Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

mercoledì 28 marzo 2018

Breve storia della chiesa del SS. Crocifisso

Chiesa del SS. Crocifisso, quartiere Monte, 1720-1785

L'edificazione della chiesa del SS. Crocifisso iniziò nel 1720 per la necessità di sostituire quella dedicata a Santa Domenica, minacciata da imminente rovina perché troppo vicino al pendio (a còsta) a Sud-Ovest dell'antico centro abitato. Questa chiesa, che esisteva sin dal XVI sec. tra le odierne via Santoro e via Campagna San Martino, aveva già una Confraternita col suo stesso nome poi sostituito con quello del Crocifisso miracoloso che ospitava in una cappella al suo interno dagl'inizi del Seicento. Il Crocifisso, scolpito dal maestro Antonio Cultrera, sempre meta di pellegrinaggi, prima era ospitato sull'altare di legno a sinistra dell'ingresso principale della chiesa di San Nicola di Bari, dal 1651 intitolata alla Madonna della Catena. Nel 1675 Matteo Calascibetta barone di Malpertuso¹ e San Basilio¹ vi istituì, per testamento, un collegio di 12 canonici diretti da un prevosto, volontà poi attuata nel 1698. Successivamente il Capitolo s'ingrandì con 38 Prebendati, 18 Canonici e 17 Sacerdoti. L'abbattimento della chiesa in rovina e la costruzione della nuova su un pianoro più a monte, furono eseguiti, tra il 1720 e il 1785, grazie alle volontà di Paolo Trigona Marchiafava barone di Casalotto². Nel 1777 i componenti della Collegiata della nuova chiesa del SS. Crocifisso raggiunsero il numero di 39 tra Dignità, Canonici e secondari. Nel 1813, nella domenica successiva alla Pasqua, un incendio distrusse il principale altare e il Crocifisso, ma la devozione di tutto il popolo in 6 mesi ne riparò i danni, come ci ricorda la lapide in chiesa. Dopo l'erezione della Diocesi di Piazza nel 1817, nella chiesa del Crocifisso rimase la Collegiata, prima della nuova Diocesi. Per questo motivo e per il fervore cristiano del popolo, sempre vivo durante la Quaresima e la Settimana Santa, il vescovo Mons. Sturzo (1861-1941) la eresse nel 1934 a Parrocchia che, allora, comprendeva ca. 3.000 anime.
¹ Oltre a questi feudi, nei pressi di Nicosia (EN), il barone Matteo possedeva quelli di Sabuci, in territorio di Lentini e Limuni, in territorio di Francofonte.
² In realtà il nome completo del nobile-benefattore era Pietro Paolo barone di Casalotto e Scarante ed era il III figlio di Francesco Trigona Miccichè barone di Spedalotto e Cugno sposato con Rosalia (Maria?) Marchiafava, baronessa di Scaletta e Casalotto, originaria di Calascibetta.
(continua)
 Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it            

domenica 11 marzo 2018

Stemma Paternò-Castello ad Aidone

Chiesa di San Giovanni Evangelista, Aidone
Stemma Famiglia Peternò-Castello sul portone d'ingresso della chiesa
Stemma Famiglia Paternò-Castello, Palazzo Biscari, Mirabella Imbaccari

