Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 22 dicembre 2013

Famiglia Villanova

D'argento, con un castello di verde accostato da due cipressi al naturale.
La famiglia Villanova (alias Villanuova) è originaria dalla Catalogna (Spagna) e nel nostro territorio è presente già nel 1288 con Vitale de Villanova, catalano, che riceve in perpetuo da re Giacomo II d'Aragona e I di Sicilia (1267-1327) il Casale di Mazzarino e inoltre possiede i feudi di Bracalechi e di Gibilscemi. Nel 1324 Stefano Branciforti combina il matrimonio del figlio Raffaele, milite di Platie, con la figlia di Vitale de Villanova, Graziana, unica erede della casata catalana. A questo punto il Casale di Mazzarino passa a Raffaele Branciforti Regio Secreto, Maestro Portulano del Regno e Castellano della notra Città. 1361 Riccardo Billanovi possiede terre in cotrada Braemi-Rabottano. 1392 Calcerando de Villanuova è nominato dal duca Martino il Vecchio signore di Castiglione e di Francavilla. 1424 fra' Giovanni de Villanova ha il governo della Commenda di S. Giovanni Battista. Seconda metà del 1500, Gabriello Villanova è miracolato dal Servo di Dio frat'Innocenzo Milazzo, francescano del Convento di S. Maria di Gesù della nostra Città. 1605 Francesco Villanova è Giurato e insieme ad altri tre nobili ottiene l'erezione della Casa Professa dei Gesuiti. 1612 Placidus Villanova è Priore dell'Abbazia Benedettina di S. Maria di Fundrò. A Piazza abbiamo soltanto uno stemma riguardante questa famiglia ed è quello murato nella piazzetta di Fundrò, sulla porta d'angolo con via Marconi. Lo stemma è tondeggiante e partito con a dx le armi della famiglia Villanova e a sx le armi della famiglia Cagno, probabilmente apparentati per matrimonio. Il palazzo passa alla famiglia Tirdera (alla quale appartiene la Serva di Dio suor Arcangela, 1538-1598 di cui si può leggere sulle "Ricerche Storiche") intorno al 1550, poi ai Giurati di Piazza che, nel 1620, lo cedono ai Benedettini provenienti da Fundrò. Gaetano Masuzzo/cronarmerina   

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