La miniera Floristella, che comprendeva anche le zolfare di Grottacalda e Gallizzi, fu considerata una delle miniere più importanti del Distretto Minerario di Caltanissetta, e quindi della Sicilia, sia come produzione sia come purezza dello zolfo estratto, considerato della qualità migliore disponibile sul mercato. Nella miniera lo zolfo venne scoperto nella seconda metà del '700 e il feudo di Floristella, appartenuto all'Ordine dei Gesuiti sino alla loro espulsione nel 1767, fu acquistato dal Maestro Notaio della Corte Giuratoria di Acireale, Salvatore Pennisi, nel 1782. I baroni Pennisi, che ottennero la licenza di sfruttamento della miniera nel 1825, la diedero in gabella a diversi imprenditori sino al passaggio degli impianti all'Ente Minerario Siciliano nel 1963. La chiusura definitiva, in seguito alla crisi dello zolfo, avvenne nel 1986.
L'organizzazione della miniera Floristella era quella tipica: proprietario, gabellotto, direttore tecnico, capimastri, picconieri, vagonari, spesalatori, acquaioli, calcaronai, arditori e carusi alle dipendenze dei picconieri.
I carusi erano quelli che trasportavano il materiale estratto dall'interno all'esterno della miniera, aiutandosi con sacchi o piccole sporte di giunco, dette stirratura, che ponevano sulle spalle. Per alleviare il peso di ogni carico, variante da 20 ai 35 Kg., le stirratura (st'rraor nel nostro idioma), attraverso delle cordicelle venivano attaccate alla fronte dov'era collocato una specie di cuscino detto chiumazzata (ciumàzz da noi).
Il lavoro iniziava spesso all'età di 9 anni, il contratto era a cottimo e la retribuzione così bassa che lo rendeva molto conveniente a discapito della meccanizzazione.
Nel gennaio del 1892 risultavano operativi nella miniera di Floristella 14 fanciulli dai 10 ai 12 anni e 40 dai 12 ai 15; raramente venivano impiegate donne come carusi e comunque nel 1907 ne fu vietato completamente l'utilizzo.
A proposito della sporta di giunco, sino a qualche decennio fa non era difficile sentir dire dai genitori ai figli poco diligenti e studiosi: "S' nan stùdi t spetta u st'rratur!" (non so se mi spiego!).
Veramente dura quella vita!
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