Quando ho parlato della chiesa di San Giovanni Evangelista di Aidone, risalente ai primi decenni del XIII secolo, avevo descritto, nel limite del possibile, gli stemmi che esistono sul portone d'ingresso alla chiesa. Anche se ridotti male perché logorati dal tempo, ero riuscito a individuarne due dei quattro. Uno dei due è quello posto sulla chiave di volta del portale, ovvero la croce bianca a otto punte su campo rosso dei Cavalieri di San Giovanni Battista di Gerusalemme, adottato da quando i Cavalieri si stabilirono sull'isola di Malta nel 1530; l'altro è il primo a sx, molto somigliante a quello della famiglia Crescimanno di Piazza. Quelli che ritenevo indecifrabili erano il primo da dx, inquartato: nel 1° e nel 4° di rosso alla croce d'argento, nel 2° e nel 3° d'azzurro all'aquila spiegata d'oro, probabile stemma di un Gran Maestro dell'Ordine gerosolimitano; e quello al centro, che guardandolo non attentamente, mi aveva suggerito di non azzardare supposizioni. Invece, l'altro giorno, durante l'ennesima passeggiata istruttiva per le strade della cittadina che ha tante peculiarità in comune con Piazza, mi sono dovuto ricredere. A quell'ora il sole battendo su di esso mi ha "illuminato", mostrandomi un chiaro esempio di stemma della famiglia Paternò Castello, una delle più nobili e antiche di Sicilia. Quella dei Paternò, dicendente dalla Casa Sovrana dei Conti di Barcellona e Provenza e da quella Sovrana degli Altavilla, aveva come capostipite Roberto d'Embrun (1050-1085 ca.) pronipote di Toda di Provenza contessa di Embrun e di Bernardo Tagliaferro conte di Besalù. Egli, sceso in Sicilia intorno al 1070 al seguito del Gran Conte Ruggero, si distinse per tale coraggio nella conquista della cittadina di Paternò che ne ottenne la signoria feudale e il nome. Roberto fu inoltre insignito dal Gran Conte dei feudi di Aylbacar e di Buccheri assumendo un'importanza tale che il suo stemma "Barcellona", di rosso a quattro pali d'oro attraversato da una banda d'azzurro divenuto anche quello dei Paternò (quello nella metà di sx delle foto in mezzo e in basso), fu posto accanto a quello del Gran Conte Ruggero e a quello della Città di Catania sull'architrave del Duomo di Catania. Nel XVII secolo la linea dei Paternò diventa Paternò-Castello per il matrimonio nel 1553 tra Don Angelo Francesco Paternò IV barone di Aragona etc. e Francesca Castello dei baroni di Biscari (ex casale saraceno Odogrillo, oggi Acate - Rg, in possesso di Gugliemo Raimondo de Castellis poi solo Castellis e infine Castello dal 1478). Infatti, è il primogenito di Don Angelo Francesco e di Francesca Castello, Don Orazio Paternò (+1614) ad aggiungere, per la prima volta al suo, il cognome della madre, Castello, divenendo Orazio Paternò Castello V barone di Aragona etc. e I barone di Biscari. Nel 1633 il figlio di Orazio, Agatino, diventa il I principe di Biscari col diritto di mero e misto imperio. Lo stemma dei Castello era d'azzurro al castello di tre torri d'oro, come quello nella metà di dx delle foto in mezzo e in basso. Ora, in quella che considero l'enciclopedia ecclesiastica piazzese, Storia Ecclesiastica della città di Piazza Armerina, 1988, del grande storico gen.le Litterio Villari, tra Le ultime notizie sulla Commenda di San Giovanni Battista di Piazza a pp. 178 e 179, troviamo come commendatori siciliani: << Seguì al 1740 frà Michele Paternò dei baroni di Raddusa e di Destra. Questi, nato a Catania nel 1706 da Vincenzo Paternò-Trigona e da Anna Bonajuto-Paternò, aveva la nonna piazzese - Silvia Trigona Marchiafava di Spitalotto - e quindi contava a Piazza molti parenti tra i Trigona e gli Starrabba. Ammesso nell'Ordine quale cavaliere novizio... giovanissimo ottenne la recevittoria di Augusta e quindi la commenda di Piazza. Qui giunto... curò l'incisione di lapidi-ricordo, su una delle quali è scritta la data (a. 1764)... Ultimo commendatore fu frà Francesco Paternò-Castello, ricevuto nella religione nel 1749. Occupò la carica di Ammiraglio e di Piliere d'Italia dal 2 dic. 1779 al 28 nov. 1780, oltreché godette le rendite delle commende di S. Maria del Tempio di Caltagirone, di S. Giovanni di Barletta e del S. Sepolcro di Brindisi >>. Alla luce di questa premessa, che dimostra lo stetto rapporto tra le Commende dei due centri abitati e la famiglia Paternò, mi piace pensare che, tra le tante cose che legano queste due cittadine, si possa aggiungere anche quest'altro tassello araldico-gerosolimitano legato a un componente dell'illustre famiglia Paternò-Castello, Cavaliere e Commendatore titolare alla fine del Settecento sia della Commenda di San Giovanni Battista di Piazza sia di quella di San Giovanni Evangelista di Aidone.

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