Il Vescovo mons. Mario Sturzo (1861-1941) |
"Chiudo il periodo piazzese rendendo omaggio a due uomini di valore che operano nella città dei Normanni. Mario Sturzo, il fratello di Luigi, è il vescovo di Piazza Armerina. In rotta con la curia romana per via delle sue ardite pubblicazioni su S. Agostino è in odore di giansenismo. Quando Mussolini si ferma a Piazza per visitare la tomba del generale Cascino (nel 1936), tutte le autorità cittadine sono lì a salutare il capo del fascismo. Mario, impassibile, resta in vescovado e manda il Duce a farsi benedite. Insegna al Magistrale superiore un ventiseienne catanese, professore d'italiano, alto, magro, con i capelli biondi lunghi fino alle spalle e barbetta. Somiglia a Gesù di Nazareth della "rock opera" Jesus Cgrist super star. E' Cannavà, un discendente di Vincenzo bellini. Il fascino della sua parola è senza pari. In Paolo e Francesca, ne Il Conte Ugolino, i suoi alunni, immobili e con gli occhi fissi su di lui, hanno gli occhi pieni di lacrime. Di lui ricordo il discorso d'inaugurazione dell'anno scolastico in una affollatissima aula magna e la commemorazione della morte di D'Annunzio. Egli morirà di grave malattia dopo qualche anno che io ho lasciato Piazza Armerina. Nessuno dei suoi studenti potrà mai dimenticarlo."
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Dopodomani viene svelato il nome dello studente fuori sede.
quello nella foto è don Luigi Sturzo e non il vescovo suo fratello mons. Mario Sturzo
RispondiEliminaHai perfettamente ragione. Vado a cambiare subito la foto, ma subito dopo farò un bel caz....tone al redattore responsabile. Grazie
EliminaSono Pippo Di Giorgio desidero aggiungere al tuo notiziario che quando è venuto Mussolini a Piazza gli incaricati al servizio del fascio rinchiusero in carcere tutti i poveri del paese per dimostrare a Benito che la governabilità del suo regime e quindi quello di Piazza era il benessere del popolo.Gli stessi podestà piazzesi furono falsi e disonesti. Erano loro che stavano bene, perchè erano loro che si approfittavano di quel regime a carico del nome " paga Benito Mussolini ". Lo voluto scrivere perchè mio padre me lo raccontava sempre .
RispondiEliminaE te ne racconto un'altra. Quando Mussolini venne, per dimostrare la nostra "potenza" di fuoco, delle "numerose" batterie antiaeree posizionate sulle colline intorno alla nostra città, furono commissionati a diversi falegnami piazzesi una cinquantina di cannoni di "legno". Prendevano tronchi di pioppo belli diritti, li dipingevano col catrame di nero, e li posizionavano sulle montagne. Mussolini così se ne tornava soddisfatto e convinto di essere pronto ad affrontare l'Europa intera!
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