Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

domenica 26 maggio 2013

Famiglia Bonifacio

Campo d'oro con quattro pali di rosso e una banda d'argento attraversante il tutto

La famiglia Bonifacio (alias Bonifazio) è originaria di Messina dove il cavaliere Bonifacio è responsabile della custodia di re Ruggero I d'Altavilla. Poi si susseguono Ruggiero, Pierleone, Giovanni sino ad arrivare a Matteo, barone del Casale delli Graniti (Messina) e Giudice della Corte Straticotiale di Messina nel 1404, e al fratello di Matteo, Nicolò, Senatore a Messina. Dopodiché arriviamo al 1634 quando Cesare Bonifacio è Padre Gesuita docente nel Collegio di Piazza. Nel 1714 troviamo Antonino Bonifacio sacerdote che fugge da Piazza per obbedire al Papa nella Controversia Liparitana. Nel 1837/39 il dott. Vincenzo Bonifacio è milite della Guardia nazionale cittadina e nel 1860 è messo sotto sorveglianza dalla polizia borbonica. Nella sua casa il 6 aprile si tiene una riunione segreta del Comitato Rivoluzionario di Piazza di cui fa parte e che decide per la rivoluzione il 18 maggio 1860. Dal 1861 sino al 1865 è Sindaco della Città. Sino ai primi dell'Ottocento nell'odierna via Roma esisteva una casa privata chiamata "Hospitio vocato della Nunciata" di proprietà dei coniugi Innocenzo Bonifacio e Maria Cagno, forse oggi palazzo che fa angolo con la Discesa La Rosa. Nel 1950 il maestro elementare Antonino Bonifazio parla della chiesa piazzese di S. Francesco d'Assisi nella pubblicazione "Idea Nostra" e, per concludere, la via dove il dott. Vincenzo Bonifacio aveva la sua casa ha preso il suo nome, e in quella via, al n. 10, io nacqui nel 1953. Gaetano Masuzzo/www.cronarmerina.blogspot.it

3 commenti:

  1. Ho vissuto in via Bonifacio fino al 1960. Ricordo perfettamente tutti gli abitanti della zona ed i coetanei con cui ho giocato ai 'Frretti, ai Buttuni, ecc. Faccio notare che il retro della via Bonifacio si affacciava su quello che noi chiamavamo "A Costa", cioè quell'enorme precipizio che, partendo dall'ospedale Chiello, arrivava fino alla Castellina. Quando si andava lì era come essere fuori dal mondo, pronti ad affrontare le belve feroci!

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  2. Caro Tanino, dopo tempo essendomi concentrato nella scrittura con un computer, mondo molto distante da me, ti ringrazio e ti faccio sapere che sono infinitamente contento di leggere sul tuo blog articoli che si riferiscono al nostro passato.Mi sembra di essere tornato indietro quando giocavamo per le nostre viuzze contenti di vivere nella semplicità e nella spensieratezza. Un abbraccio, Roberto Bonifazio

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    1. Robè, comprendo benissimo le difficoltà che noi degli anni '50 abbiamo nell'uso di questo mezzo, ma dobbiamo adeguarci, quanto meno perché ci dà la possibilità di ritrovarci, se non per strada almeno on-line. Ciao

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