Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 18 settembre 2015

Edicola n. 32

Questa è l'Edicola Votiva n. 32 del nostro censimento ed è quella incastonata nel piedistallo in pietra¹, con l'anno 1662 scolpito in alto ai lati, che regge la croce in ferro di Santa Maria di Gesù. L'edicola racchiude, dietro una robusta grata di ferro, una grande statua dell'Immacolata Concezione ed è rivolta verso la strada che, proveniente da Gran Priorato di Sant'Andrea,  conduce alla chiesa, al convento e, quindi, al cimitero dei frati francescani (o Minori) dell'Osservanza. Nonostante sia in stato di completo abbandono, il sito è tra i più suggestivi e ricchi di storia dei nostri dintorni. 
Già dal II secolo dopo Cristo il sito di c/da Rambaldo registra un piccolo centro urbano di età romana. Intorno all'anno 1000 accoglie uno dei tanti accasermamenti di truppe gallo-italiche o lombarde, poi diventati borghi fortificati, per il controllo della popolazione araba rimasta nei casali sottomessi. Nel 1161 è tra i casali ribelli assediati e distrutti per la punizione inflitta da re Guglielmo I il Malo. E' nel 1418 che la chiesetta di questa contrada diventa punto di riferimento per i Frati che, guidati dal frate francescano osservante (poi anche beato) Matteo De Gallo di Agrigento, si raccolgono per interpretare in modo assai rigido la regola di S. Francesco dedicando la chiesetta a Santa Maria di Gesù. Fra Matteo, oltre ai conventi degli Osservanti di Palermo, di Cammarata, di Messina e di Caltragirone, fonda anche il convento di Piazza al quale viene dato lo stesso nome della chiesetta e, nel giro di pochi anni, diventa il primo della provincia monastica di Siracusa, tanto da essere definito nidus et Seminarium Santorum. Nel 1533 fra Simone Napoli da Calascibetta ottiene di ritirarsi coi suoi seguaci nel convento di S. Maria di Gesù per rivivere la vita da anacoreti. Nel 1567 sono fra Bonaventura Sciascia da Girgenti e fra Paolo da Palazzolo a ripristinare la Riforma (l'Osservanza più rigorosa) e continuare l'esperimento con i due conventi di Piazza che diventano così Custodia di Riformati. Nei secoli successivi chiesetta e convento vengono ingranditi, abbelliti, decorati, rinnovati e forniti di una preziosa biblioteca, tanto da diventare Seminario di Dottrina². Tre secoli dopo i frati Minori di S. Maria di Gesù vengono espulsi³ e il patrimonio passa al Fondo Edifici per il Culto. Il Convento e il giardino sono acquistati dal Municipio di Piazza che, in seguito al colera del 1867, destina la selva a cimitero. Sino agli anni 30 del secolo scorso ogni 2 luglio, per la festa della Madonna delle Grazie, era consuetudine fare pellegrinaggio a piedi sino alla chiesa e al convento. Intorno al 1934 si registra il loro definitivo abbandono. Tra qualche anno sarà trascorso un Secolo.

¹ Dove ultimamente ho notato visibilissime e pericolose spaccature verticali che fanno presagire un crollo imminente.
² Per approfondire l'importanza di questo sito vi consiglio di leggervi i post: a) "Ricerca sull'epigrafe in Biblioteca" del 29 giugno 2013 o cliccare sull'immagine in fondo alla home page; b) "Beato frat'Innocenzo Milazzo" pubblicati dal 10 al 21 ottobre 2013; c) "Conventi Francescani sfortunati/1 e 2" pubblicati il 22 e il 23 gennaio 2014.
³ Nel 1860 per le leggi "Siccardi" del nuovo Governo Piemontese, che venne a "liberarci" dal giogo Borbonico, tutti i beni ecclesiastici passarono allo Stato. Tutto ciò che non potè essere trasferito in Piemonte fu venduto alla borghesia capitalistica isolana. Quest'ultima, non avendo disponibilità finanziarie per le migliorie fondiarie e per il pagamento dei salari ai braccianti, provocò il fenomeno dell'emigrazione verso gli Stati Uniti e l'Europa. In questo modo fu negata la promessa che Garibaldi aveva fatto ai Siciliani: "Le terre demaniali ai contadini siciliani combattenti con me per la causa italiana.". Come si suol dire "curnuti e bastuniati".  A tal proposito consiglio, per aprire un po' gli occhi dopo tanto tempo, la lettura del libro di Pino Aprile, Terroni, Ed. PIEMME, 2010.
   Gaetano Masuzzo/cronarmerina          

3 commenti:

  1. Bellissima ricostruzione dei fatti. Partendo da una semplice Edicola, abbiamo appreso un mare di notizie. Molto chiare anche le note esplicative. Tutto ciò ci fa capire che quando un bene passa al Comune, da allora inizia il degrado. P.S. Ho letto il libro di Pino Aprile. Mi sembra il solito scritto dove la colpa di ogni male è sempre degli altri, mentre noi siamo degli angioletti bravi e puri!!

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    1. Che noi meridionali non siamo stati e non saremo mai dei bravi e puri questo è sicuro, ma tutte quelle "buone" notizie che il libro elenca le abbiamo scoperte, dico purtroppo, 150anni dopo. Questo ci conferma che è vero che la storia la scrivono sempre i vincitori. W l'Italia e il popolo italiano !

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  2. Ho letto anch'io quel libro che ritengo ostinato e coraggioso e non certo partigiano
    perchè rivelare i fatti nella loro cruda realtà non significa fare sconti a qualcuno ma mostrare anche l'altra faccia della medaglia , quella faccia nascosta per più di un secolo perchè scomoda ,perchè era scomodo ammettere che formare il REGNO D ITALIA
    comportò il sacrificio automatico di una parte di esso da parte di potenze e di poteri internazionali.

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