Questo è uno dei due bellissimi stemmi affissi lungo il corridoio sotto i portici della Biblioteca Comunale che, senza alcun dubbio, sono tra i più importanti nella nostra storia cittadina.
Scolpito nel marmo bianco, riporta una lista (o nastro) con la data MCCCCCIIII PRIMO DECEMBRIS (1 Dic. 1504) che sovrasta uno scudo col nome di Ferdinando II (re d'Aragona detto il Cattolico, 1452-1516) dal 1468 Siciliae Rex (Re di Sicilia). Sulla "M" si notano quattro fori che dovevano servire ad accogliere un fregio, in metallo più o meno prezioso, per risaltarla. Le due scritte sono divise da una banda col Leone rampante simbolo del regno di León, regno originario, insieme a quello della Castiglia, della casata Trastámara a cui apparteneva Ferdinando.
Non sono riuscito a collegare la data 1504 con qualche avvenimento importante accaduto nella nostra Città in quel periodo, che ne giustificasse l'esistenza, pertanto potrebbe rappresentare semplicemente la conferma dell'autorità regale spagnola-aragonese nel nostro territorio nell'anno della proclamazione di Ferdinando a II re di Sicilia e III re di Napoli, ovviamente col beneplacito di papa Giulio II che lo dichiara Re Cattolico (in spagnolo Rey Católico). In effetti la presenza aragonese in Sicilia era ormai secolare (222 anni per la precisione) dato che era iniziata nel 1282, anno della Rivoluzione del Vespro contro il fiscalismo e la prepotenza dei Francesi-Angioini. Ma il governo degli Spagnoli-Aragonesi non sarebbe stato più leggero e sopportabile, anzi.
Il sito originario era sicuramente un altro, visto che il Collegio fu eretto nei primi anni del Seicento. Quindi doveva fare bella mostra o al Castello Aragonese costruito nel 1392 da un suo predecessore, Martino I re di Sicilia detto il Giovane, o in una delle tante porte (ne ho individuate almeno 7) della nostra Città Demaniale che allora veniva chiamata Plaza o Pulice e contava ben 9.000 abitanti. Il Re Cattolico qualche anno più tardi, nel 1512, ci "regalerà" l'istituzione anche da noi del Tribunale dell'Inquisizione retto da un Commissario Domenicano, coadiuvato da 20 collaboratori chiamati Familiari o Impiegati, con sede probabile presso il Convento dei Domenicani poi Seminario Vescovile.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Scolpito nel marmo bianco, riporta una lista (o nastro) con la data MCCCCCIIII PRIMO DECEMBRIS (1 Dic. 1504) che sovrasta uno scudo col nome di Ferdinando II (re d'Aragona detto il Cattolico, 1452-1516) dal 1468 Siciliae Rex (Re di Sicilia). Sulla "M" si notano quattro fori che dovevano servire ad accogliere un fregio, in metallo più o meno prezioso, per risaltarla. Le due scritte sono divise da una banda col Leone rampante simbolo del regno di León, regno originario, insieme a quello della Castiglia, della casata Trastámara a cui apparteneva Ferdinando.
Non sono riuscito a collegare la data 1504 con qualche avvenimento importante accaduto nella nostra Città in quel periodo, che ne giustificasse l'esistenza, pertanto potrebbe rappresentare semplicemente la conferma dell'autorità regale spagnola-aragonese nel nostro territorio nell'anno della proclamazione di Ferdinando a II re di Sicilia e III re di Napoli, ovviamente col beneplacito di papa Giulio II che lo dichiara Re Cattolico (in spagnolo Rey Católico). In effetti la presenza aragonese in Sicilia era ormai secolare (222 anni per la precisione) dato che era iniziata nel 1282, anno della Rivoluzione del Vespro contro il fiscalismo e la prepotenza dei Francesi-Angioini. Ma il governo degli Spagnoli-Aragonesi non sarebbe stato più leggero e sopportabile, anzi.
Il sito originario era sicuramente un altro, visto che il Collegio fu eretto nei primi anni del Seicento. Quindi doveva fare bella mostra o al Castello Aragonese costruito nel 1392 da un suo predecessore, Martino I re di Sicilia detto il Giovane, o in una delle tante porte (ne ho individuate almeno 7) della nostra Città Demaniale che allora veniva chiamata Plaza o Pulice e contava ben 9.000 abitanti. Il Re Cattolico qualche anno più tardi, nel 1512, ci "regalerà" l'istituzione anche da noi del Tribunale dell'Inquisizione retto da un Commissario Domenicano, coadiuvato da 20 collaboratori chiamati Familiari o Impiegati, con sede probabile presso il Convento dei Domenicani poi Seminario Vescovile.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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