Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 20 dicembre 2013

Gen.le Giuseppe Ciancio / parte 3^

1914 - Municipio di Alfonsine (a 20 Km. da Ravenna) dopo l'incendio degli insorti
Il Ciancio tornato a Ravenna, dovette sedare la rivolta della "settimana rossa" con tale energia e diplomazia che gli procurò la stima dei ravennati*. Nel 1915 lascia Ravenna per il Comando della Divisione Militare di Napoli e in maggio parte alla volta del fronte sull'Isonzo, nell'ambito della III Armata comandata dal Duca d'Aosta. Il mese successivo la sua divisione ebbe il battesimo del fuoco dinanzi al Carso. Dopo tre battaglie dell'Isonzo, nel gennaio 1916, per le belle qualità di comandante, venne incaricato del comando del XIII Corpo d'Armata schierato a Sud di Gradisca. (continua) (tratto da L. Villari, Cascino, Ciancio, Conti, eroici condottieri siciliani, Tip. OPI, Roma, 1979) Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*La "settimana rossa" fu un moto insurrezionale, durato una settimana dal 7 al 14 giugno del 1914, durante la quale l'Italia parve avviarsi verso la rivoluzione sociale. L'alleanza ideologica tra contadini, operai e ceto medio, era tenuta assieme da un comune senso antimilitarista, dalla contrarietà all'impresa coloniale in Libia e dalla lotta contro l'invio a scopo "rieducazionale" in Compagnie di Disciplina dell'Esercito di tanti militanti riconosciuti come rivoluzionari. Due casi di altrettanti soldati antimilitaristi portò una grande folla a manifestare ad Ancona, ove furono uccisi dai carabinieri tre manifestanti. A questo punto la rivolta dalle Marche si estese alla Romagna e in quasi tutta Italia, provocando numerosi scontri violenti. Il generale Ciancio, che gestisce lo stato d'assedio a Ravenna, nonostante le poche truppe del presidio e l'impossibilità di comunicare con l'esterno per l'interruzione delle linee telefoniche, doma così bene la situazione che dal gruppo liberale costituzionale di Ravenna gli viene consegnato un documento di protesta, nei confronti dell'operato della prefettura, per non aver mantenuto un atteggiamento più fermo e sicuro, tale da pubblicare sul Corriere della Sera la seguente nota "unitamente a un omaggio sincero e devoto all'operato dell'esercito, perché il contegno degli ufficiali e dei soldati, specie nei momenti più difficili, è stato semplicemente eroico, ubbidendo essi a un durissimo dovere e conservando la più mirabile calma. - Il Corriere di Romagna, 18/19 giugno 1914- (tratto da Wikipedia e da www.storiaefuturo.com)

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