Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

lunedì 26 agosto 2013

Aspettando il nuovo Vescovo / 4

mons. Cesare Agostino Sajeva IV vescovo nel 1846
Il IV vescovo di Piazza fu mons. Cesare Agostino Sajeva nato ad Agrigento nel 1794 e religioso di grandi meriti e virtù, ma devoto di casa Borbone. Nel 1849 a capo di una deputazione di nobili cittadini si portò a Caltagirone ove trattò col generale borbonico Zola la resa del distretto di Piazza. Nel 1859 inaugurò il Seminario presso l'ex convento dei Domenicani vuoto da decenni, alla cui istituzione concorsero il popolo di Piazza con un'imposta pro Seminario, la Fidecommissaria Cattedrale e il Municipio. Dopo qualche anno vi si traferirono anche la Curia e il Vescovado che avevano sede nell'attuale Museo Diocesano. Nel 1860 in seguito alla sollevazione della popolazione, poco dopo lo sbarco dei garibaldini, si ritirò nel convento dei Francescani di S. Maria di Gesù. Nel 1861 per un'omelia, con accuse alla politica anticlericale del Governo, tenuta in Cattedrale, gli venne perquisito l'appartamento nella vana speranza di trovare documenti compromettenti. Alla sua morte, avvenuta nel marzo del 1867, per evitare profanazioni alla salma da parte dei liberal-massoni piazzesi, venne tumulata in gran segreto in Cattedrale. Solo recentemente, grazie allo studio di antichi documenti d'archivio della Basilica (il Registro dei Morti redatto in latino), ne è stato individuato il sito presso la cappella dell'Annunciazione a dx dell'altare della stessa. L'11 agosto 2012 la cappella restaurata ha accolto le lapidi poste sopra i resti mortali di mons. Sajeva e del X vescovo mons. Vincenzo Cirrincione. Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

5 commenti:

  1. Un coraggioso, schierato a favore dei Borbone, in difesa della chiesa e degli interessi di questa, in un regno, quello borbonico, che non era certo il paradiso in terra (“Ma per Dio! Rispetto all’attuale era qualcosa di divino” sbottava già nel 1861 il capitano Tommaso Cava De Gueva). In un difficilissimo periodo in cui i savoia, ladri e assassini e praticamente sull’orlo del fallimento, insieme al criminale cavour ed al filibustiere e negriero e stragista garibaldi, e grazie soprattutto all’inghilterra, distrussero un regno che era due volte più ricco di tutti gli altri stati italiani messi insieme. Troppo lungo, il discorso sulla sporca guerra di conquista che fu il “glorioso risorgimento”. Onore quindi al Vescovo Sajeva ed a tutti coloro che si opposero alla criminale impresa che ancor oggi ci condanna a fame e miseria.
    Giovanni Piazza
    p.s. i minuscoli sono voluti

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  2. Caro Giovanni io non ti conosco, non so chi sei ma quello che hai scritto è musica per le mie orecchie. Finalmente una persona informata e non schierata, come me in attesa che sia riscritta una pagina orrenda della storia d'Italia. A proposito di Garibaldi hai dimenticato che si trattava essenzialmente di un mercenario prezzolato.

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    1. Per chi avesse qualche dubbio in merito al significato che assunse il Risorgimento per noi del Sud, consiglio vivamente di leggere il libro di Pino Aprile "Terroni- Tutto quello che è stato fatto perché gli Italiani del Sud diventassero meridionali". Dopo averlo letto aspetto le vostre deduzioni.

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    2. Caro Gaetano, sterminato è oramai l'elenco delle opere che si occupano dell'argomento, e Pino Aprile, col suo "Terroni", ne è certamente un degno rappresentante. Come "Maledetti savoia" e "Indietro savoia" di Lorenzo Del Boca, o "I lager dei savoia" di Fulvio Izzo, dove l'autore raccoglie una impressionante marea di documentazioni e testimonianze. E se ci si vuol fare una idea, prima di spendere dei soldini, si può fare una ricerca virtuale, magari visitando "Fora!", una vera e propria enciclopedia sull'argomento, del compianto e grande Zitara (ciao, Nicola). Questo il link
      http://www.eleaml.org/

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  3. Caro Fabrizio, felice di averti come compagno in attesa di giustizia e verità. Hai ragione su Garibaldi, del quale ci sarebbe molto da dire. “Non capisce a fondo le cause stesse per cui combatte”, disse di lui Florence Nightingale, fondatrice della Croce Rossa. E egli stesso scrisse ad Adelaide Cairoli "Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio." Caro Fabrizio, come vedi il filibustiere ha confessato. Confesserà anche la Storia.
    Ciao.

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