Di rosso alla caldaia manicata sormontata da tre stelle ordinate in fascia, in tutto in oro. |
I Caldarera o Caldarari era gente lombarda, precisamente di Milano, giunta in Sicilia al tempo di re Pietro III d'Aragona I di Sicilia. Altri dicono che vennero in Sicilia con gli Aleramici, al tempo della conquista normanna. Questa seconda tesi è la più probabile perché nel gennaio del 1283, tra i nominativi dei militi-nobili di Platie, troviamo Mannono Caldarario e G. Caldarario. In seguito il cognome mutò in Caldarera (Caudarer nella parlata gallo-italica) e proprio in quel periodo si registra Bernardo Carlarera gentiluomo a servizio di re Pietro d'Aragona I di Sicilia e il figlio di questi, Bernardino Caladrera, guida i Piazzesi contro Roberto d'Angiò costringendolo alla ritirata. Bernardino diventa barone di Rabugino, Camemi e Favarotta, mentre Guglielmo, barone di Bifara e Favarotta, nel 1320 fonda il monastero di S. Chiara. Florentia baronessa di Braemi e Rabottano, sposa di Giovanni Caldarera senior regio milite e giudice, nel 1361 fonda il monastero Benedettino di S. Giovanni Evangelista. Nel 1380 ca. Giovanni junior bar. di Camemi muore senza eredi e lascia i suoi beni per la fondazione della Commenda degli Ospedalieri di S. Giovanni Battista. 1576 Andrea è tra i giurati che bloccano il quartiere Canali per impedire il diffondersi della peste diffusasi da Messina, ma il morbo causerà ugualmente 2000 morti. 1655 Maristella è suora nel monastero di S. Anna. 1666 Ottavio è sacerdote e Martino I è barone di Camemi. 1676/1697 Candida Aurora Caldarera è monaca che muore in odor di santità nel monastero di S. Giovanni Evangelista. 1777 Francesco junior barone di Camemi è tra i primi 5 senatori della Città che ha appena ricevuto il privilegio di Senato, Felice è superiore dei Padri Cassinesi. 1818 Martino II e Francesco baroni di Camemi sono iscritti alla Carboneria e la sede della "vendita" è la loro abitazione. A proposito, esiste soltanto uno stemma di questa famiglia in buone condizioni, nella facciata di un loro probabile palazzo. Si trova in via Vittorio Emanuele I, proprio sopra l'imboccatura di via Monte Prestami, ed è ripartito in due. A sx raffigura quello classico dei Trigona e a dx il calderone (pentolone) simbolo dei calderai (artigiani che fabbricavano pentole di rame e altri metalli) con due fiori sopra, il tutto sormontato da un'aquila bicipite coronata che identifica l'unione delle due importanti casate. Ho cercato di individuare chi fossero i due rappresentanti che, sposandosi, unirono le famiglie in quest'unico blasone, ma senza alcun risultato.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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