Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

lunedì 16 settembre 2013

Il nostro smartphone



Altro gioco di tanto tempo fa era quello del telefono col filo. Alcuni lo chiamavano anche telefono senza filo, ma come ben vedete il filo c'era, eccome! 
Infatti, senza filo, mettendo l'orecchio dentro al barattolo, non si sentiva un bel niente. Invece col filo, anche a una distanza di 10, 15 metri, tendendolo molto bene, si sentiva la voce del compagno, anche se parlava a bassa voce. Bastavano due lattine, o meglio due BUÀTTE D PÖM'DAMÖR PELÀTI, o più recentemente, due bicchieri di plastica, una diecina di metri D SPÀGU e il gioco era fatto. 
Ai giorni nostri, due ragazzi come potrebbero accontentarsi di giocare così se tra le mani hanno già lo smartphone (telefonino intelligente) o l'i-phone (il melafonino dell'Apple) di 400, 500 e oltre Euro? 
Altri tempi. Migliori? A voi la risposta, io già me la sono data.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

3 commenti:

  1. il nostro tempo ora e' quello del consumismo sfrenato del benessere ,del vizio,certo meglio stare bene che passarsela male,ma io penso che dobbiamo stare molto attenti,speriamo bene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Al solito non si sa se si stava meglio quando si stava peggio! Il fatto invece è che non ci si accontenta più e diventiamo sempre più pieni di complessi d' inferiorità.

      Elimina
  2. Il nostro smatrphone
    "Fulì, chè ci senti?"
    antica emozione
    "Chè, tranti o c'allenti?"
    d'un tempo laggiù
    "Sì, pronto, cu fu?"

    Un buco sul fondo
    "Nga dilla qualcosa!"
    lo splendido mondo
    "Talè, ddocu, posa"
    d'un tempo che fu
    "ca non jocu cchiù!"

    Migliori, quegli anni?
    "Avà, nga iucamu!"
    O identici affanni?
    "Aspè, ca ti chiamu."
    Però, gioventù
    "Nga parra, Peppù!"

    RispondiElimina