Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

martedì 12 marzo 2013

Soluz. Aguzzate la vista n. 15


Ancora una volta il Comitato Nobile Quartiere Monte ha dimostrato di conoscere molto bene non solo il suo, ma anche il territorio degli altri quartieri. Io mezza idea l'avevo avuta, ma non così precisa come quella del Comitato. Infatti, mi è arrivata la conferma dell'autore delle foto, si tratta dell'arco dell'ingresso alla Vecchia Conceria sotto la via Martoglio. Questa è una zona che io conosco poco, ma mi riprometto di visitarla ben bene perché ci saranno molte cose da scoprire e fotografare. Ritornando alla conceria, ho voluto mettere una foto inerente al tema per ricordare che l'opificio per la conciatura delle pelli non esisteva in quel posto per caso. Le pelli che potevano arrivare fresche o salate e secche, dovevano essere immerse in vasche in muratura seminterrate in cui venivano lavate e rilavate, rinverdite, depilate, scarnate e purgate, con acqua corrente (come sappiamo lì accanto c'è tutta l'acqua dei quattro canali a disposizione). Una volta lavate, le pelli venivano immerse in tini di legno con soluzioni di tannino, rimescolate giornalmente anche per mesi, per ottenere il coiro. Successivamente avveniva la colorazione, l'asciugatura, l'ammorbidimento con sostanze grasse e la rifilatura. Tutte operazioni che adesso vengono fatte industrialmente, prima erano svolte a mano con non pochi sacrifici da artigiani preparati e scupolosi, dai quali dipendevano altre attività come quelle dei calzolai una volta numerosissimi (in quella che oggi è la via Marconi, si può dire che quasi in ogni porta ce n'era uno). A Piazza il primo sodalizio fu proprio quello chiamato nel Trecento Sodalizio dei Conciapelli e Calzettieri che dai Domenicani era stato dedicato ai SS. Cipriano e Mercurio perché patroni delle due arti.
♦ Ringrazio Gianfranco Azzolina per le foto che ci hanno fatto scoprire un altro angolo della nostra Città, dandoci lo spunto (ora si dice imput !) per un'ulteriore ricerca.  

4 commenti:

  1. Caro Gaetano, appena vai in loco fammelo sapere, vengo anch'io, è da molto che non scendo giù, nel piano in cui era prima la strada è le circostanti abitazioni.
    Solo per aggiungere, che prima dei sodalizi cristiani, lì operava la comunità ebraica, molto fiorente, e certamente non ricordo dove l'ho letto, la conceria nacque con loro, basti pensare che fornivano al Castello le bandiere....
    Saluti, filippo rausa

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    1. Disgr... ne sai sempre una più di me! Questa delle bandiere non la sapevo. Però te ne dico una io. Probabilmente oltre a conciare le pelli, confezionavano i cosidetti "parati", le stoffe, anche per le bandiere. A tal proposito, la zona nei pressi del fiume Gela, un po' più a Sud, a ca. 3 Km. è chiamata "Paratori" per questo motivo. Perché tanti mulini, che si servivano dell'acqua del fiume, poi vennero trasformati in "paratori" ovvero opifici dove si maciullavano i vecchi stracci per poi farne dei nuovi, i "parati" appunto. Ti è piaciuta questa!! Ciao, alla prossima. E tieniti pronto per l'escursione.

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    2. Bravi. Ed ora che voi specialisti vi siete chiariti le idee, potreste spiegare a noi poveri tapini, che viviamo a migliaia di chilometri da Piazza, in mezzo alle bufere siberiane, circondati dai lupi affamati, da orsi in cerca di prede, ecc. dove di trova questa Via Martoglio? Da come ne parlate dovrebbe trattarsi del quartiere Canali. Ma dove? E' vero, c'è Google Maps, ma vuoi mettere saperlo direttamente da voi?

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    3. Caro Herald, ho finito proprio adesso di collegarmi con la via Martoglio su Google Maps. Se con l'omino giallo ti posizioni sulla via devi tornare indietro verso le scuole elementari. Svoltata la curva, prima di arrivare sulla strada che dai Canali va verso u 'drizzu, noterai sulla sx una scaletta sutta u bastiun. Si scendono alcuni gradini, che da noi si chiamano scaluni, e ci si dirige verso un cortile (curticchiu) dove puoi vedere, se vieni giù dalle montagne, l'arco della foto.

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