In questi giorni su facebook c'è stata la foto della nostra Scalinata di Sant'Anna, altrimenti intesa come a scala di zzòppi. Questa foto mi dà lo spunto per proporvi l'osservazione che mi ha inviato un nostro concittadino che studia a Napoli. Si tratta dell'architetto Daniele Militello, che sta completando la formazione post lauream presso la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio dell'Università Federico II di Napoli. Daniele, avendo letto i miei post sui "pilastri a falsa squadra" presenti a Piazza del 2, 9 e 10 maggio 2013, mi ha fatto notare che ne esistono altri nel portale laterale della chiesa di Sant'Anna, proprio dalla parte della scala di zzòppi (foto in alto). Ma quando sono andato a constatare di persona per fare altre foto ho notato che anche le finestre hanno i pilastri con queste angolazioni (foto in basso). Lui che è uno specialista ci spiega che "non sempre erano gli ambienti interni gli elementi che generavano la forma; piuttosto l'architetto-costruttore studiava un punto di vista ben preciso dalla strada che fungeva da cardine per il sistema prospettico che la stessa passeggiata sulla strada generava, avvicinandosi il più possibile ai canoni dell'architettura del centro Italia che dal tardo-rinascimento in poi segnarono lo stivale e poi, con parecchi anni di ritardo, la nostra isola e dunque anche Piazza."* Poi segue con l'amarezza tipica dello specialista, al quale non gli si può dare torto, "Purtroppo fasti architettonici della nostra Piazza non sono mai stati oggetto di uno studio metodico e degno di questo nome, nonostante qualche architetto locale si sforzi ogni tanto di porre l'attenzione su fenomeni puntuali o viceversa generalisti, non è stato mai dato il giusto lustro al nostro centro storico inteso come insieme di valori ambientali. Questo genera una globale disconoscenza (se non proprio ignoranza) di quanto di bello e di singolare ha da offrire la città, con la conseguenza che aumenta il rischio di perdere una parte o, ancora peggio, proprio tutti, questi valori culturali che sono il nostro patrimonio. Scusandomi per il piccolo sfogo finale (l'argomento tocca a pieno un nervo scoperto riguardo il mio mestiere), le faccio vivissimi complimenti per il suo lavoro di blogger augurandole di ampliare sempre di più il suo pubblico."
*La chiesa di Sant'Anna fu iniziata nel 1680 coi finanziamenti di Geronima Rivarola baronessa di Rafforusso e fu inaugurata, nel 1745, grazie alle considerevoli sovvenzioni della famiglia Trigona a cui il vescovo di Siracusa, Matteo Trigona dei baroni di Imbaccari Sott. e Terra di Mirabella, apparteneva.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Vorrei confortare il mio concittadino che a Piazza ancora vantiamo di validi "muratori"che vuoi per il DNA vuoi per essere nati e pregni di questa contaminazione visiva a Piazza riescono a fare di queste false squadre con una certa praticità e in maniera del tutto naturale, con l'avallo del geometra "direttore" dei lavori (eseguiti nel 2013) salvo poi scoprire la "piacevole"peculiarità al montaggio delle porte...
RispondiEliminaPs mi sento confortato di far parte dei fasti dell'architettonica tardo medievale.
Se ho ben capito , queste false squadre si possono a volte paragonare a false licenze poetiche
EliminaA volte come presunti architetti che dirigono falsi muratori
RispondiEliminaVorrei fare una piccola correzione al "collega" Militello. La Sicilia non è in ritardo rispetto allo Stivale, è solo poco o affatto studiata. Anzi. Spesso abbiamo in Sicilia anticipi dello stile e proprio a Piazza Armerina abbiamo alcuni esempi. Per dirne una, se confermassimo che Fundrò attuale è il tempio del 1622, essa anticipa certe macchine teatrali tipiche dell'Italia centrale degli anni '30 dovute al genio di Bernini. Siamo in una chiesa che appartiene già al Barocco quando lo Stivale parlava ancora il Manierismo... La storia che la Sicilia sia "in ritardo di parecchi anni" nel campo artistico è una favoletta che trasciniamo per ignoranza, perché gli studi sull'Arte siciliana sono relativamente poco diffusi e ristretti ad ambiti accademici. Non è corretto perseverare questa errata (e relativamente recente, stante le descrizioni delle opere d'Arte tra Sette e Ottocento) convinzione.
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