Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 8 settembre 2019

Un altro stemma al Carmine

Lo stemma all'interno della chiesa del Carmine, Piazza Armerina

In una chiesa di quasi quattro secoli non si finisce di trovare elementi interessanti da approfondire, facendosi aiutare dall'immenso volume del concittadino Litterio Villari¹, da internet e, perché no, dall'intuito. È il caso dello stemma nella foto, un bassorilievo in gesso che si trova ad altezza d'uomo, sul pilastro addossato alla parete della controffacciata, entrando a sx, nella nostra chiesa del Carmine. Forse esisteva anche dall'altra parte, prima di qualche restauro non proprio certosino. Le figure riprodotte nello scudo ovale inquartato ecclesiastico ci indicano: nel 1° quarto (a sx in alto) tre uccelli, due dei quali, i superiori, posti frontalmente coi becchi che si sfiorano. Potrebbero ricordare lo stemma del priore sotto il governo del quale fu sistemato il bassorilievo, oppure potrebbe rappresentare il maestro che parla agli studenti della casa di studi (o Studio Pubblico), già esistente dalla prima metà del XV secolo nel convento piazzese per la formazione delle nuove vocazioni. Lo Studio Pubblico di Plaza, come veniva chiamata la nostra città da quando regnavano gli Spagnoli, dal 1555 vide l'avvio della Scuola Musicale Piazzese da parte dell'ottimo musicista piazzese padre Riccardo La Monica, continuata dal 1577 dal maestro musicista sottopriore padre Antonio Sanso (o de Sanso). Sette anni più tardi, il maestro fondatore della Scuola Polifonica Siciliana, Pietro Vinci da Nicosia, portò a Piazza le novità della Scuola Musicale Veneziana, dispensando consigli e suggerimenti ai Padri Carmelitani di cui sopra e al laico piazzese Antonio il Verso, che divenne il massimo rappresentante della Scuola Polifonica Siciliana; nel 2° quarto (a dx in alto) 8 sfere, in araldica chiamate anche bisanti², che ricordano le otto punte dei raggi della stella simbolo dei Carmelitani. Il numero di 8 raggi era adottato nelle province governate dalla Spagna, mentre, per esempio, in Francia i raggi erano 5 e in Germania, Olanda e Italia 6; nel 3° quarto (in basso a dx) è riportato il giglio, simbolo di San'Alberto di Trapani, inteso anche come Sant'Alberto sacerdote Carmelitano o Sant'Alberto Abate o Abbati. Quest'ultimo era il cognome del padre di Alberto, Benedetto Abate ammiraglio della flotta di Federico II di Svevia. Nato tra il 1240 e il 1250 a Trapani e morto nel 1307 a Messina, nel XVI secolo fu stabilito che ogni chiesa carmelitana avesse un altare a lui dedicato e, infatti, nella chiesa di Piazza è il primo altare di dx; nel 4° quarto (in basso a sx) è raffigurata la palma, simbolo di Sant'Angelo di Gerusalemme o di Sicilia o di Licata martire. Nato nel 1185 a Gerusalemme, morì martirizzato a Licata (AG) nel 1225 (per altri nel 1239). Nella chiesa di Piazza gli è stato dedicato il 1° altare di sx. La palma si spiega sia perché il Santo era nato a Gerusalemme e la palma ricordava l'entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, sia perché il Santo essendo un martire, era simboleggiato dalla palma che era un segno di resurrezione (dei martiri), di gioia, di trionfo, di rinascita, di sacrificio e di purezza. Secondo la tradizione Sant'Angelo di Sicilia visse nella nostra città e forse fondò il nostro Convento nel 1238. Sant'Alberto di Trapani, sempre secondo la tradizione, venne a Piazza forse nell'occasione del Parlamento del Regno del 1296, ed essendo un famoso santo taumaturgo, suscitò nella nostra città grande devozione. Nel 1585 la Provincia Carmelitana Siciliana si divise in due, prendendo i nomi dei Santi sopracitati: la Provincia di Sant'Angelo quella a occidente, la Provincia di Sant'Alberto quella a oriente di cui faceva parte il nostro convento.

¹ Litterio VILLARI, Storia Ecclesiastica della città di Piazza Armerina, S.M. di S.P., Messina 1988, pp. 261-277.

² È un termine utilizzato in araldica per indicare un tondino di metallo. Il nome deriva dal bisante, moneta d'oro coniata a Bisanzio e introdotta in Europa dopo che i Crociati presero Costantinopoli (o Nuova Roma) nel 1204, oggi chiamata Istambul (Turchia).

cronarmerina.it

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