Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina
giovedì 31 gennaio 2013
Porte della Città/dei Catalani
Via Porta Catalano |
Siamo arrivati alla quinta porta della Città, Porta dei Catalani o Catalana, oggi nei pressi di via Porta Catalano. Dalla Porta dell'Ospedale ci si arriva percorrendo tutta la via Roma (dalla chiesa di S. Barbara a salire prima chiamata Strada dell'Ospedale), arrivati in piazza Garibaldi subito a sx per Largo Capodarso (u Chianu Barun), via Mendozza, via Stradonello, via Porta Catalano. Si percorrono ca. 400 metri, che erano la lunghezza delle mura verso la valle, poi sito del quartiere Canali. Questo quartiere iniziò a essere popolato dal 1396, quando accolse gli abitanti scampati alla morte, dalla distruzione dei due casali Gatta (a pochi chilometri da Mirabella Imbaccari) e Polino (6 Km. ca. a Nord-Ovest da Piazza) ad opera del duca Martino I d'Aragona il Vecchio (1356-1410). In questo periodo il quartiere Canali già era abitato da famiglie di Ebrei che formavano la Giudecca, in fondo al borgo, anch'esso in costruzione, chiamato di S. Maria dell'Itria (gli Ebrei rimarranno per circa un secolo perché verranno espulsi nel 1492). Alla porta venne dato il nome di Catalana perché, proprio in quella zona della nostra Città, che allora era chiamata oltre che Plaza anche Terra Platie, esisteva dal 1383 ca. una nutrita colonia di gente proveniente dalla Catalogna col relativo consolato, l'unico della Sicilia interna. E' bene ricordare che la Sicilia era sotto dominio Spagnolo-Aragonese ormai da un secolo, pertanto era normale che popolazioni spagnole attraversassero il Mediterraneo in cerca di miglior fortuna, in terre sotto il loro dominio. Per circa tre secoli la porta Catalana era una delle due (in una pianta della Città del 1689 ne ho individuata una terza) aperte nelle mura, che cingevano il Monte dalla parte Sud-Ovest. Questa parte di Città insieme al Borgo Vecchio o Castellina, formavano la Città Vecchia, tutto il resto era fuori le mura, che si potevano oltrepassare solo durante il giorno perché la sera, all'imbrunire, venivano serrate. La porta successiva, sempre in senso orario, si trovava percorrendo altri 400 metri, sino ad arrivare a due passi da quella che sino al 1300 era la Chiesa Madre, la Chiesa di San Martino di Tours, protettore dei Normanni.
S. Giovanni Bosco
3° giorno della Merla
Turdus merula |
3^ e ultima storiella
Una volta i merli erano
bianchi. Un giorno per il troppo freddo uno entrò in un camino per scaldarsi
e ne uscì dopo tre giorni tutto nero per la fuliggine. Due merli dalle candide
piume, maschio e femmina , si ripararono per il freddo in un camino. Non avendo
nulla da mangiare il maschio decise di uscire per cercare qualcosa. Dopo tre
giorni tornò e trovando un uccello nero come il carbone, non riconobbe la sua
merla e tornò indietro per cercarla. La merla, annerita per la fuliggine, nel
frattempo morì di fame.
mercoledì 30 gennaio 2013
2° giorno (oggi) della Merla
"U Mèrr" |
2^ storiella
I tre giorni della merla, il 29, 30 e 31, una tradizione che viene da lontano e che vuole che siano i tre giorni più freddi dell'inverno.
Tanto freddi che una merla, che allora aveva le piume bianche, intirizzita, ma al tempo stesso preoccupata per i suoi figlioletti, non trovò di meglio che andare a posarsi su un camino. Ci stette tre giorni, perché il gelo impediva persino di volare. Poi arrivò fortunatamente febbraio. Pallido fin che si vuole ma il sole riuscì a ridare vita e speranza. Merla e figlioletti poterono stirarsi, riaprire le ali e volare. I tre giorni sul camino però avevano prodotto una profonda trasformazione nel piumaggio, divenuto nero per la fuliggine, nero senza rimedio.
Da allora i merli nacquero tutti neri.
