Quale modo migliore di iniziare la diffusione di notizie
sulla nostra Città, se non quello di ricordare che ben 703 anni fa, appunto il
17 dicembre del 1309, il re di allora, Federico I d’Aragona II di Sicilia e I
di Trinacria (1272-1337), nella città di Catania, dove lui risiedeva,
confermava, approvava e concedeva agli abitanti di Piazza (allora chiamata Terrae Platiae o Terre Platie), la pergamena con le nuove Consuetudini compilate per
mezzo di uomini idonei e probi della stessa Città che le avevano desunte
da quelle antiche in vigore sino ad allora.
Una volta dichiarate valide in
perpetuo, tutta le popolazione di quelle terre dovevano osservarle
scrupolosamente.
La foto si riferisce al manoscritto Libro dei Privilegi custodito presso
la nostra Biblioteca Comunale (sala dedicata alla Mostra Permanente del
Libro Antico) nel quale dalla pagina 1 alla 22 si trovano copiate, dalla pergamena
originale andata distrutta in un incendio, le Consuetudini di Piazza.
Queste sono riportate in 48 articoli, ben
compresi nell’attuale Codice Civile, nei quali i Piazzesi di oggi possono
benissimo “intravedere certi aspetti della vita dei loro antenati medievali”.
Dalla pag. 23, delle 700 complessive del libro, inizia la parte dedicata ai
Privilegi scritti in latino, in siciliano antico e in lingua originale dei re
spagnoli, sino ad arrivare a forme di italiano corrente. Vi sono atti
registrati sino al 1818, ma leggibili sino al 1789.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Questa proprio non la conoscevo!! Chissà quante cose interessanti conserva la nostra Biblioteca. A te il compito di farcele conoscere.
RispondiEliminaBuon lavoro. H.
Complimenti Gaetano, ciò che mancava; certamente tu con la passione e l'amore che nutri per la nostra Platia, colmerai quel vuoto di notizie sulla storia, cultura, tradizione, ecc, ecc, della nostra ben amata Città.
RispondiEliminaTi auguro buon lavoro per l'impegno di oggi e del prossimo futuro, il Blog ti stregherà a tal punto da non poterne fare a meno, così come è successo a me, ma credimi è uno stimolo a fare di più e meglio.
A allora buon lavoro ancora, placet
Filippo Rausa