Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 8 marzo 2015

Piazzesi GRANDI e piccoli / 2

Piazza Garibaldi, primi 900
Oggi le ultime strofe del sonetto in siciliano del poeta-falegname Carmelo Scibona (1865-1939) che ci ricorda concittadini di un secolo fa che si distinguevano per virtù o difetti non comuni.

Òmini ranni

Rresta vivu lu nomu di Brusgiànu¹
Cu dda vuci e ddu tonu di supranu
Rresta eterna, di chistu gran poeta 
La canzuni "A ch' nudd' m' nqueta...".

Li veru sàuti li facìa Marianu
Sàuti murtali a tri e quattru 'ncranu
Spissu 'Mpalermu iva a dari provi
Turnannu a pedi cu muzzuna e angiovi².

E fra li ranni, fu Saru Baddotta
Dò Gnaziu Sventa Marrùggiu e Giuanninu
Cola Santoru, lu vecchju Piddotta,
Natola, sunaturi d'ottavinu³.

A st'òmini successi lu Mammuni,
E l'ùrtimu: Lu chjupp' ô Pirpittuni...•

Carmelo Scibona
(U Cardubu, 1935)

¹Era Gaetano Brusciano che godeva di essere provocato e, quando era lasciato in pace ripeteva: "ah, ch' nud m' nqueta!".
 ²Era Mariano Caldara, sempre con la sua pipa in bocca, era specializzato nel fare salti per un grano ovvero gratis. Alla richiesta una volta a Palermo da Agenti di P. S. perché si trovava in quella città "per le prove di salti", rispose: "M'è v'nut a catè ns'càr" = 'Sono venuto a comprarmi un sigaro'. Da Palermo se ne tornava a piedi, soltanto con mozziconi di sigaro e acciughe.
³Erano Rosario Ballotta, don Ignazio soprannominato "Sventa" cioè lo scorreggione, un altro soprannominato "manico di zappa, piccone, bastone", un altro Giovannino, un altro Nicola Santoro, un altro ancora l'anziano Pillotta e Natola, suonatore di ottavino.
•Gli ultimi due contemporanei erano uno soprannominato "il Mammone" e l'altro "Pirpittuni" ovvero Gaetano Speciale, il quale non era uno stupido, ma preoccupato a cercare una buona compagnia senile per avere degli eredi a cui poter lasciare la sua proprietà. Per questo divenne il bersaglio divertente dei monelli che gli gridavano: "Comu c' cadìnu l ali, Pirpituni! Disgrazzïatu, bannunatu d'i fimmini. Pirpituni, na rrosa cincu liri". 
Secondo me l'ultimo verso deve essere inteso così: "E l'ultimo dell'elenco: il verso (chiù) del/di Pr'p'töngh (come veniva chiamato a Piazza l'uccello upupa e che era il soprannome dello Speciale)."

(tratto da C. Scibona, a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu..., 1997, pp. 212, 213)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina
  

4 commenti:

  1. Il POST di oggi mi ha fatto ricordare ciò che sentivo dire ai miei VECCHI (NONNI E PROZII oltre che genitori) a proposito della stramberia di certe pesone ed anche di chi
    era molto incerto negli acquisti e non si accontentava dell'offerta locale; mi riferisco all'andare a Palermo per comprare un sigaro.Non ne conoscevo l'origine così come non capivo da dove venisse l'altra espressione a me nota ,attraverso gli stessi canali,cioè
    "e ch' nudd' m' nqueta ". GRAZIE PROF. e complimenti per l'iniziativa.

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  2. Sono curioso di leggere dei piazzesi piccoli!

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  3. Lo Speciale detto " Purpituni" è quello che ho conosciuto negli anni 50 che con un vecchio e lacero cappotto militare, con una grande latta piena di pietre da buttare a chi lo disturbava e che se ne stava quasi sempre seduto sui gradini di Fundro '?

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