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Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepulcher baron Marco Trigona, 17th century, Cathedral, Piazza Armerina
giovedì 5 marzo 2020
Edicola n. 67
Per questa foto, che si riferisce all'Edicola Votiva n. 67 del mio censimento, devo ringraziare uno dei giovani fotografi più attivi in questo periodo nella nostra cittadina, Alessio D'Alù. Infatti, è stato lui che nel febbraio del 2016 me l'ha inviata, segnalandomi anche il luogo in cui si trovava, e spero che si trovi ancora, la contrada Mangone. Come si può vedere dalla nicchia, che racchiude un dipinto dedicato alla Crocifissione, e dalla cappella in cui è sistemata, è in pessime condizioni. Purtroppo, come tutte le cose terrene, l'edicola, che sicuramente fu eretta tanti anni fa per devozione di alcuni residenti, è caduta nel disinteresse e nell'oblio più assoluti e, quindi, è in procinto di scomparire definitivamente.
sabato 15 febbraio 2020
Il sepolcro di Marco Trigona
Sepolcro barone Marco Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
Sepolcro barone Melchiorre Trigona, XVII sec., Cattedrale, Piazza Armerina
1 «Marco Trigona B. della Gatta, Ursitto, ed Alzacuda, che fece erede di tutte le sue ricchezze ascendenti alla somma di scudi 140.mila in circa la Beatissima Vergine Protettrice di essa Città di Piazza, col quale fondo si fecero tante opere pubbliche» (Francesco Maria Emanuele e Gaetani, Della Sicilia Nobile continuazione della parte seconda, Baronaggio di questo Regno di Sicilia, Nella Stamp. de' Santi Apostoli, Palermo 1757, p. 182). Non meno notevole fu il lascito di 60.000 scudi della baronessa Panfilia Spinelli, vedova del barone Giovanni Andrea Calascibetta e Landolina, di quasi un secolo prima, nel 1517, destinati al rinnovamento della chiesa trecentesca (cfr. Domenica Sutera, La Chiesa Madre di Piazza Armerina, Lussografica, CL 2010, p. 25).
2 In questa cappella, che si trovava a sinistra della tribuna dell'allora Chiesa Madre, nel 1594 fu realizzato l'arco in alabastro dallo scultore Antonuzzo Gagini (†1602). L'opera in seguito fu posta nel battistero, a destra dell'entrata principale del nuovo Duomo, oggi Cattedrale (ivi, pp. 26, 140).
3 http://www.vatican.va/archive/bible/nova_vulgata/documents/nova-vulgata_vt_iob_lt.html#14 (consultato il 29 gennaio 2020).
4 http://ora-et-labora.net/bibbia/giobbe.html#cap_giobbe_14 (consultato il 29 gennaio 2020).
5 Opere del Beato Alfonso Maria de Liguori, Classe Prima, Opere Ascetiche, Via Della Salute, Per Giacinto Marietti Librajo, Torino 1825, Vol. IX, p. 259.
6 Non si tratta del padre di Laura, Giovan Francesco de Assaro matematico e medico già morto nel 1593, bensì del padre di quest’ultimo e nonno di Laura, Francesco de Assaro regio precettore della Val di Noto nel 1545.
