Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 3 maggio 2013

Ma che freddo fa...ceva !

Piazza Duomo imbiancata

Un tuffo negli inverni del passato, in Sicilia e a Piazza

Gli archivi storici ci raccontano di inverni memorabili per la nostra Sicilia. Comincerò col parlarvi del  febbraio 1895. Dal 4 al 9 febbraio di quell'anno la Sicilia fu investita da un'eccezionale ondata di gelo che seppellì di neve la nostra Isola. Nessuna città, comprese quelle costiere, fu risparmiata con accumuli straordinari anche a Messina, Catania, Siracusa, Agrigenrto e Palermo. Dopo intense bufere, che si prottrassero per 3 giorni, l'altezza delle nevicate raggiunse i 30, 40 cm. Anche la nostra Piazza fu sommersa dalla neve alta sino a 70 cm. Tutta la Sicilia rimase bloccata sotto il gelo e i morti si contarono a decine. Le temperature scesero sotto lo zero e la troppa neve caduta provocò l'effetto ALBEDO, ovvero la forte luce riflessa dal sole che fu causa di intense gelate. Un'altra serie di inverni eccezionali si verificò agli inizi del '900. Nel 1901, 1905, 1909 e 1913 a Piazza caddero dai 30 ai 40 cm. di neve. Poi ci fu una pausa di 16 anni e nel 1929 un altro inverno memorabile. A pause brevi si alternarono inverni molto rigidi ad altri più clementi, ma nulla a che vedere con i nostri inverni molto più miti. Negli anni '40, per tutto il decennio, si ebbero inverni molto rigidi e tanti ricordano ancora come la neve avesse sfondato i tetti di tante case allora di tronchi di legno. Le ultime nevicate importanti furono poi nel 1956, 1962, 1963, 1971, 1979, 1981, 1986 e 1988. Poi il declino, con inverni decisamente più miti ed estati più calde. I nostri anziani ricordano quando la neve ricopriva tutto e le stalattiti di ghiaccio scendevano dai tetti delle case. Erano anni di povertà e di sofferenza, ci si riscaldava al meglio che si  poteva. In questi ultimi anni a causa dell'inquinamento e della massima attività solare, le temperature si sono alzate notevolmente e quindi ci possiamo ritenere fortunati, mentre i nostri cari avi trascorsero inverni veramente terribili.  
Roberto Lavuri/www.cronarmerina.blogspot.it  

4 commenti:

  1. Ricordo bene quelle del '62 e del '63. Allora abitavo in via Scalazza Santa Veneranda e il balcone della mia stanzetta dava a nord sul dirupo. Il freddo era tale che la mattina, per poterti lavare, dovevi prima prendere a martellate i tubi dell'acqua così il ghiaccio all'interno si rompeva e quindi qualche goccia riusciva a passare. La parola riscaldamento non compariva neanche nel vocabolario e l'unico lusso che potevi concederti era una borsa d'acqua calda nel letto la sera.
    Rabbrividisco ancora oggi a quel pensiero e tuttavia farei carte false per tornare a quegli anni.

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    1. Fabrì, tra qualche giorno ti metterò una foto della Scalazza S. Veneranda, così ti potrai "riscaldare" un po'.

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  2. Ricordo che una volta, a Piazza, dopo una forte nevicata, i Vigili del Fuoco, grandi esperti di bufere di neve e ghiacciai, ebbero l'infelice idea di venire con l'autobotte all'inizio della discesa di Santo Stefano e di irrorare con potenti getti d'acqua la strada per liberarla dalla neve. In poco tempo, da uno strato di 5-6 centimetri di sola neve, si passò ad un pericolosissimo velo di ghiaccio, per cui le macchine provenienti da via Garibaldi e via Umberto scivolavano senza controllo fino ai "Butigheddi". Non vi furono grandi feriti, ma fu una grande lezione per i vigili del fuoco!!!

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    1. Da allora non solo lo fecero nella discesa di S. Stefano ma anche na chianata da via Cavour !

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