Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 20 marzo 2015

Gaetano Marino Albanese/4

Tra le mie cose più care, conservo questo articolo sul giornale "LA SICILIA" del compianto prof. Gianfilippo Villari di qualche decennio fa, su mio nonno Gaetano Marino Albanese (1889-1958).

CULTURA E POESIA VERNACOLA A PIAZZA ARMERINA
Su foglietti volanti
i versi di "Cicciuledda"
Gaetano Marino Albanese, ebanista, fu dopo Carmelo Scibona, il rappresentante più genuino della poesia piazzese -- Delle sue composizioni non fu mai stampata alcuna raccolta

Gaetano Marino Albanese, detto Ciucciuledda, ebanista, come già abbiamo detto, fu dopo Carmelo Scibona, il rappresentante più genuino della poesia popolare piazzese: di lui come di tanti altri, non è mai stata stampata nessuna raccolta; rimangono soltanto quei pochi foglietti volanti, che non sono andati perduti, ove il Marino faceva stampare i suoi versi e distribuiva agli amici. I suoi scritti inediti sono ancora in possesso dei suoi figlioli.
Di lui diceva nel '22 Filippo Piazza, con la superiore condiscendenza di un uomo che si sente molto colto: "...fornito d'un facile estro poetico, ma senza cultura. Possiede, invece, una buona dose di buon senso e molte nozioni apprese nell'osservazione attenta della vita, anche della lontana America. Nei versi il Marino riflette la sua abituale piacevolezza comica della conversazione, in una forma raramente stentata che ritrae dalla viva bocca del  popolo... Certo dal Marino non possiamo aspettarci un verso sempre corretto, rime simmetriche, né l'esatta grafia delle varie gradazioni vocaliche e delle consonanti ch'egli come ogni altro dilettante raddoppia sulla falsariga del dialetto siciliano". Il fatto è che il canonico Piazza non si rendeva conto che la vera lingua era quella che, pur subendo continue metamorfosi, veniva parlata e resa viva dal popolo; mentre quel vernacolo che egli aveva costruito dopo studi profondissimi non era che una pia immagine, che schematizzava e incatenava la libera espressione in rigidissime regole fonetiche e lessicali, di cui il popolo non aveva assolutamente bisogno.
(continua)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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