Il Convento dimenticato
Eccovi la V Meridiana
Convento francescano di S. Maria di Gesù, fondato nel 1418 |
La V Meridiana sotto il portico superiore del Convento |
In seguito alla segnalazione di un amico, è stata trovata la V Meridiana di Piazza. E' quella che vedete nelle foto, al piano superiore del portico del Convento Francescano di S. Maria di Gesù. Non è in ottime condizioni come quelle incise sulla pietra di Fundrò, ma si riescono a distinguere le linee e qualche numero. E' ovvio che la meridiana servisse quando ancora non era stata fatta la copertura. Da una mia recente ricerca sui 5 Conventi Francescani di Piazza, mi risulta che i lavori "di riconfigurazione del doppio portico in facciata" del Convento di S. Maria di Gesù iniziarono nel 1578 e si conclusero nel 1624, anno inciso nell'arcata superiore della grande finestra a sx della facciata. Pertanto, la nostra meridiana sarà di quel periodo, se non prima, quindi potrebbe essere più antica delle altre. Ora rimango in attesa di scoprire dove sarà la VI Meridiana di Piazza.
1° giorno (ieri) della Merla
Merlo femmina |
Merlo maschio |
I TRE GIORNI DELLA MERLA
Una storiella che ha infinite varianti da posto a posto. Una cosa è però in comune a tutti, la data. I tre ultimi giorni di gennaio, considerati appunto i più freddi nonché una specie di cartina di tornasole, dato che in base a come si presenta il tempo gli esperti sanno trarre indicazioni per come sarà il clima dell'anno.
Per i prossimi giorni Vi propongo una storiella al giorno, scegliete quella che più vi piace.
I storiella
Un merlo, una merla e i loro tre figlioletti erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo. Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diìventarono un'eccezione di favola.
martedì 29 gennaio 2013
Soluz. Aguzzate la vista n. 14
Questo era difficilotto da indovinare!
E' il ritratto in altorilievo del medico e matematico Giovanni Francesco de Assaro (m. 1593) presente nel sarcofago nella cappella di famiglia, la prima a sx, della Chiesa di S. Pietro. Il nobile padre di Laura, poi andata sposa al barone Marco Trigona, viene ricordato anche perché, prima di firmare la pace imposta dal viceré de Vega col futuro suocero, Giovanni Francesco Trigona, nel 1555 nella Chiesa Madre di Plaza, aveva fondato al Monte, nei pressi dell'odierna via Milazzo, il Ritiro delle Donne Pentite e Ripentite (a Palermo, in via Divisi, in quel periodo nasceva un analogo ritiro, quelle delle Repentite, da "Ree Pentite" prostitute diventate monache). Altra opera benefica fu quella di aiutare finanziariamente, nel 1590, l'Orfanotrofio di S. Maria degli Angeli, sito nell'odierna via Orfanotrofio, trasferitosi 150 anni dopo, accanto alla Commenda di S. Giovanni Battista.
La culovria di Testa, II parte
A b’v’raöra dâ Tacura (ultime tre
strofe)
A sett’àubi o ad’â scurùa,
cavaucaùra stànca d’ss’ttàva,
dâ ciù puv’rèdda a cödda rr’naudùa,
e ad’â dduna, a facci ggh’ ddavàva.
Ma na mattina d’ tant’ témp fa,
SCIENZA NUSTRANA e polit’ca m’schina,
dâ B’V’RAÖRA
d’ centenaria età,
n’ fes’ prëia manch’ böna p’rasàgghia!
SULU A CULÒVRIA SCAMPÀ D’ STA… RRUÌNA!
“E d’ l’egua salutébu… ??”
UN LABILE RICORDO…
ch’ fa pözza d’… BENZINA…!!!
Pino Testa
Traduzione: "L'abbeveratoio della Taccura" (ultime tre strofe)
-All'alba o all'imbrunire,
cavalcatura stanca dissetava,
dalla più povera a quella superba,
e alla luna, la faccia le lavava.
-Ma una mattina di tanto tempo fa,
Scienza Nostrana e politica meschina,
dell'abbeveratoio di centenaria età,
ne fece pietra neanche buona per brecciolino!
-Soltanto la Culovria scampò da questa rovina!
-"E dell'acqua salutare... ?"
Un labile ricordo...
che fa puzza di... benzina...!!!
lunedì 28 gennaio 2013
Ricordi d'inverno
Inverno
***
C’è freddo lassù, su
quei monti
coperti d’un bianco
mantello,
c’è freddo là presso le
fonti
ov’esita il timido
agnello.
Il gelo già spezza quei
rami
che persero tutte le foglie;
di tutti i più piccoli
stami
le tremule piante son
spoglie.
Un pallido raggio di
sole
appare nell’etere
bianco,
racconta la nonna le
fole,
ma l’occhio suo languido
è stanco.
C’è freddo nel cuore di
tutti
sopiti in un dolce
tepore,
due animi ardon fra
tutti
che scalda la fiamma
d’amore.
Salvatore Tigano
Piazza Armerina 18/01/1956
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