La sede del Monte di Prestami, 1780 ca. |
Il Monte di Prestami
La quarta possibilità per accedere al prestito nella nostra Città fu data dal Monte di Prestami o dei Pegni, nato nel 1771 dalla volontà del chierico Michele Chiello per combattere l'usura e venire incontro agli artigiani, operai, braccianti e cittadini bisognosi. La sede fu, sino a una migliore ubicazione, in una parte della casa dove abitava padre Chiello nel quartiere Trinità, alla sommità del vasto e antico quartiere Monte (oggi via Chiello). La dotazione del Monte di Prestami, nel quale confluì, per esplicita volontà del Chiello, anche l'ex Monte di Pietà amministrato dalla Compagnia dei Nobili sotto il titolo dello Spirito Santo detta dei Bianchi, contava su un capitale iniziale di ben 6.000 scudi e, inoltre, venne accresciuta qualche anno dopo dalle sostanziose donazioni di Vespasiano Trigona barone di Gerace e Ciappa (che sarebbe morto nel 1853) agevolando così anche la costruzione, nel retro del Palazzo di Città o Senatorio, del grande edificio (nella foto) che l'ospitò sino alla sua definitiva liquidazione nel 1957. Il vecchio Monte di Pietà al momento dell'unione col nuovo Monte di Prestami portò agli Officiali Amministratori 8 EREDITA' di altrettanti facoltosi benefattori della fine Cinquecento e inizio Seicento, che alimentarono, per secoli, i Legati* di Maritaggio intesi anche come Monte dei Maritaggi, essenziali per le vite coniugali di tantissime giovani donne bisognose od orfane.
*I Legati o Lasciti sono disposizioni testamentarie che conferiscono uno o più beni a una persona diversa dall'erede. Dei Legati di Maritaggio e dei nomi dei benefattori parlerò in post successivi.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
bella ricostruzione ,l'ho seguita con interesse e curiosità per la storia del mio paese un grazie e un bravissimo per come s'impegna
RispondiEliminaBel lavoro PROF. Gli ultimi cinque POST delineano un quadro della STORIA della NOSTRA CITTA' credo ignorata dai più . Un quadro vivo di una città viva e protagonista di fatti e realtà che la inquadrano nella storia dell'Italia meglio di certi libri più o meno scolastici.Un quadro di uomini con i loro vissuti,personali e sociali,i loro principi,i loro ideali
RispondiEliminasenza scomodare nè la retorica nè la storia politica vecchio stampo, quella che parlava di guerre ed eroi e trascurava i veri attori ed i loro" palcoscenici".
Caro Gaetano, come sempre sei pieno di risorse. Le tue ricerche sono precise e molto interessanti. Anche se pochi lettori del Blog le commentano, compreso me, sono certo che le apprezzano molto. Grazie!!!!
RispondiEliminaPeppù, cu vo pigghiar pigghia, cu nan vo pigghiar, resta a pigghiar !
EliminaBEN DETTO!
EliminaApprovo, Ribadisco, Confermo, Mi piace, Sono proprio di questa opinione e mi Associo al... BEN DETTO!!
RispondiElimina“Prestami, o monte del divino pegno,
RispondiEliminadei maritaggi quel legato umano
che dei disagi mitigava il segno.”
Cosa di fàrici un puema, caru Taninu carissimu.
Ed è la nostra storia.
Comunqui, comu Peppucciu dici e tu cunfermi e bulli, iu leggiu e m’arricrìu e, cunsidarato ca di pigghiari c’è, allura pigghiu.
.
Cu vo’ pigghiari pigghia.
E cu nan vo’ pigghiari
e spetta ca ci ngigghia?
E cu ciàvi chiffari?
E a cu nan ci ngatigghia
o si lu fa passari?
E a cu si ci ammanigghia
quadaruni e quadari?
Po' fari maravigghia
quannu chiddu ca pari
nan sempri si ncavigghia
e su' cavuli amari?
Chennò! Ma quannu pigghia
megghiu nan scunfiari
e si ssi po', butt… igghia!
E' megghiu assai pigghiari.
Rifiutato e scartato a priori il CU PIGGHIA PIGGHIA o ndo coio coio che non fa al caso nostro,mi si consenta di fare mie alcune parole di GIOVANNI PIAZZA : quannu leggiu m'arriccriu,di pigghiari c'è,è megghiu assai pigghiari. Ed io p'ggh'ai con grande piacere e continuerò a farlo ;a costu ch' m' s' ngrangh'nu i diti.
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