Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

lunedì 8 luglio 2013

I f'rrètti


Gioco praticato esclusivamente dai maschi, salvo qualche rara eccezione, per strada, meglio se no curtìcch (nel cortile). L'attrezzo indispensabile era formato da due pezzi di legno, uno quasi il triplo dell'altro, quest'ultimo con le estremità appuntite per permetterne il sollevamento da terra una volta colpito dall'altro, per ricolpirlo al volo. Lo potevamo considerare un misto tra i giochi del baseball e del cricket, anche se con regole diverse. L'obiettivo principale era quello di conseguire più punti dell'avversario. I punti erano determinati da quante volte il ferrètto più grande, in possesso da chi era in base, copriva la distanza tra la base (di solito un grande sasso) e il ferrètto più piccolo, più lontano si lanciava questo più erano i punti da contare. Il gioco iniziava col lancio del legno piccolo verso la base, se non veniva colpito al primo lancio il giocatore in base veniva eliminato e i ruoli s'invertivano. Stessa eliminazione avveniva se il legnetto colpito era recuperato al volo dal lanciatore, con le mani o aiutandosi con qualche indumento (il guantone nel baseball). Se il legnetto invece cadeva a terra, da quel punto il giocatore della base aveva diritto a colpire col suo legno grande quello piccolo, alzandolo e colpendolo al volo. Questa operazione si effettuava per tre volte, alla fine si contava la distanza tra la base e il legnetto piccolo mettendo quello grande per terra, di seguito. Tutto filava liscio sino a quando il primo lanciatore, e vi assicuro avveniva spesso, non pronunciava la famosa frase "SPÙT'LA C'È CÒSA!". Ovvero con questa frase (io sputo sul ferrètto più piccolo, in maniera più che evidente a tutti i giocatori e non, per cautelarmi da ogni contestazione che potesse nascere durante l'azione di gioco, per mio o altrui errore) ci si metteva a riparo da ogni problema. Invece, il più delle volte, era il finimondo! Il gioco, oltre a quelle volte che degenerava in rissa, in genere era un po' pericoloso. Infatti, se il giocatore in base era uno molto esperto, il ferretto piccolo colpito violentemente poteva causare con le estremità appuntite seri danni agli altri che giocavano o soltanto assistevano, per non parlare dei vetri alle finestre prospicienti "il campo da gioco". Ora che ci penso, era veramente raro vedere nei paraggi animali domestici assistere al gioco, chissà perché? 

Questo gioco in Italia  prende i seguenti termini:
A màsa, il pìndoeo, il ciàncol e el sciànco nel Veneto; a lìppa in Liguria; a nìzza nel Lazio; u ciàc't in Puglia; u pìzzu o a pìzzica in Calabria; a màzza e o pivèzo in Campania.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.blogspot.it

12 commenti:

  1. Caro Tanino, leggendo questa tua descrizione del bellissimo gioco dei "F'RRETTI" sembra di assistere alla prima di un bellissimo film. Si na putenza!
    Roberto Bonifazio

    RispondiElimina
  2. Da una lettrice curiosa mi sono state fatte le seguenti domande che passo a Gaetano. 1: Perchè se si usavano dei legni, il gioco si chiamava I F'RRETTI? 2: L'espressione Sput'la c'è cosa viene ancora usata? Le regole del gioco erano uguali per tutti i quartieri? Questo gioco si pratica ancora? A parte questo, la descrizione delle regole sembra un manuale delle regole del Golf, tanto è precisa e chiara. Proporrei un campionato di questo gioco, magari da affiancare alla calvacata del 15 Agosto. In palio: I F'rretti d'oro!!!

    RispondiElimina
  3. Posso andarci a "naso": forse perché come i "ferri", una categoria dei bastoni nel golf; o forse perché si utilizzarono per primi i "ferri" della nonna per la lavorazione a maglia; o perché i primi attrezzi furono di ferro. Fai un po' tu. L'espressione non si usa più, non ci sono più occasioni p' sputarc'la. Il gioco non si pratica più. Le regole erano uguali in tutto il Regno delle Due Sicilie ! Per augurare la buona riuscita del palio sì che si potrebbe usare la frase: sput'la c'è cosa!

    RispondiElimina
  4. Gioco bellissimo!
    Anch'io giocavo da bambina così,in campagna, con mio fratello,mio cugino e altri bambini e per ore e ore.
    Forse,il nome del gioco è dovuto al fatto che il bastone più grande doveva "afferrare" quello più piccolo sia dopo averlo colpito da una delle due parti appuntite sia una volta lanciato in aria?
    Cmq Bravo G.Masuzzo per il tuo impegno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spiegazione che ci potrabbe stare. Niente male. Grazie per l'incoraggiamento.

      Elimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Volevo solamente aggiungere che questo gioca era contrastato dalle mamme perchè temevano che il legno potesse colpire il viso o gli occhi. E' vero, le liti avvenivano frequentemente. Ricordo che in via Bonifacio e in via Scalazza S. Veneranda se ne vedevano e... sentivano di tutti i colori

    RispondiElimina
  7. Anche in via Cavour, i f'rretti colpivano le teste dei più piccoli; ricordo la mano dei grandi sulla bocca, per soffocare i pianti ed evitare l'intervento delle mamme;
    quel gioco affascinava tutti, le partite: avevano inizio la mattina e, fino a tarda sera, si contavano i punti dopo continue richieste di "r'vincta".
    Ricordi di un' infanzia "stra felice";grazie per la tua capacità di riportarli alla luce.

    RispondiElimina
  8. http://it.wikipedia.org/wiki/Lippa_(gioco)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono andato subito a leggermi il gioco su wikipedia e tra i tanti nomi, con mia grande soddisfazione, manca il nostro "f'rretti". Grazie per la segnalazione.

      Elimina