Giorgio Boris Giuliano (1930-1979) |
Il 20 settembre 1960 Giorgio Boris Giuliano torna a Messina, ove si unisce in matrimonio con la messinese Ines Maria Leotta, che negli anni a venire gli darà tre figli, Alessandro, Emanuela e Selina. Ma nel nostro Giorgio Boris alberga un hobby potente: quello dell'attività investigativa, propria della polizia giudiziaria. E' un hobby che ha sviluppato fin dalla giovinezza sia leggendo libri gialli, cronache giudiziarie ed episodi di spionaggio, sia studiando testi di criminologia e di attività spionistiche. Così nel 1962 partecipa a un concorso per vice-commissario di P. S. Lo vince e lascia la rappresentanza della Società "Plastica Italiana", frequenta nel 1963 un breve corso di specializzazione presso la Scuola Superiore di Polizia, e quindi raggiunge la Questura di Palermo. Qualche mese dopo frequenta un altro corso di qualificazione presso la Scuola Superiore di Polizia di Roma e rientra a Palermo alla Squadra Mobile, nella quale gli viene affidata la Sezione Omicidi. Nel contempo è promosso Commissario Aggiunto. Giuliano inizia il suo operare con l'hobby di sempre, con zelo senza misure e con decisione, instaurando un suo paziente metodo di ricerca, di studio e di schedatura del fenomeno mafioso, ottenendo preziosi risultati, che gli fanno ottenere elogi, riconoscimenti e premi. Inizia a contattare i funzionari dell'Interpol e la polizia degli U.S.A., risolvendo casi intricati ed è più volte coinvolto in pericolose sparatorie contro delinquenti comuni, è promosso Commissario. Dal settembre del 1970 indaga sulla scomparsa del giornalista De Mauro e nel 1971 sull'assassinio del Procuratore Generale di Palermo dott. Scaglione. Questi due fatti gli fanno pronunciare le amare parole dettate dalla sua esperienza di anni di lavoro investigativo: "Un delitto di mafia o si risolve nelle prime ventiquattro ore oppure non c'è nulla da fare". Promosso Commissario Capo è incaricato dell'insegnamento di "Tecnica investigativa in materia di stupefacenti" presso la POL.G.A.I di Palermo, confermadosi convinto studioso del fenomeno mafioso allargato al traffico della droga e non di un generico problema di ordine pubblico o di criminalità comune, come ritenuto generalmente allora. Nel 1976 ha l'importante incarico di Capo della Squadra Mobile della città di Palermo con conseguenti numerosissimi encomi, attestati di merito e premi mentre continua a raccogliere e selezionare le varie notizie sino al gennaio 1979, allorché viene ucciso il brigadiere Filadelfio Aparo, suo fedele e prezioso collaboratore. Ma il nostro Giuliano non demorde e continua a dare la caccia ai maggiori esponenti della mafia palermitana. Questi ultimi, investiti dalle sue penetranti e precise indagini, hanno ormai capito che la loro fonte di illeciti guadagni è in serio pericolo e il 21 luglio, alle ore 7:56, un killer* lo uccide dentro il bar Lux in via Di Blasi con numerosi colpi di pistola, sparati alle spalle. Il corpo del Commissario Giuliano riposa nella cappella di famiglia nel nostro cimitero della Bellia. (tratto da Litterio VILLARI, Giuliano, La Marca, Roccella, Medaglie d'Oro Piazzesi, Commemorazioni** dattiloscritte, P. Armerina, 1996) Gaetano Masuzzo/cronarmerina
*Per l'omicidio nel 1997 la Corte di Cassazione confermerà al mafioso Leoluca Bagarella la condanna all'ergastolo. Inoltre, nel 2012 la Procura di Palermo lo ha rinviato a giudizio in riferimento all'indagine sulla "Trattativa Stato-mafia".
**Commemorazione tenuta dal Gen. Villari presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso di P. Armerina il 6 gennaio 1990. Nella sua premessa si legge: "Era mia intenzione pubblicare in un volumetto le commemorazioni delle tre medaglie d'oro piazzesi... Purtroppo una certa insensibilità cittadina e circostanze personali mi hanno convinto a riunirle in un fascicolo rilegato che dono alla Biblioteca Comunale di P. Armerina".
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