Monastero di S. Giovanni Evangelista, 1361 |
La Cassa delle Benedettine
La terza possibilità per ottenere un prestito a Piazza, fu quella offerta dalla Cassa delle monache Benedettine del Monastero di S. Giovanni Evangelista. Il motivo principale della sua fondazione nel 1709, fu la possibilità di amministrare gli ingenti capitali provenienti dalle doti (almeno 200 onze a novizia) e dalle eredità delle numerose fanciulle che riuscivano ad entrare per condurre la vita claustrale, esclusivamente di nobile discendenza. Già nel 1450 si contavano 100 professe, oltre alle educande e alle converse. Inoltre, c'erano i proventi derivanti dai feudi di proprietà e dai lavori femminili svolti dalle monache (sartoria, ricamo, dolciumi) oltre alla loro attività scolastica a indirizzo magistrale, professionale e musicale, frequentata unicamente da figlie di famiglie nobili e benestanti. L'interdetto del 1713, che obbligò tutte le monache di Piazza ad abbandonare i loro conventi, rallentò temporaneamente l'attività della Cassa. Poi, nel 1866, le leggi eversive dei Savoia, interruppero le attività redditizie del Monastero con la confisca di tutti i beni, tanto da costringere le suore a vivere di solo elemosine e coi proventi delle loro attività che si sono protratte sino al 2003, quando le poche suore Salesiane si sono trasferite in altri monasteri della Sicilia. Gaetano Masuzzo/cronarmerina
La chiusura del COLLEGIO DELLE SALESIANE segna,secondo me,un confine nella storia della nostra città in quanto era,per essa, una vera istituzione.E' anche un pezzetto di storia personale dei non più giovani che se ne va;molti,per es. vi frequentarono l'asilo.
RispondiEliminaNella mia storia personale voleva dire il luogo dove mia madre trascorse molti anni della sua giovinezza imparando a ricamare benissimo insieme ad altre ragazze con cui strinse rapporti di amicizia che durarono nel tempo oltre quegli anni (ho ancora,gelosamente custoditi,esempi di disegni su carta e stoffe ricamate su insegnamento di quelle suore).In tempi diversi era il collegio dove risiedevano molte mie compagne di scuola e di classe provenienti da paesi della provincia e non;le ricordo bene non ad una ad una ma come gruppo accompagnato a scuola da una suora,sempre la stessa per anni (sembra preistoria ma erano soltanto,si fa per dire ,
gli anni '60).
Quanto scritto da Anonimo dell' 11 novembre mi ricorda la "cotta" presa per una ragazza che frequentava il collegio delle suore (per la precisione era quello vicino alla chiesa di Santo Stefano). Anche Lei veniva accompagnata a scuola sempre da una suora, piccola, cattiva e che guardava noi ragazzi assatanati sempre in cagnesco. Con questa ragazza, bionda, occhi verdi, ecc., eravamo riusciti ad escogitare dei metodi segreti (suggeriti dalla CIA e dall'FBI) per incontrarci da soli. Poi le scuole finirono, lei parti per il suo paesello: niente telefoni fissi, niente cellulari, niente IPad, impossibile scriversi causa censura dei genitori e... tutto finì lì. Peccato!!
RispondiEliminaDovevano essere le ragazze frequentanti la Casa dei Teatini dove in quel periodo c'erano le suore di Sant'Anna della Congregazione della Carità. A tal proposito nei prossimi giorni ci saranno alcuni post sui "Legati di Maritaggio" molto interessanti.
EliminaBravo prof., era proprio la Casa dei Teatini di cui non ricordavo più il nome. Se non sbaglio c'era un grande balcone che dava sulla chiesa di Santo Stefano dove le più coraggiose si affacciavano per poter prendere accordi con noi. Certo che se un ragazzo dei giorni nostri leggesse queste note, penserebbe che fossimo marziano od altro. E, visto che ci siamo, come si chiamavano le suore della via Garibaldi, quelle vicino al cinema Plutia? Lì ho frequentato per alcuni giorni l'asilo, poi sono fuggito, ma questa è un'altra storia!!!
RispondiEliminaErano le Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice che si stabilirono in quello che era un palazzo della baronessa Carmela Trigona di Gerace e che lei donò al VI Vescovo di Piazza mons. Palermo. A tal proposito nei prossimi giorni parlerò dell'Istituto fondato con l'eredità della baronessa napoletana moglie del nobile piazzese Vespasiano Trigona, che per alcuni anni diede anche il nome all'Ospedale cittadino insieme al Chiello. Il post sarà corredato di una foto rarissima di una classe di oltre sessanta alunne con la suora maestra degli anni 20 scattata nel Piano Castello.
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