Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

mercoledì 26 settembre 2018

Turismo di sessant'anni fa

Emigranti italiani alla stazione di Wolfsburg (Germania) anni '60

Attraverso lo sfogo di un mio coetaneo, appreso su Facebook, racconto come si faceva “turismo” negli anni ’60, e come venivano gestiti in maniera spicciativa e concreta i “turisti” provenienti dall’Italia del boom economico. Io e altri più fortunati, grazie ai sacrifici dei genitori, non abbiamo potuto godere di questi “felici” soggiorni. Mentre io potevo frequentare l'I.S.E.F. a Palermo, per contare su un futuro lavorativo sicuro, altri della mia stessa età tentavano la fortuna nei paesi del Nord Europa, tra tanti sacrifici e privazioni. Adesso, dopo tanti decenni si ripresentano gli stessi problemi per tanti nostri giovani, come se, nel frattempo, fossimo stati governati da extraterrestri, piombati sulla Terra per caso e che si sono disinteressati delle generazioni future. Io non avrò la possibilità di conoscere l’Italia tra 20, 30 o 40 anni, ma mi sa tanto che sarà un continuo “tirare a campare”, come abbiamo fatto per secoli e secoli. Ho volutamente saltato l’ultima parte dello sfogo dell’emigrato italiano, perché contiene argomenti che tutti rimproveriamo giornalmente ai nostri cari amministratori, ma senza alcun risultato, come se vivessero su un altro pianeta, come se fossero qui di passaggio e trascurando persino la gestione dei nuovi immigrati, anche loro in cerca di miglior sorte, lontani dalla loro nazione. Tutti i popoli sono stati e saranno migranti ma, per la loro integrazione e convivenza, occorrono poche idee ma chiare, da far rispettare agli italiani e agli ospiti, senza ipocriti buonismi, altrimenti ci attenderanno tempi poco felici, a noi e a loro.

                          Da Facebook, Vinicio Patruno,1 settembre 2018, ore 10:52.
<<Sono un EMIGRANTE, da 43 Anni a Zurigo, Svizzera, dall'eta' di 18 anni e nel 2019 avrò 65 anni, ma ricordo molto bene quell’anno: settembre 1972. Avevo da poco compiuto 18 anni. Arrivati a Zurigo, dopo un viaggio di 20 ore, di treno diretto Lecce-Zurigo, il treno pieno di emigranti, giovani come me, non trovammo il Comitato di Accoglienza di cittadini svizzeri con caffè caldo e biscotti… e borse di indumenti e regali per i “Gastabeiter” tradotto “ospiti-lavoratori”, ma la "Fremdpolizei" (polizia per gli stranieri) che gentilmente ai nuovi arrivati domandavano, in perfetto italiano: 1 Biglietto da dove è partito; 2 Contratto di lavoro; 3 Indirizzo dove risiedere fino al 18 dicembre che era il giorno della scadenza del contratto; 4 Ci pregavano di presentarci a “Kloten Aeroporto di Zurigo” per la “Gesundheiten Kontroll” (controllo dello stato di salute) dove una volta passato il controllo, se eri in salute ottimale veniva messo il visto sul contratto di lavoro “Gesund Bestedigt: STATO DI SALUTE OTTIMALE può lavorare”; se non lo superavi veniva messo il visto “Nicht Bestedigt: STATO DI SALUTE NON OTTIMALE” e il venerdì successivo venivi accompagnato sullo stesso treno e partivi con un biglietto di ritorno per l’Italia. Ha notato la differenza? […] Eravamo e siamo una ricchezza economica e finanziaria da oltre 75 anni e non un onere per l’Italia come i vostri “migranti”, per un accordo bilaterale tra i paesi Svizzera e Italia, con richiesta di manodopera per lavorare con contratto di lavoro legale, permesso legale, noi siamo stati il 35% del Pil italiano per 30 anni! A tanto corrispondevano le entrate in Italia! 890.000 emigranti ogni FOTTUTISSIMO MESE mandavamo il denaro in Italia, una marea di denaro, solo a Zurigo e Kantone eravamo 150.000 italiani. Vada nei registri a Berna e domandi quanti emigranti italiani in 75 anni si sono macchiati di crimini verso le cittadine e cittadini svizzeri, verso il paese elvetico, con stupri, assassinii, rapine, borseggi e forme varie di accattonaggio, piuttosto morivamo di fame, ma sempre con la dignità di italiani anche noi, caro On.le Civati. Abbiamo avuto i nostri morti e tanti non ce l’hanno fatta, sono morti giovani, avrebbero la mia stessa età, tanti purtroppo non riposano nel paese natio, in Italia, ma qui in Svizzera, ma senza tante polemiche, senza notizie sui media e giornali italiani o dibattiti idioti in Tv (vedi La7 – 8 – 9) ma solo una anonima tomba con una croce, nome e cognome, data della morte e la scritta “Gestorben Wegen Arbeiten Unfall”, MORTO SUL POSTO DI LAVORO. Il prossimo anno avrò 65 anni ed avrò la pensione svizzera, ma sempre italiano, orgogliosamente italiano, ma deluso di avere come rappresentanti dei politici che non si preoccupano degli italiani […]. Delfino Donato>>.
cronarmerina.it

3 commenti:

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