7 Forse primogenito di Giovan Francesco Trigona, laureato in legge civile e criminale, e Vincenza Gaffore.
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giovedì 6 febbraio 2020
Edicola n. 66
L'Edicola Votiva n. 66 è composta da una statua in marmo della Madonna (foto in alto) e dal busto (foto in mezzo), sempre in marmo, del Beato Giacomo Cusmano che si trovano presso l'Istituto "Boccone del Povero - Fratelli La Malfa", a poche centinaia di metri dal centro abitato a sud di Piazza. Dall'aprile del 2015, un decreto della Regione Siciliana ha concesso la possibilità alla CONGREGAZIONE FEMMINILE DELLE SERVE DEI POVERI "BOCCONE DEL POVERO" OASI CUSMANO LA MALFA, di svolgere attività assistenziale a favore di Anziani presso la Casa di Riposo di Contrada Scarante a Piazza Armerina. Dal sito www.cusmano.org sappiamo che «il fondatore del "Boccone del Povero" fu il Beato Giacomo Cusmano, nato a Palermo il 15 marzo 1834 e morto il 14 marzo 1888 a soli 54 anni, spesi per il servizio dei fratelli poveri in cui vedeva Gesù. Apparteneva alla nuova borghesia siciliana, fu medico assieme ad Enrico Albanese, medico di Garibaldi e fondatore dell’Ospizio Marino a Palermo, e Michele De Franchis. Il Cusmano fu medico di poveri che affollavano la Palermo dell’800 e le campagne di San Giuseppe Jato, dove i Cusmano possedevano terre e case. Ma davanti alla miseria sempre crescente (colera, guerra del ’48 e del ’60, sommosse del ’66) volendo fare di più per la gente si fece prete, prete per i poveri. Contemplando nel volto del Povero Gesù stesso, s’impegnò con tutte le sue forze e i suoi averi a raccogliere, sfamare, istruire i poveri e fonda allora, il “Boccone del Povero”. A casa dell’amico De Franchis aveva visto che ogni commensale, prima di mangiare, metteva da parte un boccone, con cui si sfamava un povero. “Se tutti i benestanti di Palermo facessero la stessa cosa, si potrebbero sfamare tanti poveri”. E va di casa in casa in cerca del boccone, con cui sfamare tanti vecchi, ragazzi, bambine, giovani, sfruttate…». Le suore della Congregazione Femminile Delle Serve Dei Poveri precisano che «Siamo religiose di voti semplici e perpetui, che viviamo una vita fraterna di “carità” ad imitazione di Cristo povero casto e ubbidiente, in una congregazione di vita apostolica, di diritto pontificio, chiamate a vivere la santità nella fedeltà del carisma del Cusmano. Abbiamo come fine "predicare la fede con la carità delle opere" per la salvezza delle anime e la promozione integrale del Povero, a gloria di Dio». Nel sito, però, non si parla dell'altro termine "LA MALFA". Dalle ricerche fatte tempo fa, risulta che l'Istituto "La Malfa" fu istituito dal vescovo di Piazza Armerina mons. Mario Sturzo nel 1905; nel 1953 i fratelli Giovanni e Gerolama La Malfa fondano l'Orfanotrofio maschile "S. Gabriele dell'Addolorata" con sede in via Monte Prestami e, nel 1961, i fratelli farmacisti Giovanni e Salvatore, assieme alla sorella insegnante Gerolama La Malfa, lo trasformano in "Casa Del Fanciullo", passando tutti i loro beni alla Congregazione delle Suore del "Boccone del Povero", che si occupano soprattutto dei figli abbandonati da genitori separati. I fratelli La Malfa riposano tutti nel cimitero della Bellia, nella loro tomba sul viale a poche decine di metri sulla dx dall'ingresso principale. Nella foto in basso il grande quadro che ritrae il Beato Cusmano in un locale della Cattedrale, nella salita Marco Trigona.
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lunedì 27 gennaio 2020
Sepoltura di nobili piazzesi a Palermo
Lapide sepolcrale coniugi Trigona e Starrabba, 1670, chiesa di S. Maria della Catena, Palermo
Chiesa di S. Maria della Catena, Palermo, XV-XVI sec.
¹ Cfr. il sito http://www.turismopalermo.it/chiese-palermo/chiesa-santa-maria-della-catena (consultato il 22 gennaio 2020). Originariamente le scalinate erano due laterali. Il prolungamento creò il cosidetto "Cassaro morto" cioè l'ultimo tratto della strada, il tratto più "giovane ma meno nobile" (Le chiese del Cassaro morto, palermo.mobilità.org, consultato il 25 gennaio 2020).
² Cfr. il sito http://www.palermoviva.it/chiesa-santa-maria-della-catena/ (consultato il 22 gennaio 2020).
³ Ciò spiega i blasoni delle due famiglie nei due quarti superiori degli stemmi ai lati dell'iscrizione: Trigona e Starrabba, mentre in quelli inferiori ci sono i blasoni di due antenate di Solomea, a sx quello della nonna, Ippolita Sortino b.ssa di Scibini, a dx quello della madre, Francesca Landolina b.ssa di Giardinelli.
4 F. M. Emanuele e Gaetani, Della Sicilia Nobile, Nella Stamperia de' Santi Apostoli per P. Bentivegna, Palermo 1757, Vol. 3, Continuazione della Parte II, p. 183.
