Prima veduta dei Dintorni e dell'arrivo di Castrogiovanni, tavola LI |
Visita del territorio e della città dove si pretende che sia stato il luogo dell'antica e celebre città di Enna, sostituita oggi da Castro Giovanni
(Voyage Pittoresque...,¹ Volume IV, Parte I, Capitolo V, Tavola XLVIII, p. 120)
- traduzione a cura di Maria Rizzo e Salvo Sinagra -
- segnalazione di Maurizio Prestifilippo -
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Dopo avere percorso da Léon Forte¹ cinque o sei miglia di strada, in un territorio abbastanza collegato, salimmo per altre sei miglia per giungere all'altezza di Castogiovanni², questa famosa Enna, una delle più vecchie Città conosciute della Sicilia. Questo sarebbe, seguendo l'opinione di tutta l'antichità, il soggiorno di Cerere e la capitale del Regno di questa Dea, figlia di Saturno e di Cibele. Si sa che gli Antichi l'avevano messa tra gli Immortali, per avere insegnato agli uomini l'arte dell'aratura e se si crede pertanto a questa leggenda questo sarebbe stato uno dei Paesi dove si cominciò a farne uso. L'origine di questa Città si perde nella notte dei tempi e dei secoli, anche dei secoli eroici. Fu celebrata come il luogo dove Plutone avrebbe rapito Proserpina, in mezzo alle Ninfe, nelle campagne così deliziose, che diventata Dea, vi sarebbe venuta ad abitarle con Diana e Minerva. Questo era dunque il paese che le descrizioni dei poeti avevano reso magico con la fantasia. Purtroppo noi ne dovevamo pagare le spese, perché niente che riguardasse la natura rispose a queste ridenti e magnifiche descrizioni. La tristezza del paesaggio che avevamo sotto gli occhi ci fece credere dapprima che la parte deliziosa, tanto vantata dell'antica Enna, dovesse essere dall'altra parte della Montagna e che non potevamo vederla da dove eravamo, poiché niente lì vi rassomigliava. La Città stessa di Castrogiovanni, tanto pittoresca per il suo sito e la sua ubicazione, come ci sembrò al primo aspetto, offrì (invece) il quadro della miseria più deplorevole. Ubicata su una piattaforma scoscesa, tutte le case che si incontrano per arrivarvi, sono sparse qua e là e scavate nelle grotte, su dei costoni tagliati a picco. Queste brutte cavità, da dove sono cavati i materiali per costruire, sostituiscono le case, quando il tempo le ha distrutte, senza che ci si preoccupi di ricostruirne di nuove. Nell'interno della Città, strade tristi e spopolate non offrono maggiore interesse e ciò che vi si vede, di più appariscente, si limita alle chiese o ai conventi, con alcune grandi case deserte e abbandonate. Ecco come trovammo ridotta la mirabile Enna, che tutti gli Storici hanno amato dipingere e descriverci come il centro delle ricchezze e dell'abbondanza, il santuario della religione e il luogo dove fu istituito il culto più osservato dagli Antichi. Uno dei più importanti abitanti della Città, al quale eravamo stati molto raccomandati, cercò di consolarci, assicurandoci che ci avrebbe fatto vedere, sugli stessi luoghi, le antichità più curiose; ci parlò del Tempio di Cerere, del suo Palazzo, della Grotta di Plutone; ardevamo per la voglia di vedere i resti di questi monumenti rispettabili, ma quale fu il nostro stupore, quando fummo condotti nella parte più alta della montagna, (ove si trova) ciò che prende il nome di Castello di Castrogiovanni, nel non trovare di interessante che grandi muri merlati, alte torri quadrate, porte ogivali, in una parola, un vero Castello gotico del tempo barbaro. (continua)
¹Il titolo completo dell'Opera è Voyage Pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile.
²Nell'opera originale: Leon Forte; Castro Giovani;
¹Il titolo completo dell'Opera è Voyage Pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile.
²Nell'opera originale: Leon Forte; Castro Giovani;
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
Dovrebbe venire oggi l'abate francese a Enna, oggi è molto più bella di Bergamo.
RispondiEliminaUomo fortunato l'abate d'oltralpe! Non ebbe la sventura di capitare nel borgo montano durante il semestre del buio. Infatti, non tutti lo sanno, Castrogiovanni o Enna o come accidenti si chiama, è l'unico posto sotto il circolo polare artico dove si vive molti giorni l'anno nel buio più fitto, come oggi, per esempio, circondati da nuvole fantozziane che sembrano odiare a morte gli abitanti del bitorzoluto comune. La paesana, la chiamano gli indigeni del luogo, quasi per esorcizzarla e, onde sfuggire agli effetti malefici della medesima sulle loro povere articolazioni, si trasferiscono in massa a valle dove hanno costruito mostruose abitazioni, moderne grotte dormitori, dalle quali fuggono appena appare il giorno. In 130 anni nulla è cambiato; infatti, notizia della scorsa settimana, Italia Oggi pone Enna al terz'ultimo posto in Italia come qualità della vita. Nessuno ha fiatato. Contenti loro!
RispondiEliminaChe ci volete fare: la nebbia ha arrugginito anche le mie sinapsi. Volevo scrivere 230 ma m'è scappato un secolo in meno. Scusate.
EliminaEgr. Tex Willer, che piacere leggere i suoi commenti! Peccato che siano così rari in questo Blog. La prego, durante il "semestre del buio" (così come lo chiama lei), ci diletti con qualche altro suo scritto. Da notizie provenienti dal TEXAS sappiamo che Lei è in pensione e quindi ci aspettiamo qualche altro suo commento.
RispondiEliminaSono le stesse cose che si " ammiravano " sino alla vigilia della sua elezione a provincia più alta del Regno.
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