Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina

venerdì 15 febbraio 2013

Perché via Chiarandà

Stemma Padre Antonino Chiarandà nella pianta della Città del 1689

D'azzurro alla fascia d'oro, sormontata da un uccello fermo d'argento
Guardando bene l'antica pianta della Città di Platia, pubblicata l'11 febbraio scorso, potete notare come in cima vi sia uno stemma che non è quello di Piazza, come ci saremmo, invece, aspettati. Infatti, si tratta del blasone del Padre Gesuita sacerdote, giureconsulto e commissario del Tribunale dell'Inquisizione, Antonino Chiarandà, al quale è stata dedicata un'importante strada della nostra Città. Questo stemma lo troviamo nell'antica pianta del 1689, in quanto fu disegnata in occasione dell'inaugurazione dell'apertura del Collegio e Università degli Studi di Piazza intitolata proprio a Don Antonino Chiarandà. L'Università, che si chiamava anche Università di Studia Superiora o Seminario Generale di Teologia, poté essere istituita, grazie ai proventi non solo dell'eredità di Antonino Chiarandà (1611-1666), ma anche a quelli di un altro Padre Gesuita, Antonino Panitteri, e a quelli del canonico Giovanni Lo Ciccio, ambedue piazzesi. Nel 1826 un decreto di re Francesco I riformò le Accademie e i Collegi dell'Isola, lasciandovi soltanto i corsi di lettere, filosofia e matematica, dando vita ai Regi Licei di Sicilia (5 in tutto) ridimensionandoli così a istituti medi superiori propedeutici agli studi universitari. Di questo ridimensionamento dell'Accademia di Piazza cercò di approfittare la città di Caltanissetta che, considerando il nostro Liceo non più al livello di un istituto di Gesuiti, provò a stornare il ricchissimo lascito della fondazione Chiarandà, soltanto per il sostentamento della Comunità gesuitica che aveva in città. Ne nacque un'annosa vertenza che ancora nel 1866 non si era spenta, sino a quando le leggi di soppressione degli Enti religiosi non incamerarono tutto, salvo le opere di beneficenza e gli istituti di istruzione. Ma il cambio di destinazione, che era stato fatto precedentemente dai Gesuiti di Caltanissetta, fu fatale, e in questo modo tutta l'eredità andò perduta.     

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