Finestra del Convento di S. Maria di Gesù con l'anno 1760 scolpito sulla trave |
La freccia indica la finestra della parte più recente del Convento con la trave scolpita |
10° e ultimo Capitolo*
(Piazza, ultimi anni del 1500)
Giuseppa Boccaccia, avendo perduta la vista d'un'occhio, andò a raccomandarsi all'orazioni di quel Servo di Dio, mentre era vivo, ed egli le disse, figlia presto perderai la vista dell'altro, come le avvenne, che restò affatto cieca per lo spazio di due anni. Sentendo poi costei, che era morto, e faceva molti miracoli, fecesi condurre al suo corpo, e baciandolo, le tornò la vista in maniera, che vedeva per camminare da se. Le fu da Frati data una pelle usata dal defonto Padre, quale essa Giuseppa si pose al Capezzale, e la mattina si levò colla vista più chiara, colla quale visse altri nove anni, e dopo morì. Tomaso Antichi della Città di Piazza per due mesi, e mezzo molestato dalla quartana andò a baciar il corpo del Servo di Dio, e rstò libero dal male. Nell'istessa Città Don Giuseppe Botto avendo una Sorella per nome Antonia d'età di tre anni col capo tutto impiagato, e per un'anno intiero applicatile molti medicamenti, nulla le giovarono; portata sopra la sepoltura di questo Padre ricuperò la sanità. Nell'istessa Città Don Gabriello Villanova** essendo putto fu sorpreso dal mal caduco, e per otto mesi continui ogni giorno due volte l'affliggeva storcendolo tutto. Il Padre, e la Madre sentendo i miracoli di Frat'Innocenzo procurarono alcuni capelli, ed un pezzetto della sua tonica, e postili sopra il figliuolo infermo, subito restò libero dal male, onde sua Madre soleva dire certi Pater noster, ed Ave Maria al Servo di Dio. Francesca Lagnosa della medesima Città, avendo avuta un'infermità nel capo due anni, nè giovatole medicamento veruno, stava in rischio d'impazzire; postasi nel capo una baretta di lana di Frat'Innocenzo, restò subito sana: l'istessa donna ne' suoi parti pativa gravissimi dolori con pericolo della vita, ma ponendosi poi sopra la detta barretta subito partorì senza dolore, e pericolo, ed attestò, che molte donne nel parto, ed altri infermi di diverse infermità hanno ricevuto grazie per mezzo della medesima barretta. Tutto ciò si riferisce nella Cronica della Riforma di Sicilia parte I. (fine) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
*Sul Leggendario Francescano la vita del Servo di Dio (quando era in vita) e Beato (dopo la morte) Frat'Innocenzo occupa ben 7 pagine, dalla 359 alla 365 del Tomo Undecimo.
**Villanova è una famiglia piazzese originaria dalla Catalogna (Spagna) presente nel nostro territorio già nel 1288. Alla fine del 1500 Francesco Villanova è Giurato ed è tra i nobili che ottengono l'erezione della Casa Professa dei Gesuiti nella nostra Città.
*Sul Leggendario Francescano la vita del Servo di Dio (quando era in vita) e Beato (dopo la morte) Frat'Innocenzo occupa ben 7 pagine, dalla 359 alla 365 del Tomo Undecimo.
**Villanova è una famiglia piazzese originaria dalla Catalogna (Spagna) presente nel nostro territorio già nel 1288. Alla fine del 1500 Francesco Villanova è Giurato ed è tra i nobili che ottengono l'erezione della Casa Professa dei Gesuiti nella nostra Città.
Molto piacevole e interessante, la vita del nostro Beato Innocenzo. Anche se forse, ai tempi, l’incontrarlo poteva creare qualche timore. Ma pensa tu, se un francescano ti “abbatte” e ti dice: “Fratello, apparecchiati che fra sette giorni non ci sei più”. Perchè uno dei più bei regali che la vita ci fa è proprio quello di non farci conoscere ciò che ci riserva il fututo. Comunque, bel racconto e simpatico e pittoresco linguaggio, di quel frate Benedetto Mazzara minore riformato che, disponendo il tutto secondo i giorni de mesi dell’anni, deve certo essere un antenato tuo, cronistorico come te e precursore della cronarmerina tua, caro Tanino carissimo. Io, fossintè, qualche ricerca la farei. Hai visto mai, qualche indulgenza plenaria per parenti e amici. Cià.
RispondiEliminaGiovà, iu a ora ci provu, nan si sa mai chi iu avissi aviri qualchi antinatu Beatu chi mi potissi fari qualchi raccumandazzioni a ca cent'anni, pi farimi intrari in cielo e nan ristari n st' infernu ! Nan ti prteoccupari, poi ci parru puri di tia e pi tia, tu nan ti offenni evveru ?
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