte dei quali, tramite il Demanio dello Stato, passarono ai Comuni che li utilizzarono come scuole, collegi, uffici, caserme, carceri. (continua)
*Feudo a 20 Km. a Sud di Piazza e a Ovest della strada statale 117bis verso Gela.
**Feudo confinante con quello di Cutomino ma a Est della strada statale 117bis.
***Lo stemma di questa famiglia lo troviamo sia sull'arco dell'antica chiesetta di Sant'Anna, prima segreteria delle scuole elementari oggi sala conferenze, sia sul portone della grande chiesa, da più di 150 chiusa e abbandonata, con la facciata più bella della Città che il Villari ci dice assai assomigliante a quella della chiesa di S. Carlino del Borromini a Roma.
*Feudo a 20 Km. a Sud di Piazza e a Ovest della strada statale 117bis verso Gela.
**Feudo confinante con quello di Cutomino ma a Est della strada statale 117bis.
***Lo stemma di questa famiglia lo troviamo sia sull'arco dell'antica chiesetta di Sant'Anna, prima segreteria delle scuole elementari oggi sala conferenze, sia sul portone della grande chiesa, da più di 150 chiusa e abbandonata, con la facciata più bella della Città che il Villari ci dice assai assomigliante a quella della chiesa di S. Carlino del Borromini a Roma.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
E' quasi indicibile la sensazione provata nel constatare che il luogo in cui le donne e le ragazze di quel tempo lontano si ritiravano per evitare le lusinghe e i tentacoli del mondo
RispondiEliminae quindi della vita,abbia poi visto tantissime bambine imparare ad affrontare il mondo e la vita fornite di qualche arma per non soccombere.Francamente questo post lo vedrei bene in una storia,seria,dell'emancipazione femminile.Ancora una volta BRAVO PROF.
e GRAZIE per i tanti spunti di riflessione offerti dal suo BLOG.