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giovedì 12 dicembre 2019
Storia recente dell'Istituto Industriale
L'I.T.I.S. di piazza Senatore Marescalchi, Piazza Armerina, 2019
Nel precedente post Prima di Majorana eravamo rimasti all'ultima intitolazione, avvenuta nel 1982, dell'Istituto Tecnico Industriale di Piazza Armerina al fisico nucleare catanese Ettore Majorana. In questi giorni, dovendo pubblicare l'esistenza del VI orologio solare presente a Piazza Armerina, ho consultato il sito internet dell'Istituto e dalla "Storia della scuola" ho appreso che ci sono stati alcuni cambiamenti, sia nella denominazione che nell'indirizzo dell'istituto scolastico. Nel 1997 all'Istituto Tecnico Industriale è stato aggregato il P.A.C.L.E. ovvero l'Istituto Perito Aziendale e Corrispondenti in Lingua Estera, evoluzione dell'antico Istituto Tecnico Femminile oggi Istituto Tecnico per il Turismo. Sempre nel 1997 avviene l'aggregazione all'Istituto dei due Licei presenti a Piazza, il Liceo Classico, intitolato nella prima metà del '900, al gesuita piazzese Prospero Intorcetta e, successivamente, al generale Antonino Cascino e il Liceo Scientifico, nato nel 1969, autonomo dal 1975 e intitolato al preside Vito Romano nel 1981. Dall'anno scolastico 2016/2017, in seguito al piano di riorganizzazione della rete scolastica siciliana, è stato costituito il nuovo I.I.S. (Istituto d'Istruzione Secondaria) Tecnico Industriale ed Economico "Ettore Majorana - Antonino Cascino" a indirizzi Chimica, Elettronica, Informatica, Meccanica, Turistico, Liceo Classico e Liceo Scientifico. L'unica cosa che, lungo tutti questi anni, è rimasta immutata, è il suono della sirena. Però, mentre prima veniva azionata immancabilmente alle 8:00 esatte, per invitare gli alunni a fare il loro ingresso a scuola, da alcuni anni il suono è stato anticipato alle 7:55. La sirena doveva servire a ricordare e ad abituare gli alunni che la scuola, essendo a indirizzo "industriale", fosse già un'industria, con orari e ritmi particolari ben precisi.
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martedì 19 novembre 2019
La grande lapide a San Martino
Lapide sul pavimento all'ingresso della chiesa di San Martino di Tours, Piazza Armerina
Chiesa di San Martino di Tours, XII sec., Piazza Armerina
¹ Nel Cinquecento i quartieri erano quelli di San Martino, della SS. Trinità, della Castellina, di San Giovanni Battista, di Santa Maria dell’Itria.
² Di Antonino Spalletta risultano anche due legati di maritaggio annuali per le orfane piazzesi (Alceste Roccella, Storia di Piazza, Uomini Illustri, ms. inedito, XIX sec.).
³ Alceste Roccella, Storia di Piazza, Famiglie Nobili, ms. inedito, XIX sec.
4 Sarebbero 14.000 € di oggi.
5 A. Roccella, Storia di Piazza, Famiglie, op. cit..
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sabato 9 novembre 2019
Gli stemmi aragonesi a Piazza
FOTO 1: Castello Aragonese visto dall'alto, Piazza Armerina
FOTO 2: Stemma di Federico d'Aragona III di Sicilia (o di Trinacria dal 1302), 1296
FOTO 3: Stemma Corona d'Aragona o Barre d'Aragona, 1150
FOTO 4: Stemma di Federico II di Svevia, 1220
In occasione delle giornate del FAI (Fondo Ambiente Italiano) del 12 e 13 ottobre 2019, sono stato invitato presso il Castello Aragonese di Piazza Armerina (Foto 1) dal FAI e dal proprietario Sig. Giancarlo Scicolone, per parlare degli stemmi Aragonesi a Piazza, in particolare di quello che doveva esserci al Castello Aragonese, quando fu costruito alla fine del Quattrocento. Dopo il prof. Salvatore Lo Re, che ha parlato dei castelli precedenti, e la laureanda Giulia Milazzo, che ha parlato del castello dal punto di vista architettonico, ho iniziato a parlare degli stemmi della Casa Reale, originaria dell’Aragona, che dovevano esserci in questo maniero. Dico dovevano, perché in loco non ne sono stati trovati, ma possiamo ipotizzare quali dovevano essere nel periodo tra il Trecento e il Quattrocento. Intanto, diciamo che lo STEMMA è uno scudo che racchiude degli elementi grafici che consentiva (e consente) di richiamare alla mente subito e con chiarezza una famiglia, un capo o un re, durante le battaglie, quando gli eserciti non indossavano le stesse divise. Poi furono usati negli eserciti in guerra e, tra una guerra e l’altra, durante i combattimenti simulati nei tornei. Il sistema di identificazione fu così efficiente che venne adottato in tutta Europa, tanto che nacquero