Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

sabato 20 aprile 2013

A fascèdda


Per chi frequenta oggi i supermercati o i moderni negozi di generi alimentari, l'oggetto nella foto può sembrare tutto tranne che un contenitore di ricotta o meglio un "cestino di ricotta" da noi chiamato "a fascèdda". Si chiama così perché è formata da tante strisce di canne legate o 'nfasciàte e serviva al trasporto della ricotta da parte du r'cuttèr che poi vendeva nelle nostre strade, dopo averla personalmente lavorata e raccolta. Lui gridava u r'cuttèeee ! e le casalinghe si affacciavano davanti i catöi, o scendevano na stràta, porgendogli il piatto per farsene dare una o due, non di più perché abusarne "poteva fare male alla salute" ! Quando invece erano gli uomini ad acquistarla durante la pausa nella loro attività lavorativa, il recipiente dove contenerla era il più delle volte improvvisato. Infatti, mio padre mi ha raccontato che quando passava u r'cuttèr dalla via Roma, dove lui lavorava nella falegnameria di mio nonno Tatano alla fine degli anni '30, spesso il vassoio che accoglieva a r'cuttedda vellutata, era un foglio di compensato, ovviamente "spolverato" ben bene (alla faccia dell'igiene) ed era uno spettacolo vederla depositare con magistrale delicatezza... ah che bontà !      

7 commenti:

  1. Aggiungo che io ero specializzato nell'imitazione del grido del ricottaro quando passava per le strade. Altre voci che conoscevo benissimo erano quelle del venditore di lupini, e poi, la più bella, la più interessante, la più emozionante, il venditore di granita al mattino. Allora, appena si sentiva " a... granita che bellllla" si scendeva in strada con un boccale per comprare 10 o 15 lire di granita con cui fare una ricca colazione. Altro che merendine o Kellog's.

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    1. Ma ce n'era una che ti faceva piombare in pieno "suk" arabo, non ho mai capito cosa vendesse, forse verdure varie, il sale o le patate, fatto sta che nelle mie vene si muoveva qualcosa: erano le origini arabe? Boh!

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  2. Mi spiace doverti correggere caro Gaetano, ma l'oggetto rappresentato in foto non è affatto una fascedda bensì una cavagna. La prima,infatti, ha forma cilindrica e quasi sempre contiene mezzo chilo di normalissima ricotta.
    Quella fotografata invece, fatta anch'essa con pezzi di canne, contiene il "fiore" della ricotta (100 grammi circa), quello che affiora per primo, quasi una spuma e costituisce infatti una vera prelibatezza. Oggi è quasi scomparsa dal mercato poiché pochissimi pastori sanno preparare la ricotta, figuriamoci se sono capaci di produrre la "crema"! Se volete provarla andate a Niscemi o a Mazzarino e scoprirete la differenza.

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  3. Quando passava il signor Lo Presti u r'cuttér con le cavagne piene di ricotta appese alla cinta, ci affrettavamo con il piatto per comprare quella delizia. Mentre la fascedda di ricotta che pesa circa 500 g. quella che oggi viene venduta nei supermercati la vendevano negli alimentari dove il negoziante la svuotava in una busta o se ti conosceva bene ti dava anche la fascedda a condizione che la restituissi il più presto possibile (vuoto a rendere). Bei tempi spenzierati!

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    1. Carissimi Fabrizio e Peppuccio io non conoscevo la differenza tra cavagna (nel vocabolario di Fonti = cestino, più piccola)e fascèdda (nel voc.= fiscella, più grande) ma adesso che lo so vado a correggere l'errore.

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  4. La foto del r'cutter pubblicata sul Blog mi sembra proprio quella del sig. Lo Presti che passava dalla via Bonifacio e da via S. Agostino. Interessante era vedere il tipo di chiusura "ermetica" usata per non far uscire la ricotta: delle semplici strisce di (non so come si dice, forse "liana"?) a fare da tappo. Se guardate con insistenza la foto per 3 minuti, sentirete anche il profumo di ricotta calda: potenza dei nuovi mezzi informatici!!!

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  5. Ho mangiato la buona "rcutedda" del sig Lo Presti
    ho ancora forte nelle narici l'odore della sua persona quando scendevamo in strada con i piatti e ricordo che era nostra abitudine mangiarla appena calda, a qualsiasi ora della giornata.
    ogni argomento che tratti sul blog, è un bagno di nostalgia! che tempi splendidi, quanti ricordi vengono con prepotenza alla luce;
    ricordo con tanto fascino, misto alla paura che provavo all'epoca, il vocìo ( o era un cantilena?) che recitava "a zingara" quando con la gabbietta passava per le strade per le "planete" gialle, rosa...
    ancora il battito del cuore e la corsa verso casa ..dalla mamma.

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