Vista del Lago di Proserpina, Tavola XLIX |
Vista del Lago di Proserpina vicino ad Enna
(Voyage Pittoresque... , Vol. IV, Parte I, Cap. V, Tav. XLIX, p. 125)
(traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra)
(traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra)
Partimmo dunque pieni da ardore e nella speranza di (poter) disegnare (vedendo) dal vivo un luogo così spesso immaginato con la fantasia, ma non restammo affatto soddisfatti. Innanzitutto scendemmo inutilmente per tre miglia, senza ritrovare né questi boschetti, né queste sorgenti affascinanti che dovevamo incontrare ogni momento, senza vedere né i fiori, né le viole di cui la terra doveva essere cosparsa sotto i nostri passi e che dovevano profumare l'aria. Nel nostro umore, eravamo tentati tutti di guardare Diodoro come un vecchio sognatore, della parola del quale ci si possa ben poco fidare. Una grande e fastidiosa Vallata fu la sola cosa che sostituì unicamente tutte queste belle chimere. Entrammo poi in un'altra Vallata più piccola, dove invece di qualche sorgente trovammo alcuni maleodoranti ruscelli melmosi e persino il Lago, tanto desiderato, chiamato ancora, è vero, il Lago di Proserpina, ma che non è più di una grande Palude di quattro miglia di circonferenza, senza boschetti, senza prati, senza ombra e senza rive fiorite, senza spiaggia degna di ricevere il piede di una Ninfa, ma dei bordi tristi e aridi, dei giunchi paludosi, con dei rospi enormi, un'aria appestata che ne rende gli approcci pericolosi e il riposo che vi si potrebbe prendere, mortale. La scura Grotta di Plutone si trovò sostituita da brutti buchi quadrati da otto a dieci piedi di profondità; cavità prodotte dalla cavatura delle pietre con le quali sono state costruite alcune bicocche dei dintorni. Eravamo desolati: la fantasia dei Poeti aveva costruito ogni cosa, ma la natura non si prestava a niente. Infine, a forza di girare e guardare il Lago da ogni parte, trovammo tuttavia un aspetto, un punto di vista che poteva fornire un quadro abbastanza piacevole. E' quello sotto che è rappresentato qui (n.d.r.: è la vista riprodotta in questo post). Alcuni Abitanti di Castrogiovanni che si erano raccolti sulle rive del Lago per immergere la loro canapa, vennero, molto a proposito, ad arricchire e ornare il primo piano del quadro. Alcuni arbusti, un poco di fiori di prato, coloravano fortunatamente in questa parte le rive più vicine del Lago e infine l'Etna, sebbene a quaratotto miglia di distanza, venne in nostro soccorso per fornire al Pittore uno sfondo paesaggistico splendido e ci fece dimenticare per un momento (il cattivo) umore da cui non ci eravamo potuti difendere, vedendo questo Paese, tanto vantato (dai poeti classici) ed oggi in un abbandono così deplorevole.
(seguirà il post relativo alla veduta della Città di Piazza)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Nulla di nuovo. Tutto è rimasto come allora. Che peccato!!! E pensare che avevamo in mente, questa estate, di soggiornare in un hotel lungo le meravigliose rive del... Lago Dorato!!! Vuoi vedere che ci toccherà andare di nuovo a Forte dei Marmi o a Cannes?
RispondiEliminaIo credo che l'Abate francese,provenendo dal DIPARTIMENTO DELLA LOIRA,quindi da una situazione geografica privilegiata,dove le
RispondiEliminaacque ed il verde abbondano,davanti a rupi quasi spoglie
"" s' vitt' persu "" e pensò che il povero DIODORO si fosse inventato tutto, dimenticando così che nei lontani millenni a cui fa riferimento lo storico siculo o la situazione geografica
era migliore oppure la voglia di raccontare il mito gli aveva preso a tal punto la mano da "" nan' c' vid'r' chiù tantu
bonu "" .Secondo me , a quella terra non fu matrigna la natura quanto la mano dell'uomo e soprattutto ""U GNEGN'RU "" di chi
volle vedere nel vecchio borgo le potenzialità di un paese prima e di una città dopo .Per la serie "" Chi troppo vuole nulla stringe "",il borgo perse ogni sua connotazione e possibilità di sopravvivere come tale,mentre una vera città non
potè mai sorgere a causa di interventi ed accanimenti terapeutici sul territorio che non guarivano il malato ma anzi
ne creavano un altro .Chi avrebbe dovuto e potuto proteggerlo ,cioè la POLITICA, nel 1927 gli diede infine il colpo di grazia infliggendogli il peso e la pena , che ancora sconta ,,
di diventare PROVINCIA.
Ricordo che sino a qualche decennio fa', quasi nei pressi della ex discoteca, c'era un alberghetto sormontato da una grande insegna:
RispondiElimina"Hotel Miralago", solo che il lago decantato non si vedeva ma lo si poteva solo immaginare e furono tanti i turisti presi in giro.
Hotel miralago! Manie di grandezza.
Il lago non sarebbe più lago,
RispondiEliminaSe non ci fosse l'Ancipa!!!
Dato che non transito da quei "deliziosi posti" da moltissimi anni, mi potreste fare una descrizione attuale della situazione? Che cos'è l'Ancipa? Vi sono ancora alberghi che sopravvivono (a parte matrimoni, cresime e comunioni)? Ricordo che ai miei tempi, in cima ad una collina sopra il lago, vi era un enorme edificio già chiuso e in rovina, con tutte le finestre rotte ed utilizzato da barboni o simili. Esiste ancora? Vi sono ancora gare automobilistiche? Grazie Vtr.
EliminaMolto interessante, questo antico “vissuto” delle nostre zone. E aspettiamo con ansia la narrazione che riguarda i nostri territori chiazzisi, sperando che st’abate nun ni catafutti puru a nuautri. L’ancipa, poi, è una diga, le cui acque in esubero vennero destinate al moribondo lago di Pergusa. Grande fu, allora, il contrasto tra la regione, che intendeva salvare il lago con le acque della diga, ed il wwf, contrario sino allo spasimo perché le caratteristiche acque del lago, le cui particolari alghe “arrossivano” ogni 5 anni, sarebbero state irrimediabilmente contaminate e quel fenomeno destinato a sparire. Adesso il lago gode discretuccia salute, ma non arrossisce più.
RispondiEliminaIn compenso arrossiscono gli abitanti della Provincia di Enna!!!!
EliminaSi, il lago e' di enna,ma l'acqua non e' Agratis,la pagano tutti i cittadini della ex provincia.
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