dei funzionari addetti, chiamati “araldi”, in grado di riconoscere i numerodi simboli, dando così vita all’Araldica. Pertanto, sicuramente in un castello come questo o sulle porte d’ingresso della città, doveva esistere uno stemma in metallo, o in legno, in pietra, in marmo, oppure uno stendardo in stoffa, che avrebbe dovuto far capire anche da lontano, chi fosse il sovrano che regnava. Nel periodo poco prima della costruzione e a costruzione avvenuta, quindi poco prima del 1400, lo stemma del regnante consorte di allora (regnava assieme alla moglie, Maria d’Aragona dal 1392) Martino d’Aragona, I di Sicilia dal 1401, detto il Giovane, era quello voluto un secolo prima, nel 1296, da un suo antenato, Federico d’Aragona III re di Sicilia (o di Trinacria dal 1302), quando questi fu incoronato a Catania nel Castello Ursino. Quindi lo stemma esposto nel castello doveva essere quello nella Foto 2, "Inquartato in croce di Sant'Andrea, al 1° e 4° quarto le Barre d'Aragona, al 2° e 3° quarto d'argento all'aquila col volo abbassato di nero di Svevia-Sicilia". Le “Barre d’Aragona” altrimenti chiamate “Le 4 barre” o “I 4 pali” servivano a ricordare la Corona d’Aragona (Foto 3), formata dal Regno d’Aragona e dalla Contea di Barcellona, unitisi nel 1150, in seguito al matrimonio tra la regina d’Aragona e il conte di Barcellona; le “Aquile di Svevia-Sicilia” servivano a ricordare che lui, Federico III di Sicilia, era pronipote per via materna dell’imperatore Federico II, il quale aveva come stemma, appunto, “un’aquila a volo abbassato di nero posta in campo d’oro” (Foto 4), mentre in quello di Svevia-Sicilia era in “campo d’argento”. Le “Barre d’Aragona”, ovvero i “4 pali di rosso in campo d’oro”, ricorderebbero il viaggio, fatto da uno dei primi re d’Aragona, Sancho Ramírez (1064-1094), a Roma nel 1068, per consolidare il giovane regno d'Aragona offrendosi in vassallaggio al Papa, Alessandro II (1061-1073), documentato insieme all'ammontare del tributo annuo di 600 marchi d'oro. Da ciò si è dedotto che da questo viaggio tornarono, come emblema del vincolo vassallatico, le “barre rosse e oro”, ispirate alle fascette rosse dei sigilli vaticani su fondo dorato, colori propri della Santa Sede e visibili tuttora nell'ombrello Vaticano. Ma a Piazza esistono altri tre stemmi di regnanti con insegne aragonesi. Questi tre stemmi si trovano tutti nel Collegio dei Gesuiti, due murati nel portico e uno, molto grande e di metallo, all’interno della sala della Mostra del Libro Antico. I due murati sono tra i più belli e prestigiosi che abbiamo nella nostra città, e si trovano nel portico grazie al recupero, voluto dal dott. Francesco Galati, durante dei lavori nel collegio negli anni 80/90. Uno è del 1504 ed è di Ferdinando II d’Aragona re di Sicilia dal 1468, ma sullo stemma troviamo il simbolo del Regno di León, un “leone rampante”, di cui era diventato il re da quando aveva sposato la cugina Isabella di Castiglia e León nel 1469. L’altro è, come si può leggere alla base dello stemma, del 1512, e si riferisce sempre al re che rese possibile la scoperta dell’America nel 1492, ovvero Ferdinando II re d’Aragona, ma che, qualche anno dopo, nel 1512 appunto, avrebbe istituito nella nostra città il Tribunale dell’Inquisizione retto prima dai Domenicani e poi dai Gesuiti. Guardando la foto, a colori è meglio, si distinguono i Regni del sovrano in quel periodo. Il terzo stemma con all’interno i colori Aragonesi è quello di Ferdinando I delle Due Sicilie, presente nella sala della Mostra del Libro Antico. È di tre secoli dopo rispetto ai primi due, quando a re Ferdinando I di Borbone re di Sicilia e re di Napoli fu concesso, nel 1816, di riunire i due Regni in quello delle Due Sicilie. Questo stemma si trova nel Collegio dei Gesuiti, perché dal 1780 nel Collegio era stata istituita da re Ferdinando la Real Accademia degli Studi, erede della precedente Università degli Studi, voluta dal gesuita don Antonino Chiarandà, e nello stemma, appunto, c’è la scritta REALE ACCADEMIA DEGLI STUDII DI PIAZZA. Non mi rimane che consigliarvi di visitare, ora che sapete queste prestigiose presenze, il portico del Collegio dei Gesuiti qui accanto e la Mostra del Libro Antico, dove troverete altri nostri gioielli, non ultima l’epigrafe papale affissa, nel 1600, sulla porta della biblioteca del Convento dei Francescani Osservanti di San Pietro.
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