In epoca medievale la lettera Tau dell'alfabeto greco, che corrisponde alla nostra T, si carica di una valenza simbolica potentissima, richiamando in maniera evidente la struttura della croce: il braccio verticale è lo stipes, il palo innalzato sul Golgota; il braccio orizzontale è il patibulum, cioè l'elemento che, legato sopra la schiena agli omeri, alle braccia e ai polsi del Nazareno, fu da questi portato lungo la via del Calvario. Sul luogo dell'esecuzione i due elementi furono uniti formando una gigantesca T. Fu proprio all'ombra di questo simbolo e ben consci delle sue implicazioni che, un giorno imprecisato dell'XI secolo, un pugno di nobili lucchesi fondò l'Ordine Ospitaliero dei Cavalieri del Tau, uno dei più antichi ordini cavallereschi d'Europa*. La tradizione narra che furono dodici i cavalieri, come gli apostoli, ma non esiste un riscontro storico. La prima notizia certa, invece, risale a un atto di donazione datato 2 agosto 1084, in cui si fa riferimento a un ospizio ubicato loco et finibus ubi dicitur Teupascio, riferendosi al luogo conosciuto come Altopascio, il luogo in cui risuonavano i rintocchi della Smarrita**. Furono loro, i cavalieri del Tau, che fondarono l'ospedale cui la campana richiamava, dedicandolo al pellegrino per eccellenza, San Giacomo***. Nell'hospitales si prestavano soccorso e cure mediche all'avanguardia per l'epoca, oltre che ovviamente accoglienza ai pellegrini e viaggiatori che percorrevano la strada. Forse anche per questo motivo i membri dell'ordine indossarono come segno di riconoscimento una veste e un mantello scuri o neri, con una "croce del Tau" di colore bianco: il bianco come simbolo di purezza e innocenza; il Tau come simbolo di carità cristiana, ma anche come richiamo del bordone, la stampella dei pellegrini. Tra i compiti dell'Ordine conosciuto come dei Cavalieri Ospedalieri di S. Giacomo d'Altopascio, oltre alla cura dei bisognosi, c'era quello di provvedere alla manutenzione delle strade e dei ponti, alla coltivazione dei terreni di proprietà e all'assistenza dei pellegrini nell'attraversamento dele zone poco sicure. Dal momento che le strade non erano percorse soltanto da mercanti e viandanti ma anche da individui della peggior risma, l'Ordine si cinse la spada al fianco. Ma il punto di forza dell'ospedale era in ambito sanitario. La Regola che i cavalieri adottarono, di stampo agostiniano, impartiva disposizioni sull'alloggio dei viandanti, a seconda del censo, della malattia e delle esigenze di ciascuno, sul nutrimento degli ospiti e sulle loro cure. A testimonianza di ciò, la Regola disponeva la presenza fissa nell'ospedale di quattro medici e due chirurghi laici (la chirurgia era infatti vietata ai religiosi) ben preparati, in grado di compiere l'esame delle urine e altri accertamenti clinici, ferrati in ortopedia, medicina interna, nonché nella preparazione di medicinali, soprattutto sciroppi e unguenti. Questi medici dovevano infatti saper affrontare le malattie più diffuse a quel tempo come il vaiolo, il tifo, il colera e tutte le patologie più frequenti per chi andasse per boschi e strade, ovvero ferite, piaghe e fratture di vario genere. (tratto da G. Staffa, 101 Storie sul Medioevo, N.C.Ed.) (continua) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
*Quest'Ordine a Placia fu portato nel 1100 ca. da Enrico Aleramico, cognato del Conte Ruggero, e fondò una Domus Hospitalis alle porte dell'odierno centro abitato, davanti l'ingresso del cimitero comunale della Bellia, oggi una sede dell'Assessorato al Turismo.
**Campana di cui abbiamo parlato ne "La via Francigena 2" di ieri 1 gennaio.
***Nello stemma della foto l'anno di riconoscimento dell'Ordine, il simbolo Tau e le conchiglie che ricordano il cammino di Santiago (San Giacomo) di Compostela, di cui abbiamo già parlato nei giorni 23 e 24 luglio scorsi.
***Nello stemma della foto l'anno di riconoscimento dell'Ordine, il simbolo Tau e le conchiglie che ricordano il cammino di Santiago (San Giacomo) di Compostela, di cui abbiamo già parlato nei giorni 23 e 24 luglio scorsi.
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